La legge elettorale sarà il vero spartiacque della politica nazionale. Dichiarazioni alla mano sembra che il quesito referendario fosse più politico che tecnico, nonostante le numerose smentite e perifrasi. Con Renzi a casa o comunque esautorato il futuro è tutto da scrivere. Gli italiani sono tornati in massa alle urne per cambiare, il come spetta alla politica tutta. Facciamo ordine. Beppe Grillo arriva addirittura a rilanciare l’ odiato Italicum, proponendone l’estensione al senato. Inversione di marcia clamorosa, per chi fino a ieri considerava la riforma elettorale di Renzi peggiore della legge fascista d’ Acerbo. I 5 Stelle sarebbero per una legge proporzionale ma tornare alle urne con una legge che permetta di governare da soli fa superare le pregresse criticità. Anche la Lega è per i collegi uninominali, una specie di Mattarellum. Paradossale che fu il Porcellum di Calderoli a sostituire il Mattarellum. Berlusconi invece sarebbe per un sistema proporzionale, con un piccolo premio di maggioranza ed uno sbarramento. Salvini però bolla il tutto come “sistema inciucio” visto che con quest’approccio sono favorite intese più o meno larghe. Poi c’è il Pd. Italicum detestato dai Dem che preferirebbero un Mattarellum 2.0, quindi ritorno ai collegi e premio di maggioranza. Pd che aspetta il congresso. Rischio scissione? Dem da una parte e partito della Nazione dall’altra? La Corte Costituzionale potrebbe risolvere la questione, appena si pronuncerà riguardante l’Italicum. Sentenza dopo il referendum si disse, ma per tempi tecnici non prima di febbraio. Un vespaio creato da una classe politica che a partire dal 1994 ha cercato a più riprese di riformare il paese ma non c’è riuscita, da destra a sinistra. La Costituzione diventa “la più bella del mondo” a seconda del momento e strettamente dipendente a chi la vuol cambiare. Un paese fondato sul tifo politico, che non risparmia nessuno. Si è perso il senso stesso del fare politica per il paese. Forse il “No” ha vinto in questo senso, non è stato un voto di protesta o pancia (non è corretto bollare i risultati che non piacciono come frutto d’ignoranza od incompetenza) ma un affermare “ci siamo anche noi” inteso come popolo italiano. Gli italiani si sono sentiti negli ultimi 3/4 anni messi in un angolo, bistrattati, giudicati. Un disoccupato, un cassaintegrato od un giovane è ovvio che abbiano gridato il loro esserci. Con questo voto l’italiano ha consegnato un mandato preciso: mettersi a lavorare per il bene del paese. Rimane un dubbio. La classe politica (tutta) avrà capito?

Marco P.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale

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