Bolzano. Tim, cento lavoratori in mobilità entro il 2018, sciopero il 13 dicembre

I sindacati confederali protestano per la disdetta unilaterale del contratto integrativo

In Alto Adige, come nel resto d’Italia, continua la protesta dei lavoratori di Tim contro la disdetta unilaterale del contratto integrativo e il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto ormai da due anni. I sindacati: “I tagli pesano solo sui dipendenti e non intaccano le pesanti buste paga dei manager”.

All’interno delle iniziative in programma per la vertenza Tim, si è svolta oggi, lunedì 5 dicembre, a Bolzano un’assemblea pubblica di tutti lavoratori del gruppo, indetta unitariamente dalle federazioni provinciali di Slc Cgil/Agb, Fistel SgbCisl e Uilcom Uil-Sgk. Al termine della assemblea i sindacati, hanno annunciato di partecipare alla manifestazione di Mestre, in occasione dello sciopero dell’intera giornata di lavoro il 13 dicembre.

Non è più possibile tollerare una situazione che vede i lavoratori pagare sempre di tasca loro – hanno spiegato i sindacalisti delle tre sigle -. Dopo un contratto scaduto da due anni adesso il management aziendale ha deciso di disdire anche l’integrativo di secondo livello. Il tutto mentre non si toglie nemmeno un euro dai pesanti compensi dei manager, tra i più pagati d’Europa, e i bilanci della società sono in crescita”.

Cgil, Cisl e Uil puntano il dito contro l’assenza di un piano industriale e le esternalizzazioni dei servizi e definiscono “pessima” l’organizzazione del lavoro che influisce “negativamente” sulla qualità del servizio ai clienti. I sindacati reclamano a gran voce “un piano industriale che preveda uno sviluppo per l’azienda e un futuro per i lavoratori, una vera internalizzazione del lavoro, accompagnata da una formazione reale”. Dopo sei anni di contratti di solidarietà e una messa in mobilità, che per la sola Provincia di Bolzano prevede una perdita, entro il 2018, di circa 100 lavoratori, e un forte recupero della produttività interna, senza che ci sia stato un riconoscimento economico per i lavoratori, ma solo per i dirigenti – sottolineano i sindacati – non si può accettare la continua riduzione dei costi, anche a discapito della sicurezza nei posti di lavoro. Si pretende poi la massima flessibilità dell’orario di lavoro, riduzione delle giornate di ferie, la sospensione degli scatti di anzianità e così via. E’ in gioco la dignità dei lavoratori; non si possono cancellare importanti diritti, oltretutto già mediati e conquistati negli anni”. Per i sindacati serve un’inversione di tendenza, quindi “un’azienda che garantisca qualità nel servizio, che investa in innovazione, ricerca e sviluppo, che garantisca un lavoro e un salario in modo da permettere una vita dignitosa a tutti”.

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