Bolzano. Colpo di scena in Consiglio provinciale, oggi secondo stop alla riduzione alle indennità

Già ieri era slittata l’approvazione, oggi rinvio in Commissione legislativa.

Taglio delle indennità, colpo di scena ieri nella trattazione del disegno di legge provinciale “Riforma delle indennità per gli organi del Consiglio e della Giunta provinciale”, secondo no oggi in Consiglio provinciale.

Ieri pomeriggio si è avviata la discussione sul disegno di legge che prevede il taglio delle indennità di giunta provinciale e ufficio di presidenza del consiglio provinciale. Nel disegno di legge era stato inserita un’indennità di carica per i capigruppo, quindi anche per le opposizione e per i presidenti di commissione, così da addolcire per tutti la pillola e arrivare al placet. Ma le minoranze si sono smarcate. Tutte contro il provvedimento “che inserisce i compensi per i capigruppo e presidenti di commissione per far passare l’indennità del Landeshauptmann. Se la giunta vuole definire le sue indennità, si assuma le sue responsabilità senza coinvolgere altri”, chiarisce Brigitte Foppa senza mezzi termini.

Ricordiamo che il disegno di legge prevede per il presidente provinciale una base di 10.500 Euro lordi come i consiglieri, più 4600 Euro esentasse, in tutto 15.150(a fronte degli attuali 19 mila lordi). Tenendo ferma la base di 10.500, ai vicepresidenti andrebbero altri 4.100 euro, agli assessori 3.600 , al presidente delo Consiglio provinciale 3.300 euro, al vicepresidente 2.400. ai segretari questori 1.200, tutti esentasse. Il taglio verrebbe ad essere alleggerito grazie alla quota forfetaria non tassata.

Sia i Verdi che il Movimento 5 Stelle hanno presentato una serie di emendamenti per allineare le indennità a quelle della provincia di Trento che ha recepito il tetto di 13.800 Euro mensili (come prevede il decreto Monti). Inoltre le opposizioni hanno concordato di cassare il compenso di 1.100 Euro esentasse per i capigruppo.

Irritata la SVP al termine della seduta ha annunciato l’intenzione di bocciare la legge, per riaprire la discussione in Commissione. “Con il risultato, osservavano Riccardo Dello Sbarba (Verdi) e Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) “di ripartire da zero e un anno di intermezzo”. A meno che oggi fosse proseguito l’esame della legge con la soppressione delle parti inaccettabili e la loro sostituzione con gli emendamenti adeguati.

Si è così arrivati ad oggi e le cose sono andate diversamente. La decisione è venuta dalla SVP che ha deciso di non votare e di rinviare tutto alla Commissione.

Sdegnatissime le opposizioni. “Non ce l’hanno fatta – commenta il Movimento 5 Stelle – era più forte di loro. Quando si tratta di soldi nella maggioranza diventano tutti molto sensibili. Ma l’idea era di quelle poco brillanti: aggirare i limiti fissati dal decreto Monti per inscenare tagli che in sostanza non esistono, proprio alla vigilia di un appuntamento elettorale di grande importanza come il referendum costituzionale, non sarebbe stato esattamente geniale. E così ecco il classico “salvarsi in corner”: per evitare figure meschine, l’Svp ha messo la testa nella sabbia e deciso di rinviare in commissione la finta legge taglia stipendi”.

Rivendicando la sua coerenza, L’Alto Adige nel cuore per bocca di Urzi afferma che”non aveva mai chiesto né voluto, i bonus premio per presidenti di commissione e capigruppo. Una pioggia di denari per tutti con i quali si voleva comprare il voto favorevole del Consiglio (e anche delle opposizioni) sulla rimodulazione delle indennità della giunta.”

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