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La sostanza del male: Luca figlio di Shanghai3 min read

28 Settembre 2016 2 min read

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La sostanza del male: Luca figlio di Shanghai3 min read

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Assistere alla presentazione della “Sostanza del male” presso la Biblioteca Civica di Bolzano non poteva essere, per me, emozionante, visto che l’autore, Luca d’Andrea lo conosco da tempo immemore: dai banchi di scuola. Luca è rimasto la medesima persona con cui di discuteva durante le ricreazioni, con cui si giocava nei cortili tra via Resia e via Barletta, non sempre va così. Di solito il talento logora chi lo possiede, per il momento non è il suo caso. Passiamo al libro, senza svelarne la trama, è una narrazione che Luca definisce “noir”. Io la prendo per buona, trovo inutili i dibattiti sulle collocazioni di genere, sono noiosi, a volte fanno perdere di vista il libro stesso. Gli eventi sono ambientati in Alto Adige/Sudtirol, caso più unico che raro. La trama è avvolgente, “lo si legge in un fiato” è la frase più comune che esce dalla bocca di chi lo ha letto. Luca è bolzanino, non proprio terra di scrittori, in aggiunta proviene da Shanghai, ovvero quel rione prettamente italiano che oggi definiamo “Don Bosco”. Luca arriva da via Resia, da sempre certosino nella scrittura, fin dai tempi della scuola primaria. Luca è un prodotto della subcultura italiana bolzanina, quella fuori dai salotti, quella della semplicità dei figli e dei nipoti degli operai della non distante Zona Industriale. Una faccia di Bolzano troppo spesso dimenticata, a volte volutamente, che però ci dona questo campione letterario, alla faccia della “Bolzano bene, un po’ radical chic ed imbalsamata”. Ma torniamo a Luca. Io ho ancora presente la sua maestra, quelle persone tutte d’un pezzo, austere perché lo richiede il ruolo, ma in realtà dal cuore d’oro. Quel genere d’insegnanti che ti rimangono dentro e che apprezzi forse più da adulto. La mia era simile, più versatile, forse più dolce, le devo la passione per la storia e credo anche la vocazione all’insegnamento. Luca ricorda con un simpatico aneddoto il suo approccio alla scrittura: in classe prima elementare sedeva vicino ad una compagnetta dal disegno facile, una piccola artista. Lui invece si limitava allo “stilizzato”. Vedendolo perplesso la maestra gli disse “Puoi dar l’immagine dell’albero usando le lettere”. Gli si aprì un mondo, quello della scrittura. Luca voleva far lo scrittore ancor prima di saper scrivere probabilmente. Da amichetto di scuola e di bagordi quasi mi spaventava la sua fantasia, che ho ritrovato nei suoi scritti. La sostanza del Male ha spopolato perché rappresenta il manifesto stesso di Luca. Luca è cosi, una volta conosciuto non smetteresti mai di parlarci, mai banale, ha però una qualità insuperabile: sa render semplice il complesso. Il semplice, l’afferrabile, rende libri e cultura appetibili. Il contorto, il complesso, il logorroico autoreferenziale, allontana la divulgazione, uccide il sapere. Ho apprezzato questo paradigma nella presentazione, ho apprezzato il veder spontaneamente presenti gli alunni di Luca. Già perché Luca arriva al successo da insegnante precario, sarà un precario bolzanino l’ambasciatore di un pezzettino della nostra cultura nel mondo. Ma oltre il libro mi ha colpito la domanda d’ una alunna di terza media “Prof, ci manchi, a quando torni in classe?”. Ho pensato semplicemente questo:” Oggi abbiamo guadagnato un notevole scrittore ma perso un ottimo docente”.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale