L’interessato è pessimista.
Quand’anche il processo dovesse dare ragione a Schwazer, il marciatore non pensa di tornare a gareggiare. Come è noto, dopo la squalifica alle Olimpiadi di Rio la Procura di Bolzano, in ottemperanza alla rogatoria internazionale, ha chiesto il sequestro delle urine incriminate per sottoporle ad accertamenti. Si tratta di verificare se a quel prelievo fossero state aggiunte sostanze estranee al fisico di Schwazer con la conseguenza della sua incriminazione per doping e quindi l’esclusione dalla Olimpiadi. Il Tribunale arbitrale dello Sport alla vigilia delle Olimpiadi aveva squalificato l’atleta sudtirolese per il periodo di 8 anni perché i risultati delle urine che provavano l’esistenza di sostanze dopanti. Il problema è ora di stabilire attraverso il processo se quelle urine fossero materiale autentico, e non manomesso in modo truffaldino. Schwazer si dimostra pessimista riguardo al suo futuro. In una intervista diffusa dall’Ansa dice non ritenere esserci speranze che tra otto anni lui torni a gareggiare. Ribadisce la sua innocenza e al massimo spera di ricevere le scuse da chi ha fatto il “complotto” contro di lui.
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