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Banche. Monti attacca Renzi “accusa i suoi predecessori ma nel 2011-2013 il sistema non chiedeva aiuti”

2 Agosto 2016

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Banche. Monti attacca Renzi “accusa i suoi predecessori ma nel 2011-2013 il sistema non chiedeva aiuti”

“A parte Mps, per il quale intervenimmo, il sistema bancario italiano nel 2011-13 non presentava particolari problemi e non domandava aiuti”. Lo precisa l’ex presidente del Consiglio Mario Monti in una lettera al Corriere della sera in cui respinge le critiche del premier Matteo Renzi ai suoi predecessori per quanto attiene le possibili misure a sostegno del sistema bancario. “Renzi – afferma Monti – accusa i suoi predecessori di non avere aiutato il sistema bancario quando si poteva farlo addossando tutto il costo del salvataggio allo Stato (bail-out), regime sostituito nell’autunno 2013 dal bail-in, con l’accordo di tutti i governi (non più il mio, per l’Italia) ed entrato completamente in vigore solo all’inizio del 2016, senza che in Italia si sia fatto molto per preparare il sistema e i risparmiatori a questa novità”.

“Capisco che Renzi guardi al bail-out con nostalgia, perché il costo degli infortuni o delle malefatte delle banche veniva messo a carico dello Stato, che non vota, mentre i cittadini, che votano, venivano salvaguardati”, osserva Monti che è stato presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 fino al 28 aprile 2013. E spiega perché il suo governo “non fece quanto egli ci rimprovera di non avere fatto”.

A parte il fatto che il sistema bancario in quegli anni non chiedeva aiuti , il senatore a vita osserva che “se l’avessimo sostenuto con fondi dello Stato, avremmo aggravato la già precaria situazione dello Stato medesimo, con il probabile default. In tal modo, per risolvere un problema non esistente, ne avremmo creato uno gigantesco”.

“Essendo gli attivi delle banche largamente investiti in titoli di Stato, con la geniale idea oggi sbandierata da Renzi avremmo travolto sia lo Stato sia le banche. In altre parole: invece di evitare all’Italia il disastro greco dello Stato, avremmo cumulato tale disastro con quello spagnolo delle banche (quelle sì, bisognose di aiuti)”, afferma l’ex premier.

“Se invece avessimo chiesto all’Europa aiuti per le banche italiane, ce li avrebbero negati, perché Fmi e Ue consideravano piuttosto solido il nostro sistema bancario. Se per assurdo li avessimo chiesti e ce li avessero accordati, il governo italiano avrebbe messo l’Italia in condizioni di subalternità in Europa, allora e per anni: né io, né Letta, né Renzi saremmo stati in condizione di esercitare la minima influenza per migliorare le politiche europee”, osserva ancora Monti.

“Invece, almeno per quanto mi riguarda, un’Italia che aveva ristabilito da sé la propria credibilità e il credito dello Stato nei mercati ha potuto esercitare una forte pressione nella primavera del 2012” perché si arrivasse “a far partire l’Unione bancaria e a far dichiarare accettabili da tutti i capi di governo interventi di stabilizzazione del mercato dei titoli di Stato (scudo antispread) per i Paesi in linea con le raccomandazioni concordate in sede europea. Questa fu, come è noto, la premessa politica che aprì la strada alle dichiarazioni di Mario Draghi del luglio 2012 e alla decisione della Bce del settembre 2012 di creare lo strumento Omt, traduzione operativa dei principi adottati dal vertice di giugno”, conclude.

Fonte: http://www.tribunapoliticaweb.it/news-in-evidenza/2016/08/02/32678_banche-monti-attacca-renzi/?refresh_ce=