Scrivi Schwazer e pensi a Pantani

22 Giugno 2016

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Scrivi Schwazer e pensi a Pantani

Italia, paese di santi (pochi, stanno sul palmo di una mano) poeti (ultimamente da strapazzo e che se la tirano), intellettuali (con cervello imbalsamato) e tiratori di pietre (tanti, tantissimi). Già un paese di persone senza peccato, illibate. Oggi sono tutti sportivi professionisti, dei Torquemada sportivi più che altro, con il dito pronto ad indicare il patibolo. Un dito ossuto, scarno, da inquisizione a prescindere. Non so se Schwazer conosca il latino, ma la il motto gladiatorio “morituri te salutant” nei suoi occhi lo si scorge. Occhi bassi durante le risposte, l’innocenza spiegata a più riprese, la sensazione della buona fede c’è, almeno a getto traspare questo. “Che senso ha?”, “sono stato sottoposto a 35 test”, “è una sostanza che non mi aiuta nelle prestazioni”, “ho sbagliato, mi sono impegnato, sento molta cattiveria” Poi ancora: “sono pulito e non ho sbagliato nulla. Lotterò per la verità”. L’avvocato: “Inconcepibile, faremo una denuncia penale contro ignoti. Alex è pulitissimo. Vogliamo giustizia al più presto”. E Donati denuncia: “Qualcuno gli ha consigliato di non vincere”. E a maggio il rientro dalla squalifica, a Roma, con una vittoria che ha scavato un abisso fra lui e il Mondo. “Quel che ci preoccupa adesso è che le controanalisi sono state fissate per il 5 luglio – ha dichiarato il coach Donati – bisogna scovare la verità e bisogna fare in fretta: i Giochi sono imminenti”. L’avvocato aggiunge: “verrà presentata denuncia contro ignoti” e Schwazer, che dice di essere stato tentato dal ritiro, ammette poi di inseguire ancora il sogno olimpico. “Ieri quando l’ho saputo ho detto `basta´. Oggi sto peggio e nei prossimi giorni certamente ancora di più. Ma ho fatto molti sacrifici, ho coinvolto molta gente e devo cercare di portare a termine questo obiettivo. Si cercherà di andare a queste Olimpiadi, me la devo e la devo a tutte le persone che mi sono state vicine”. Ma nel corso della conferenza stampa emergono anche molte altre gravi accuse da parte di Donati: “Ad Alex sono stati dati consigli a non vincere sia a Roma che a La Coruna. Da chi? Da persone che hanno un ruolo importante, questo verrà specificato nelle sedi competenti”. L’atleta altoatesino ci crede ancora a Rio. Lo dice a più riprese. Questa volta non piange, pare un leone ferito ma ancora in grado di combattere. Ricorda il Pirata, ricorda Pantani, ricorda quella malinconia del romagnolo nello spiegare la propria estraneità. Chiariamo, Pantani risultò pulito, Schwazer ha sbagliato. Viene tuttavia da pensare: in buona fede. La presunzione d’innocenza la meritano tutti, posate per un attimo la pietra e ragionate. Schwazer ha ammesso le proprie colpe ed è ripartito, a spese sue, tra lo scetticismo generale. Ha pure vinto due gare, con umiltà si sta preparando per l’Olimpiade. La sostanza dell’affaire di queste ore non procura benefici fisici, è totalmente inutile ai fini prestazionali, per quale motivo assumerla? Esistono forme altre forme di doping meno rischiose e più impattanti. L’ Italia con alcuni diventa un paese di colpevolisti a priori, quando non è il doping è altro. Chi non ricorda Alberto Tomba e le sue polemiche legittime con la federazione internazionale di sci? Ma il “pazzo” era sempre lui. Poi venne Pantani. Poi il sistema calcio. Ci vantiamo d’avere un sistema antidoping all’avanguardia, probabilmente il migliore al mondo, peccato che tutti gli facciano di testa loro. In Spagna ad esempio furono disintegrate sacche di sangue sospette nel famoso “caso Fuentes”. Il medico spagnolo lavorava per le federazioni iberiche, calcio, atletica, basket, pallavolo.  Gli iberici vinsero un po’ dappertutto (i campioni esistevano s’intenda) ma i controlli erano blandi per non dire blandissimi.

Non successe nulla. Tutto distrutto e caso riaperto da qualche giorno, ma sarà una “bolla di sapone”, lì il doping non è reato, cosi come in tanti altri paesi affiliati al Ciò. Questo non giustifica il doping ma deve far svegliare i nostri dirigenti: esportate il nostro sistema, dal ciclismo al calcio, fatevi valere nelle sedi giuste, sbattete i pugni sui tavoli internazionali e tutelate il nostro sport: siete lì per quello, non bisogna confondere il fair play con l’esser fessi. Invece come al solito noi agiamo al contrario. Crocifiggiamo lo sportivo di turno (con Armstrong si rasentò il ridicolo…tutti sapevano eppure…) e ci fermiamo li. Con Pantani fui trascinato nel vortice mediatico, ebbi dubbi, questa volta esigo ragionare con la mia testa: Schwazer è pulito fino al 5 luglio (giorno delle controanalisi, magari farle prima…). A questo ragazzo pentito a me piace credere, mi auguro non sia caduto nell’incubo, per lui e per ciò che lo sport rappresenta in Italia. Avete ancora in mano la vostra pietra? Bene, tenetela li ancora qualche giorno, vicino a quella che avevate raccolto per Pantani…

 

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale