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Quer pasticciaccio brutto de le elezioni de Bolzano

28 Aprile 2016

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Quer pasticciaccio brutto de le elezioni de Bolzano

Non me ne voglia Gadda, ma la squadra dei candidati sindaci bolzanini mi ha fatto venire in mente un gran pasticcio, amministrare questo comune non sarà semplice per nessuno. Al dibattito odierno organizzato dalla Max Maglione presso lo Sheraton ho messo sul piatto qualche spunto, un paio di sorprese e più o meno i soliti temi. Manca poco più di una settimana al voto, ma tra i candidati regna una certa calma olimpica. Tralasciando le domande specifiche analizzerò i vari interventi. Partiamo dagli assenti: mancava Tagnin. Salta all’occhio Puglisi Ghizzi, il candidato di Casapound (pizzicato sul Museo del Monumento alla Vittoria), risponde con garbo e sdogana la propria posizione tuffandosi negli aspetti sociali (degni di una qualsiasi formazione politica), l’isolazionismo non pare più essere un dogma. Isolato invece non pare nemmeno Caramaschi, solite risposte precise, riferimenti giuridici e tanti ammiccamenti tra un intervento e l’altro con Baur della Svp, prove d’alleanza? Baur sembra il classico politico simil-Metternich, uno sguardo gentile, una certa propensione alla trattativa in nome della governabilità e tanti sorrisi (agli italiani soprattutto). Alla Svp i conti li sanno fare e pure bene. Ci pensa la Pifano dei Cinque Stelle a portare una ventata cittadina nel dibattito. Una di noi, una di voi, una per un governo comunale fatto di persone comuni. Oggi lo ribadisce più volte, senza polemica, ma molto chiara nell’esporre: con noi nessuna grande opera inutile, tante piccole opere utili. Con noi decide il popolo. L’ Artioli invece punta sulla propria avversione a destra e sinistra, ai partiti in generale, lei che dall’interno ne ha conosciuti (lo dice chiaramente, senza tante perifrasi) alcuni sottolinea quanto sia per una politica del buon senso. Esempio di pragmatismo? (Che udite…ha visto Caramaschi d’accordo) L’ossimoro dei profughi “volontari obbligati” a lavorare, in realtà alla proposta in parecchi sono sembrati (nel linguaggio del corpo) concordi. Siamo a Murano. Il candidato dei pensionati oggi dribbla le metafore pallonare e si accoda sui temi principali. La macchina comunale però dimostra di conoscerla, lo si evince in un paio d’interventi, sicuramente una freccia in più nell’arco. Molto pragmatica anche Anna Pittarelli, preparatissima trasversalmente su più temi, mostra una sicurezza dialettica invidiabile. Proposte ed idee concrete non mancano, i dettagli nemmeno. Attualmente sembra appunto “sull’ Onda”. La scuola Svp non mente, anche l’Artioli del resto iniziò con la Stella Alpina. Siamo al candidato dei Verdi, assente, sostituito da Marialaura Lorenzini a cui è toccata la mia domanda, ovvero: “A sinistra vi è uno scollamento tra base e rappresentanti dei partiti, che intendono fare Verdi e Sinistra per recuperare il gap?”. La candidata in realtà non mi risponde del tutto, non la biasimo visto il poco tempo a disposizione, la domanda però le piace e ci costruisce sopra un ragionamento sul possibile intervento di governo cittadino, molta utopia ma da apprezzare, nessuna risposta intellettual-filosofico-politichese. Dopo questa ventata di verde è il momento di Giorgio Holzmann, che dire, tra i tredici quello che più mi ricorda il politico che sa dove portare l’interlocutore. Il mestiere lo conosce, bilancia parola per parola, educatissimo, molti sorrisi e nessuna stravaganza nemmeno nei propositi più legati al suo humus d’ipotetico governo. Spiazza tutti quando a conclusione, ogni candidato aveva a disposizione una parola per concludere, se ne esce con “amore”. Passata l’uscita da hippie di Holzmann siamo a Kollmann, che nonostante l’assonanza di cognome sta proprio da un’altra parte, “occhio”, più teutonica. Il candidato made in Klotz parla in italiano ed illustra in pratica i soliti punti: Bozen ist nicht Italien, più tedesco per tutti. Soffre a veder l’Austria chiudere il confine, infatti gli scappa un “governassimo noi” (eufemismo) niente muri al Brennero! Qualcuno sospira incredulo…ma la fregatura è dietro l’angolo, il muro infatti tornerebbe a Salorno oppure al Garda, in perfetto stile Imperial Regio. Tuffo temporale. Dai tempi di Franz Josef a quelli moderni, anzi modernissimi visto che è il turno di Vanja Zapetti. Dal tedesco all’inglese, “Love me Town”, questo il nome dell’entità (così l’ha definita lo stesso Vanja) a cui il candidato fa riferimento. Solita “pulizia” nelle risposte, non politichesi, sottolinea che non siamo “in situazione d’emergenza” con i profughi ma che l’attuale dramma sia uno scenario che ci terremo per parecchio tempo causa complesse problematiche geopolitiche. Analisi lucida. Chiudiamo con Angelo Gennaccaro. Il ragazzo tiene botta e risponde senza patemi a tutte le domande, anche alla più fastidiosa, ovvero “perché presentarsi da solo con l’ennesima lista civica?”. Angelo dice d’averci provato fino all’ultimo, in effetti è vero. Nessuno però pare abbia colto le proposte, a destra quanto a sinistra passando per il centro e quindi meglio esser eremiti. Conclusioni. Che dire dopo questo confronto? Emerge qualcuno o qualcosa di particolare? Sinceramente non mi sento d’affermarlo, ma lancio una proposta alla luce di ben tredici candidature, e se governassero tutti insieme? Un governo a tredici, dodici assessori e sindaco il più votato, super große Koalition. La mia è una boutade ovviamente ma vista la trasversalità di certi temi ed i tempi odierni magari a qualcuno verrà in mente!

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Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale