LAVORO. Non tutte le commesse si ribellano

LAVORO. Non tutte le commesse si ribellano

di Pinuccia Di Gesaro
Il panorama è variegato e molte commesse accettano per non restare disoccupate
Le commesse non dispongono più della domenica per il riposo settimanale, come era ovvio in passato. I nuovi contratti della grande distribuzione prevedono infatti il servizio per 52 domeniche, quindi le quattro domeniche al mese (o cinque) sono, per contratto, giornate di lavoro. La giornata di riposo cadrà durante la settimana su un altro giorno, secondo quanto sarà previsto dall’accordo stipulato al momento dell’assunzione.
Le conseguenze di carattere sociale ovviamente sono molto importanti perché la situazione di fatto che viene ad instaurarsi impone un’organizzazione della vita familiare, o dei rapporti di coppia, condizionata dalla assenza della donna, solitamente, dall’ambito familiare.
Se nella famiglia ci sono figli, questi, la mamma “commessa” potrà vederli solo la sera, quando l’interesse per la comunicazione ormai è esaurito. E se non ci sono figli, anche la vita di coppia evidentemente ne soffrirà.
In taluni negozi della grande catena distributiva è previsto l’impiego nel fine settimana di alcuni rinforzi, benché sia sempre necessaria anche la presenza di dipendenti fissi. L’organizzazione prevede, di norma, i dipendenti fissi a coordinare il lavoro e i “rinforzi domenicali” (principalmente giovani, spesso sono studenti universitari) in corsia o alle casse.
Le forme contrattuali adottate sono le più disparate, ma sono caratterizzate da retribuzioni piuttosto basse (mille euro netti per i neo assunti) e un sostanziale squilibrio sul tavolo delle trattative: comunque vada sono sempre le aziende ad essere avvantaggiate perché c’è sempre qualcuno disposto ad accettare le condizioni poste dal datore di lavoro.
Pinuccia Di Gesaro

Giornalista, scrittrice, editore.

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