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Accordo sul Clima: Il paziente sarà resiliente?

5 Gennaio 2016

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Accordo sul Clima: Il paziente sarà resiliente?

“Siamo ossessionati da noi stessi. Studiamo la nostra storia, la nostra psicologia, la nostra filosofia, la nostra letteratura, i nostri dèi. Molto del nostro sapere è un rigirare dell’uomo intorno a se stesso come fossimo noi la cosa più importante dell’Universo.”.
Carlo Rovelli, fisico teorico tra i fondatori della gravità quantistica a loop, così esprime un aspetto del pensiero antropocentrico che profondamente guida, più o meno consciamente, un certo modo di rapportarci a tutte le cose fino a tentare di ridurre la realtà scientifica a temi opinabili e le opinioni in realtà.
E’ anche questo il caso dei cambiamenti climatici in atto, tra negazionismo, incredulità e scetticismo, ma anche indifferenza, superficialità o mancanza di interesse e conoscenza.
Per non dire dell’informazione dei media tradizionali dove l’evento è cronaca e non parte di una profonda questione ambientale.

L’IMPORTANZA DELLA SCIENZA

Ripartiamo da un breve flash sulle valutazioni scientifiche contenute nel quinto rapporto di valutazione sul pianeta (Fifth Assessment Report, AR5) del Intergovernmental Panel on Climate Change – (IPCC). Istituito dal programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente UNEP) e dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) nel 1988, l’IPCC è il principale organismo internazionale per la valutazione scientifica dei cambiamenti climatici e del loro potenziale impatto ambientale e socioeconomico.

Ciclo semplificato globale del Carbonio: sono indicati gli stoccaggi e i flussi di scambio, in NERO le stime poco prima dell’avvio dell’epoca industriale (1750), in ROSSO i valori di origine antropica dal 1750 ai giorni nostri.
Unità:  PgC (Petagrammi di Carbonio) = GtC (Gigatonnellate di Carbonio) = 10^15 grammi di Carbonio – i flussi sono espressi in maniera analoga, ma annualmente (YR ^ – 1).

CICLO BIOGEOCHIMICO DEL CARBONIO NEL PERIODO INDUSTRIALE
Le concentrazioni atmosferiche dei gas serra anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O), sono tutte aumentate dal 1750 per effetto delle attività umane.
La CO2 è tuttavia molto più abbondante in atmosfera rispetto ad altri gas a maggior potenziale serra ed è per questo considerato uno dei maggiori responsabili dell’effetto serra.
Le concentrazioni di CO2 atmosferica sono espresse in parti per milione in volume (ppm). Per convertire da ppm a Gt di Carbonio, le tavole di conversione del Carbon Dioxide Information Analysis Center (CDIAC) indicano che 1 ppm di CO2 atmosferica equivale a 2.13 Gt di Carbonio, e quindi a 7.81 Gt di CO2.
Le principali evidenze:

  • Prima del periodo industriale la concentrazione di CO2 atmosferica ha oscillato, per almeno gli ultimi 2 Milioni di anni, tra 180 ppm e 290 ppm.  Nel 2015 ha praticamente raggiunto stabilmente le 400 ppm (430 ppm di CO2 equivalente se si includono anche gli altri gas serra).
  • Carbonio Antropico: nell’era industriale, a causa dell’uso dei combustibili fossili e della produzione cementifera, sono state emesse in atmosfera 375 GtC. Con la deforestazione e altri cambiamenti di uso del suolo si stima il rilascio di circa altre 180 GtC, per un totale di circa 555 GtC di origine antropica.
  • Di queste emissioni antropiche, 240 GtC si sono accumulate nell’atmosfera, 155 GtC sono state assorbite dagli oceani e circa 160 GtC sono state assorbite negli ecosistemi naturali terrestri (nella figura sopra l’indicazione media di – 30 GtC è il risultato del bilancio netto di tutti gli ecosistemi terrestri).

ATMOSFERA
La temperatura atmosferica superficiale mostra che ciascuno degli ultimi tre decenni sulla superficie della Terra è stato in sequenza più caldo di qualsiasi decennio precedente dal 1850.

  • Le concentrazioni dei principali gas serra (CO2,CH4 e N2O) sono sempre aumentate, dall’inizio del periodo industriale, per effetto delle attività umane. Nel 2011 superavano i livelli pre industriali di circa il 40% (CO2), 150% (CH4), e 20% (N2O)
  • La temperatura superficiale media globale di terra e oceano mostrano un riscaldamento pari a 0.85 °C nel periodo di misurazione (1880 – 2012)
  • La tendenza al surriscaldamento del pianeta è dimostrata dal fatto che dal 1983 in poi sono stati registrati gli anni probabilmente più caldi degli ultimi 1.400 anni (i 10 anni più caldi, da quando sono iniziate le rilevazioni climatiche nel 1880 e sono tutti successivi al 2000; l’estate 2015 è classificata come la più calda di sempre)
  • In Italia l’estate climatologica 2015 risulta la terza più calda da quando ci sono le rilevazioni climatiche, con una temperatura media superiore di 2,3 °C rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, preceduta solo da quella del 2012 e – prima assoluta, come estate più calda di sempre – del 2003

OCEANI

Il sistema delle grandi correnti termoaline condiziona il clima del pianeta
L’aumento della [CO2] disciolta sposta la reazione verso l’acidificazione

Il riscaldamento degli oceani domina l’aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico, ed è responsabile di più del 90% dell’energia accumulata tra il 1971 e il 2010.

  • Il riscaldamento degli oceani è maggiore vicino alla superficie, e i 75 m superiori si sono riscaldati di 0.11°C per decennio nel periodo 1971-2010
  • Più del 60% dell’incremento netto di energia del sistema climatico si è accumulato nell’oceano superficiale (0-700 m) nel corso del periodo di 40 anni, relativamente ben indagato, che va dal 1971 al 2010, mentre circa il 30% è immagazzinato nell’oceano al di sotto dei 700 m.
  • L’assorbimento di carbonio antropogenico nell’era industriale ha reso gli oceani più acidi con una diminuzione globale media del pH di 0.11 unità, da 8,25 a 8,14 (Mediterraneo: diminuizione di 0.14 unità). Il cambiamento rappresenta circa un incremento quasi del 30% in acidità (differenza percentuale della concentrazione di ioni H+ tra i 2 valori di pH).

CRIOSFERA E LIVELLO DEI MARI
Nel corso degli ultimi vent’anni, le calotte glaciali di Groenlandia e Antartide hanno perso la loro massa, i ghiacciai hanno continuato a ritirarsi in quasi tutto il pianeta, mentre l’estensione del ghiaccio marino artico e la copertura nevosa primaverile nell’emisfero nord hanno continuato a diminuire in estensione. Il livello medio del mare è cresciuto di circa 19 cm dall’inizio del secolo scorso.

L’ACCORDO DI PARIGI 2015

La Conference of the Parties (C.O.P.) numero 21, della United Nations Framework Convention Climate Change (U.N.F.C.C.C.), il 12 dicembre 2015 ha formalmente adottato l’accordo di Parigi tra 195 paesi della Nazioni Unite ( più l’Unione Europea ) sui cambiamenti climatici a superamento del protocollo di Kyoto ( del 1997) ed in scadenza nel 2020.

La cerimonia di apertura per le firme avrà luogo a New York il 22 aprile 2016, mentre il termine delle stesse è fissato per il 21 aprile 2017.
L’accordo entrerà in vigore non prima del 2020, 1 mese dopo da quando almeno 55 soggetti responsabili di almeno il 55% delle emissioni di gas serra lo avranno ratificato.  
I PUNTI PRINCIPALI

  • Contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 ° Crispetto ai livelli pre-industriali e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura di 1,5 ° C;
  • Incrementare la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovere la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas serra, in un modo che non metta a repentaglio la produzione alimentare;
  • Rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso verso basse emissioni di gas serra ed uno sviluppo clima- resiliente;
  • Raggiungere il picco di emissioni tra il 2020 ed il 2030, per poi arrivare alla completa decarbonizzazione delle nostre società per la metà del secolo. Questo in quanto la CO2 ha una persistenza media in atmosfera dell’ordine dei 100 anni, ed anche nel momento in cui le emissioni fossero completamente azzerate la temperatura della Terra è destinata a crescere ancora per decenni, in funzione delle emissioni dei decenni precedenti;
  • Assegnare un contributo di 100 miliardi di dollari annui a favore dei Paesi che non hanno le risorse per attuare efficaci azioni di riduzione delle emissioni previste dall’accordo, oltre al trasferimento tecnologico e capacity building verso questi stessi Paesi;
  • Ogni 5 anni i paesi firmatari dovranno rinnovare gli impegni nazionali per raggiungere gli obiettivi fissati e quelli futuri che non potranno essere meno ambiziosi rispetto ai precedenti.

In conclusione, ci troviamo dopo Parigi con un buon punto di partenza formale a superamento e completamento dell’ormai passato protocollo di Kyoto. E’ necessario sottolineare che molte delle misure previste dall’accordo di Parigi sono su base volontaria ed i controlli previsti sono definiti in modo piuttosto vago.
Ad esempio, le dichiarazioni di impegno dei singoli, i cosiddetti indici Incd – Intended national determined contributions – porta a valutazioni complessive ove la temperatura dovrebbe attestarsi a più 3,5 °C – 4 °C. Molto al di sopra dell’obiettivo che la comunità internazionale si è prefissata.
Su questi aspetti si sono focalizzate le critiche giunte da più parti.

Il termine RESILIENZA, così tanto messo in evidenza anche nell’accordo, definisce, in questi contesti, la capacità di un sistema di riorganizzarsi a fronte dei cambiamenti al fine di mantenere essenzialmente integre la propria vitalità, identità, struttura e funzioni.
Il paziente sarà resiliente?