VIOLENZA, NON SOLO DIRETTA

Di GIUSEPPE MAIOLO, psicoanalista

La violenza si manifesta non solo in forma diretta, i suoi effetti sono devastanti anche quando si ha la drammatica sventura di assistervi, di esserne coinvolti, nel caso in cui la violenza – ad esempio – viene esercitata su persone che ci sono care. I bambini che in famiglia assistono a rapporti tra genitori talora, o spesso disgraziatamente, violenti lungi dal rimanere indifferenti ne vengono colpiti e ne soffrono, per non dire delle conseguenze che sul piano psicologico possono determinarsi.

Pubblichiamo volentieri sull’argomentoi la riflessione del noto psicoanalista Giuseppe Maiolo

Quando i bambini assistono alla violenza

Ricordare e riflette sulla violenza alle donne serve per non dimenticare soprattutto che la maggior parte degli abusi sia fisici che psicologici si sviluppano all’interno della famiglia. La violenza domestica rimane quindi un fenomeno sommerso: la donna, moglie o compagna non segnala, non denuncia. Non di rado qualcuno attorno alla vittima sa ma non dice e, purtroppo per molto tempo, nulla si sa di quel che accade e chi sta male. Il meccanismo della vergogna e dell’imbarazzo associato al senso di colpa e alla fragilità psicologica della donna impedisce di far emergere una sofferenza indicibile.

Ma in questo scenario non vi è solo la donna. Vi sono anche i bambini.  Inermi e indifesi di solito vedono o sentono le percosse, le offese, la rabbia e la furia di un maschio che colpisce e annienta la madre. In prima fila assistono a quello che accade, incapaci di proferire parola, paralizzati dalla paura, offesi dal terrore e traumatizzati  proprio da quella famiglia che li dovrebbe proteggere e far crescere.

È l’esperienza devastante della cosiddetta violenza assistita che ha ripercussioni drammatiche sulla crescita dei minori e a volte produce danni maggiori della violenza diretta. Se negli ultimi 5 anni i dati dimostrano che vi è un leggero calo delle violenze fisiche o sessuali, gli osservatori nazionali e internazionali avvertono che è in grande aumento la violenza indiretta, quella a cui sono costretti ad assistere i figli. In un’indagine del 2014 fatta in 31 comuni italiani dal Cismai e Terre des Hommes  è emerso un dato allarmante: tra le varie forme di maltrattamento sui minori, per le quali bambini e adolescenti erano presi in carico dai servizi territoriali, il 16, 6% era costituito dalla violenza assistita.

Analizzata più attentamente questo abuso, si rileva che nella gran parte delle situazioni  è la violenza della coppia che si sviluppa a ridosso della separazione. I casi di alta conflittualità  protratta tra i partner per tempi lunghissimi abbondano. E purtroppo si tiene ancora poco in considerazione questa forma di maltrattamento mentre è assai usuale che in questo frangente, il conflitto dei genitori assomigli a una guerra “nucleare” fatta di continue violenze verbali, di attacchi diretti o indiretti, di minacce e di svalutazioni personali, con un arsenale di strumenti legali (e non) che supera ogni possibile aspettativa (si vada a rivedere un film emblematico come la “Guerra dei Roses”).

Tale violenza si riversa come un macigno pesante sui figli e spesso ne danneggia anche gravemente la loro psiche. È chiamata  “violenza assistita” proprio per il fatto che non è rivolta a loro ma li coinvolge totalmente e compromette il loro futuro. Testimoni oculari e vittime indirette, il conto che essi sono costretti a pagare è non poco elevato. Manifestano a breve e medio termine stati depressivi, disturbi comportamentali e gravi disagi psico-fisici.  Il trauma subìto dall’esposizione a questa violenza produce ferite profonde che richiederanno tempo e particolari interventi di cura per essere rimarginate.

In non pochi casi si attiva così quella drammatica catena della violenza che porta una vittima o a restare tale per tutta la vita o diventare da adulto un abusante, cioè un maschio a sua volta violento con la sua donna, oppure un genitore maltrattante.

Giuseppe Maiolo

 

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