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MORTI SUL LAVORO: NEL 2015 UNO AL MESE IN PROVINCIA DI BOLZANO

12 Ottobre 2015

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MORTI SUL LAVORO: NEL 2015 UNO AL MESE IN PROVINCIA DI BOLZANO

9 morti nei primi 9 mesi del 2015 è il tragico bilancio denunciato ieri nel corso della 65.ma giornata dedicata al ricordo delle vittime sul lavoro. Ma oltre ai morti non vanno dimenticati i 15 mila infortuni e malattie professionali, invalidanti e non, che collocano la provincia di Bolzano ai primi posti in Italia sulla base dei ben più oggettivi indici infortunistici (rapporto tra numero degli infortuni e numero di ore lavorate).

Nel 2014 i morti in Alto Adige erano stati 15, quindi un dato superiore a quello del 2015 arrivato peraltro solo a ¾ del suo cammino. Ma non si può tacere di fronte allo strano criterio di valutazione del dato infortunistico introdotto un paio di settimane fa nel corso del seminario bolzanino con il procuratore della Repubblica di Torino, Dr. Guariniello. In quella sede si disse che se è vero che i morti in Alto Adige sono stati 15, ben 4 erano contadini e per 2 si trattava di incidenti stradali (infortuni in itinere). Procuratori della repubblica e dirigenti dell’ispettorato del lavoro presenti in sala e sul palco; che qualcuno abbia battuto ciglio?

Una volta per infortunio mortale sul lavoro si intendeva quello accaduto a soggetti titolari di una posizione assicurativa, con esclusione quindi di quelli che coinvolgevano soggetti non assicurati (lavoratori in nero), oppure che accadevano nel tragitto casa – lavoro o a chi, ultrasettantenne, moriva cadendo da un albero raccogliendo ciliegie. E nel conto non rientrava nemmeno chi moriva per un tumore determinato dall’aver maneggiato per anni sostanze nocive non comprese nell’apposita tabella INAIL. E poi, che volete, fumava anche.

E mentre il sistema legislativo si evolveva riconoscendo l’infortunio in itinere e affermando che per malattia professionale si intende qualsiasi patologia che il lavoratore riesca a dimostrare stia in una relazione causale con il lavoro (tabellata o meno), ecco il nuovo sistema di calcolo “salva-coscienze”: sono infortuni sul lavoro solo quelli per i quali Procura della repubblica e ispettorato del lavoro devono avviare un’indagine per la definizione di eventuali responsabilità penali. E state tranquilli che con la penuria di magistrati e di ispettori le cose non potranno che andare meglio in futuro. In fondo a chi volete dare la colpa quando il contadino arando il proprio campo rimane schiacciato dal proprio trattore? In agricoltura, si sa, sono tutti lavoratori autonomi (chissà chi li paga i raccoglitori che in queste settimane lavorano alla raccolta di mele e uva) e quindi i controlli sono inutili.

E sindacati? Dopo aver sbraitato per anni con la richiesta di “un carabiniere in ogni azienda” oggi, a 20 anni di distanza dall’entrata in vigore della 626 (leggi D.Lgs. 81) scoprono gli organismi paritetici. E chiedono giustamente che questo importante strumento di co-gestione delle problematiche della sicurezza sul lavoro venga istituito (per la cronaca è compito delle parti sociali istituirli e pare che abbiano firmato un protocollo di intesa in tal senso), ma non può essere evidentemente un organo di controllo. E tutto ciò mentre la Provincia autonoma di Bolzano presenta un disegno di legge per abolire le ispezioni, o meglio, per sostituire alle sanzioni penali, oggi previste dalle normative in materia di sicurezza, ben più lievi sanzioni amministrative, di fatto trasformando l’ispettorato da organismo di vigilanza ad organo di consulenza. Lo ha denunciato Mauro Parisi su “Italia oggi”(quotidiano filo-imprenditoriale) dello scorso 22 settembre. “L’intenzione manifesta è che in Alto Adige si possano adottare direttive cogenti volte a recare il minore intralcio possibile al normale esercizio delle attività di impresa. E ciò, non soltanto mediante la riduzione dei controlli nelle imprese, ma perfino la loro eliminazione”. E i sindacati? I partiti politici di opposizione? Silenzio.

Qualcuno forse qualche avrà giorno fa avrà letto che è stata approvata (ma non ancora in via definitiva) la norma che modifica l’art. 117 della Costituzione che prevede una diversa distribuzione delle competenze tra lo Stato, le regioni e le province autonome. La tutela della salute e la sicurezza sul lavoro torneranno tra le materie di competenze dello Stato. Ma non sarà così per le province autonome di Trento e Bolzano che continueranno ad avere in materia quella competenza concorrente (secondaria) di cui godono in virtù dello statuto di autonomia. E quindi se non si interviene localmente a livello politico e sindacale, il progetto di definitiva sepoltura delle attività di prevenzione degli organi di controllo sarà completato.

Asciugata la lacrimuccia? Tirato su il “moccio” dovuto alla commozione nell’ascoltare il richiamo dei dirigenti ANMIL ad una maggiore prevenzione? Bene, e allora avanti come sempre. Ci rivediamo il prossimo anno per la 66. ma celebrazione della giornata nazionale dei caduti sul lavoro.

Franco Mugliari (alias Muglia La Furia)

http://muglialafuria.blogspot.com