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MOGHERINI TOUR: L’ITALIA VA A LA GUERRA (CON CALMA)

26 Aprile 2015

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MOGHERINI TOUR: L’ITALIA VA A LA GUERRA (CON CALMA)

La strategia politica del nostro governo in seno alle sedi diplomatiche ha tracciato la via: l’Italia marcia verso la Libia. Come, dove e quando lo spiega lady Mogherini, riapparsa sui radar dopo la sciagura marittima della scorsa settimana. L’Italia, presente dal Marocco alla Somalia, passando per il Niger, cerca in questi giorni il via libera dell’Onu per intervenire in Libia. Il gioco varrà la candela?

Italia, posto all’ombra

L’Italia è un paese ricco di contraddizioni, specialmente a livello strategico e militare, dove la nostra politica, può sembrare strano ai più, ci porta vicino alle grandi potenze. La nostra presenza nello scacchiere mondiale è dietro solo a Inghilterra e Usa, la Francia ha mantenuto rapporti molto stretti con le ex colonie ma non ha ampliato negli ultimi vent’anni i propri “rami” strategici. Noi invece siamo presenti militarmente in: Bosnia, Marocco, Medio Oriente, Malta, Egitto, India, Pakistan, Iraq, Afghanistan, Emirati Arabi-Bahrein-Qatar, Georgia, Somalia, Oceano Indiano (Filippine e Maldive), Libano, Repubblica Centrafricana, Sahel e Mali, Niger, Mozambico, Israele e Gaza, Sarajevo, Kosovo, Libia (a difesa impianti petroliferi), Corno d’Africa tra operazioni Onu, a mandato Onu, operazioni Nato, dell’Ue, bi e multilaterali, di cooperazione internazionale e assistenza tecnica. A tutto questo aggiungiamo la nostra flotta nel Mediterraneo, nell’Oceano Indiano e nel Baltico. Sempre in Europa la nostra Aeronautica addestra piloti e si occupa della difesa aerea di : Austria, Slovenia, Polonia, Lettonia, R. Ceca (in convenzione Nato).

Questa (anche noiosa) premessa per far capire al lettore quanto il nostro paese sia ramificato nel teatro mondiale senza però carpirne il credito. Uno stato con all’attivo attualmente cosi tante missioni internazionali non è in grado di farsi valere in ambito europeo dove gli inglesi e i tedeschi ci hanno comodamente detto che forniranno navi da trasporto e nulla più per fronteggiare l’emergenza umanitaria che incombe, i francesi si limiteranno a darci una mano all’Onu e tutti gli altri paesi non sono pervenuti. Grecia e Spagna non hanno apparati militari e d’intelligence cosi sofisticati per essere d’aiuto questo è giusto sottolinearlo (solo qualche gonzo anni fa si ostinava a raccontarci che questi stati ci avessero superato in organizzazione e quant’altro…come se vincere qualche coppetta a calcio o organizzare l’Olimpiade fossero sinonimo d’organizzazione), si limitano a far finta di non vedere spesso girandosi dall’altra, opportunismo e poco altro. Stati come l’Austria o la stessa Germania invece si preoccupano di tranquillizzare la propria popolazione in televisione sottolineando più volte che profughi sul loro territorio non ne arriveranno. La Mogherini ha giustamente bacchettato gli austriaci: non si può dall’Europa prendere i benefici e rifiutarne i sacrifici, ma oltre Brennero se ne fregano e la polizia continua imperterrita a respingere migranti, Dublino 3 è chiaro dicono. Intanto in Libia la situazione è sempre più caotica, nessun accordo all’orizzonte, a questo si aggiunge la chiusura da parte del Kenya del più grande campo profughi del mondo (più di 1 milione e mezzo di persone) e non è difficile immaginare dove queste persone si riverseranno.

Italia, alla ricerca del sole

Parlando dell’ipotizzata operazione per fermare gli scafisti, l’Alto rappresentante Ue precisa che “non si tratta certo di preparare un intervento militare in Libia. Quella di cui stiamo parlando è un’operazione che deve essere condotta nel rispetto della legalità internazionale e in raccordo con i libici”.

Mogherini comincerà a parlarne con Ban Ki-moon e mercoledì con il segretario di Stato Usa Kerry: “Per agire – rimarca – dobbiamo ottenere un mandato delle Nazioni Unite. Non sarà facile, come non sarà facile ottenere il consenso delle autorità libiche che ancora non hanno un governo di unità nazionale”. Quanto alla politica di accoglienza, “su questo punto – aggiunge – resta ancora parecchia strada da fare” e “a maggio la Commissione presenterà una proposta complessiva sulle politiche migratorie, cui stiamo lavorando con il commissario Avramopoulos e con il vicepresidente Timmermans”. Questa la sintesi di ciò che il nostro governo si accinge a fare (o non fare?), saremo veramente pronti a caricarci sulle spalle un problema umanitario (e militare) cosi complesso? (stimati due milioni di profughi nella fascia sub sahariana, provenienti da più stati africani) La Mogherini ancora non vede il sole, anzi le nubi sono moltissime, in primis le autorità libiche, non disposte ad avere sul proprio territorio forze occidentali e nemmeno entusiaste d’eventuali blitz d’incursori. In tutto questo la difficile e drammatica situazione dei profughi, considerati più un problema che esseri umani, l’Europa lasciandoci soli ha fallito la sua missione, questo è un dato di fatto.

Italia sola, all’ombra

Uno sforzo del genere contraddice la condizione economica attuale, nella quale i cittadini sono stremati dal contributo che lo stato chiede loro e finisce con l’indebolire le stesse forze armate (senza le quali non si può intervenire a livello umanitario), impegnate su un eccessivo numero di fronti. Questo presenzialismo, tra l’altro, non sortisce ritorni neppure sul piano dell’immagine, visto il caso Lo Porto e la nostra defezione riguardo alla crisi ucraina. Senza voler arrivare a forme d’isolazionismo (che non sarebbe ingiustificata, vista la crisi, Cina, Corea del Sud, Giappone sono a livelli di presenza nulla e nessuno si scandalizza) sarebbe più logico non disperdere energie preziose in teatri che poco hanno a che fare con il nostro paese. La logica geopolitica ci riporta in Libia, cento anni dopo l’avventura coloniale e le quali coste distano poche centinaia di chilometri. Per parafrasare il Manzoni: ai posteri l’ardua sentenza.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale