Domenico Modugno, fiction allegra ma poco profonda

Rai 1 per due giorni ha saputo intrattenere il grande pubblico con una fiction dedicata al mitico cantautore Domenico Modugno. Chissà, forse per giustificare il canone rai che considerando le proposte televisive, pare alquanto esoso. Immagino che a molti telespettatori e telespettatrici sia piaciuto. Purtroppo da parte mia non posso affermare la stessa cosa. È vero, non sono un grande ammiratore delle fiction, tuttavia certune in passato mi sono anche piaciute. Capisco che non sia facile fare un film su un personaggio tanto complesso come Modugno, cantautore e persino onorevole della Repubblica negli ultimi anni della sua esistenza. Nel film però non lo si cita mai, evidentemente ci si è voluto concentrare sul giovane pugliese di povera famiglia che, a prescindere dal talento, quasi per miracolo ha raggiunto la gloria. Un poco come il miracolo economico dell’Italia degli anni in cui Modugno vinse il primo premio di San Remo. Modugno è l’Italia? Per molti probabilmente sì. Lui e Mina indubbiamente sono i due artisti che hanno reso famosi la nostra amata Patria in tutto il mondo. Se penso che “Nel blu, dipinto di blu” è stato venduto all’estero senza traduzioni, se non di miracolo, potrebbe trattarsi di un caso più che anomalo. Ed è proprio per questo che certi passaggi nel film incentrati sul suo rapporto con la moglie sembrano eccessivamente lamentosi. Tutte le coppie hanno degli alti e bassi, non mi pare che sia poi così centrale in un film. Il protagonista Beppe Fiorello indubbiamente ama Modugno e si è impegnato molto. Si capisce che ne ha capito l’essenza, la mentalità e il background culturale, tuttavia in certi passaggi non è stato totalmente convincente. Per quanto sia bello vedere una favola, la realtà è spesso molto più tragica e Domenico Modugno nelle sue canzoni, oltre quel Made in Italy tanto desiderato, ha saputo esprimere il dramma di una terra e un legame che ahimè oggi troppo spesso viene trascurato. Il vero spirito dell’artista in questa fiction con intento oltremodo didattico non è emerso. Apprezzabile il tentativo, ma della grande epopea cinematografica italiana nemmeno il ricordo.

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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