Carnevale è ancora festa o solamente tradizione?

Notoriamente il Carnevale si festeggia nei Paesi di tradizione cristiana. Un momento dell’anno ricco di tradizioni locali in cui spesso si svolgono le più svariate parate pubbliche giocose e fantasiose contraddistinte dal tipico uso del mascheramento. Come tante altre parole divenute in uso nella nostra vita di oggi, anche la parola carnevale ha un’origine latina carnem levare, vale a dire levare la carne. Questo perché in tempi oramai remoti indicava il banchetto tenuto l’ultimo giorno di carnevale, il martedì grasso e quindi immediatamente prima dell’inizio della Quaresima. I festeggiamenti maggiori avvengono oggi, giovedì grasso e martedì prima del Mercoledì delle ceneri, primo giorno della Quaresima. Certo, nella tradizione cattolica la celebrazione del carnevale risale a tempi più antichi, come per esempio le dionisiache greche o i saturnali romani in cui temporaneamente furono sciolti gli obblighi sociali per darsi allo scherzo e alla dissolutezza totale. Tutto però a termine, poiché il periodo festivo doveva essere soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale si sostituiva all’ordine  il caos provvisorio per tornare all’ ordine fino al carnevale successivo. Anche a Roma si conoscevano festeggiamenti carnevaleschi, basti pensare alla festa in onore della dea egizia Iside attestati dallo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi o al Mamurio Veturio, l’uomo coperto di pelli di capra portato in processione colpito con bacchette. Se consideriamo la storia del Carnevale in Italia, abbiamo l’imbarazzo della scelta. Nel periodo forse più significativo della nostra storia in cui i più grandi artisti, come Leonardo e Michelangelo furono scoperti, i Medici a Firenze organizzavano delle mega mascherate su carri chiamati “tronfi” accompagnati da carnascialeschi, vale a dire canzoni a ballo di cui fu autore tra l’altro anche il mitico Lorenzo il Magnifico. Chi non si ricorda “Il trionfo di Bacco e Arianna” scritto dal grande mecenate fiorentino? Ebbene, mentre a Firenze si dettero alla pazza gioia il governo papalino romano non fu da meno. A Roma ancora ci si ricorda della corsa dei barberi o cavalli da corsa come diremmo oggi e della “gara dei moccoletti” accessi. A prescindere dalle usanze, l’uso del vocabolo “carnevale” o carnevaio, risale al 1400. Questo termine è tratto dai testi del giullare Matazone da Caligano della fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi attorno al 1400. Ovviamente ogni tradizione usa una festa diversamente, ciò vale anche per il Carnevale e così non termina ovunque il Martedì grasso. Difatti il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, di Poggio Mirteto, il Carnevale di Bientina, il Carnevale di Borgosesia, il Carnevalone di Chivasso e il Carnevale di Foiano della Chiana finiscono la domenica dopo le Ceneri. Essendo tale festa collegata alla festa mobile della Pasqua, pertanto non una ricorrenza annuale fissa ma variabile, la data del Giovedì grasso varia. Per quanto concerne la tradizione cattolica, il Carnevale inizia con la Domenica di settuagesima, cioè la prima delle nove che precedono la Settimana Santa secondo il nostro calendario gregoriano. Tra le tante cose non è un periodo così ininfluente per i cattolici, ma di grande rilevanza. Difatti per la Chiesa cattolica il Tempo di carnevale è Tempo di settuagesima, un periodo in cui si riflette e ci si riconcilia con Dio. I più assidui e praticanti conoscono senz’altro le Sante Quarantore, ovvero il Carnevale sacro. Beh, in tempi poi non proprio antichissimi la Chiesa ha anche condannato il Carnevale, poiché contrario all’ordine stabilito. Naturalmente cambiano i paradigmi ed è bene che sia così. Alla domanda quale dei numerosi Carnevali sia il più significativo, è quasi impossibile rispondere, tanti sono. Alcuni godono di fama mondiale, come il Carnevale di Viareggio, lo storico Carnevale di Ivrea,  il Carnevale di Venezia, il Carnevale di San Giovanni in Persiceto, il Carnevale di Cento,  il Carnevale di Manfredonia,  il Carnevale di Satriano, il Carnevale di Acireale, il Carnevale di Sciacca,  il Carnevale di Misterbianco, il Carnevale di Fano, il Carnevale di Massafra, il Carnevale di Offida, il Carnevale di Putignano,  il Carnevale di Striano, nonché  il Carnevale storico di Santhià. Certo, il Carnevale più lungo d’Italia è il Carnevale di Putignano, anche perché è il più festoso carnevale pugliese assieme al Carnevale di Manfredonia. Ma quello più noto ai tanti assieme a quello di Venezia è indubbiamente il Carnevale di Viareggio nato nel 1873. Comunque sia, nonostante il legame alla tradizione cristiano – cattolica esistono delle interessanti particolarità. Difatti dove si osserva il rito ambrosiano, quindi nella stragrande maggioranza delle chiese dell’arcidiocesi di Milano e diocesi limitrofe, il Carnevale termina con la prima domenica di Quaresima e così l’ultimo giorno di Carnevale è il sabato, quattro giorno dopo il Martedì grasso in uso nel rito cattolico. Questo perché secondo la tradizione il grande vescovo milanese e padre della Chiesa sant’Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio, anziché arrivare per Carnevale come annunciato per celebrare i primi riti della Quaresima, arrivò dopo, cosicché i fedeli di Milano lo aspettarono prolungando il Carnevale, posticipando il rito delle Ceneri nell’ arcidiocesi milanese. Al di là delle tradizioni, la differenza è dovuta a ragioni ben diverse, poiché anticamente la Quaresima iniziava dappertutto di domenica. Solo dopo nel rito romano furono introdotti i giorni dal Mercoledì delle ceneri alla domenica successiva per far sì che i giorni di digiuno effettivi fossero quaranta, anche perché le domeniche non erano mai state giorni di digiuno. Ma prima di pensare a un sano digiuno e a un buon periodo di rinnovamento, oggi è Carnevale e se la memoria non mi tradisce, come dissero già in tempi remoti agli inizi del Carnevale di Venezia “a Carnevale ogni scherzo vale”.

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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