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DOX PRAHA „Modes of Democracy“ – L’Alto Adige nel dialogo globale

25 Novembre 2014

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DOX PRAHA „Modes of Democracy“ – L’Alto Adige nel dialogo globale

Il 13 novembre 2014 al Centro d’Arte Contemporanea di Praga (DOX) è stata inaugurata la mostra internazionale “Modes of democracy”, organizzata dal Museo Storico di Berlino, con un’ampia partecipazione di artisti provenienti dalla provincia di Bolzano. La mostra, aperta fino al 15 marzo 2015, fa parte del progetto del consiglio Europeo: “Il desiderio di libertà. Art in Europa dal 1945” ed è sotto il patrocinio della Commissione Europea.
All’interno della mostra d’arte a livello mondiale, la sezione del Südtirol/Alto Adige si trova accanto a progetti provenienti dal Brasile, dagli Stati Uniti d’America, dalla Colombia, dall’ Islanda, dalla Boemia del nord e da altri Paesi, e ha a disposizione un’intera sala. Gli artisti sono stati invitati a partecipare in questo progetto che mostra la storia politica e la realtà sociale in Alto Adige a un pubblico internazionale. In altre parole, per la prima volta in assoluto, artisti regionali dei tre i gruppi linguistici hanno avuto modo di partecipare ad una mostra internazionale incentrata sulla storia e la dimensione politica del modello d’autonomia della Provincia di Bolzano. La sezione Alto Adige, a cura di Haimo Perkmann, ha presentato sotto il titolo “Mantenere l’equilibrio” il complesso modello di autonomia dell’Alto Adige dai vari punti di vista degli artisti nel corso dei decenni. Artisti altoatesini italiani, ladini e germanofoni di tre generazioni, dai sessantottini alla più giovane, la 24 enne Julia Frank dall’alta Val Venosta, hanno in tal modo partecipato e dato un contributo a spiegare (e artisticamente dispiegare) la complicata vita quotidiana di questa provincia autonoma e la storia dell’autonomia, con il titolo scelto dal curatore: „Keeping the Balance“ (mantenere l’equilibrio / l’equilibrio in bilico / il fragile equilibrio politico). L’attenzione si concentra sulla società civile, le questioni della democrazia e la convivenza pacifica tra i gruppi linguistici. Gli artisti altoatesini si trovano in buona compagnia, visto che artisti di tutto il mondo, dal 2007, hanno preso parte a questa serie, tra cui nomi come Damien Hirst, Laura Poitras o Harun Farocki, il quale partecipa anche all’edizione attuale al DOX di Praga.
La sezione che raccoglie i lavori intorno alla questione se la democrazia è in crisi o addirittura in ritirata, mentre i modelli di pensiero totalitario sono di nuovo in aumento, raccoglie il lavoro di tre generazioni di artisti altoatesini che – dal 1968 ad oggi – hanno trattati la democrazia e l’identità regionale con la realtà del loro paese. Il filo rosso che attraversa la mostra è il confronto tra il passato e il futuro dell’autonomia. A Praga, una questione storica e attuale, locale ma anche globale, si dispiega dai lavori provocatori e più famosi della generazione del 1968 fino ai lavori più sottili dei giovani artisti di oggi, che riflettono sulla fragilità della democrazia in un territorio con gruppi linguistici diversi e incontrando, attraverso il loro lavoro artistico– in tempi di separatismi diffusi – l’attenzione di un pubblico internazionale.
Le posizioni delle generazioni tra il 1968 e il 1989 comprendono lavori che hanno prodotto scandalo e scalpore al momento della loro creazione, ma oggi sono tra le opere canoniche dell’arte altoatesina e della storia del 20 ° sec., come ad esempio il lavoro di Franz Pichler, „Option 1939“ che paragonava l’opzione al censimento del 1978, oppure il “Dolomitenteufel“ di Peter Kaser o vari collage di Jacob De Chirico. L’artista e graphic designer Meranese Paolo Mennea, con radici pugiesi, oggi residente a Londra, è presente con delle opere di street art del lontano 1994, quando l’artista aveva fatto dei disegni di protesta politica su dei manifesti elettorali intitolati „Rione della plebe e il rione della Nobiltà“ che aveva poi attaccato ai muri. Tra i lavori di quelli anni ci sono anche dei dadi 80 x 80, sparsi per la sala: si tratta di un lavoro di Peter Tribus, ispirato dal concetto di “esser gettati” di Martin Heidegger..
Un’altra immagine della realtà altoatesina danno le opere recenti che cercano un nuovo linguaggio iconografico e forme completamente diverse di espressione artistica. Così Gabriela Oberkofler con il suo video „Jedes Abendrot ist ein Gebet“[ogni tramonto è una preghiera]. Nel video l’artista – vestita con un indumento finto tradizionale (il Dirndl) e cavalcando un avelignese si intrufola virtualmente e virtuosamente nel video di una canzone kitsch su youtube, fingendo di fare parte della formazione musicale. Si tratta della canzone di un gruppo folcloristico sudtirolese che porta lo stesso titolo. Di fronte a lei si vede il dipinto emblematico a grande scala „Territorio Nemico“ dell’artista di Brunico Siggi Hofer, accanto a un’installazione grande 5 metri di Julia Frank, anche lei residente a Londra. La sua scultura-installazione SüdWestNordOst prende spunto dalla realtá religiosa del paese, fortemente radicata nelle valli della periferia. Otre a ciò, l’artista presenta un video trilingue, l’installazione D + I + L. L’artista e fotografo Ulrich Egger è presente con la scultura „No way out“ e il lavoro ironico „Panorama“.
Entrambe le opere trattano il tema del sé e delle possibilità di avere un orizzonte largo nelle Alpi e congedono – in modo sia verticale che orizzontale – molto spazio all’interpretazione. Un artista di Lana, Hannes Egger, presenta un suo progetto creato intorno al bando di concorso per il monumento di Piffrader a Bolzano. Il lavoro consuetamente interattivo di Egger include anche un sondaggio ai visitatori internazionali della mostra. Peter Holzknecht di Bolzano presenta invece Borderland, una videoinstallazione sotto forma di un trittico che prende spunto da un’altra firstlession, quella di concepire questa terra, l’Alto Adige, come terra di confine e come paese di transito. L’artista di Bolzano interpreta i termini “confine“ e “crisi“ nel loro significato antico come un’opportunità e un valore di mutua influenza e di cambiamento. La sezione dell’Alto Adige si conclude con le opere fotografiche di uno dei migliori fotografi emergenti a livello mondiale, Nicolò Degiorgis, che con il suo libro “Hidden Islam” ha appena vinto il premio tedesco Fotobuchpreis 2014. Degiorgis è presente con delle foto dalla sua serie Alpini e Hidden Islam.
Le sue opere mostrano che oggi – in un contesto europeo e mondiale – non è più possibile allontanare i problemi globali dal proprio territorio, come suggerisce un’intera ala politica, e che non è possibile precludersi o cercare la salvezza in un passato trasfigurato. Anche in Alto Adige, questo il messaggio delle immagini, bisognerà affrontare i nuovi problemi che devono essere risolti con nuove idee e molte prospettive da elaborare in un processo artistico di riflessione, bravura e pensiero forte.

Foto: a sinistra opere di Paul Mennea.

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