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Maestro o Magister?4 min read

19 Ottobre 2014 3 min read

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Maestro o Magister?4 min read

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Una polemica alla Papini che risvegli l’anima dormiente dei maestri d’oggi, spesso latenti sulla loro vera missione. 

Quest’anno la scuola subirà un ricambio generazionale senza precedenti. I pensionamenti sono più del triplo dell’anno scorso, molti docenti giovani saranno i protagonisti dei prossimi anni, potranno essere parte integrante del meccanismo scuola e formare i cittadini di domani. Parlando di scuola primaria posso affermare di fare parte di questa generazione d’insegnanti, sapremo noi metterci sulle spalle la disastrata scuola italiana, ci sentiamo pronti per essere i promotori del sapere e della formazione? Siamo in grado di essere il punto di riferimento per alunni e genitori? Possediamo un bagaglio culturale in grado di reggere la responsabilità di tali compiti? Per onestà intellettuale no, non siamo stati preparati a dovere, siamo laureati è vero ma comunque un gradino sotto ai maestri d’un tempo, possediamo forse più metodo (anche se artificiale e sperimentato nelle aule universitarie) ma siamo scarsetti in cultura generale, spesso ignoriamo la storia e siamo distaccati dalla realtà politica del nostro paese, inoltre molti di noi non leggono uno straccio di libro e frequentano di rado musei. All’università ci hanno insegnato che il nozionismo è inutile, niente di più vero ma questo concetto si è trasformato in una scusa per non conoscere a fondo quasi nulla, il solo metodo, se privo di contenuti non porta da nessuna parte. Il maestro elementare non può essere un metodista privo di contenuti ma deve ESSERE il punto di riferimento culturale dei propri discenti. Dalla prima alla quinta i perché sono molti ed è dovere del maestro spiegarne i significati, sviscerarne i concetti, credo che una persona di cultura media sappia e debba rispondere alle domande di alunni nella fascia 5-10 anni, dalla matematica alla storia passando per l’italiano. Il maestro non DEVE essere onnisciente e non può esserlo MA DEVE essere colui che fa appassionare, avvicinare i ragazzini al sapere, una persona priva di contenuti non può farlo. Bambini cosi piccoli non possono accontentarsi dell’espressione” Mi devo documentare”, semmai la si può trasformare in” Ci ragioniamo insieme”, i filosofi antichi (maestri ante litteram) fondavano le proprie scuole di pensiero sui perché dei propri alunni e mettevano a disposizione la loro vasta cultura (di cui conoscevano i limiti) per costruire gli uomini del domani. L’italiano ad esempio, ad ogni livello non lo si può insegnare decentemente senza uno studio serio a priori della lingua latina (non per sbaglio nel vecchio magistrale lo si studiava, Gentile e Croce anche se in contrasto su molti punti, avevano concordato su questo e da buoni filosofi avevano valorizzato la figura del maestro). Figura che è stata di facciata valorizzata 70 anni dopo con la laurea ma svilita nei contenuti, perché a scienze della formazione non è presente uno straccio di corsetto di latino? Eppure nei manuali di didattica è presente lo studio dell’italiano per etimologie, comico, visto che senza latino è dura utilizzare questo metodo. Discorso analogo per la storia, ai bambini piacciono le storie, allora raccontiamole! Raccontiamo gli amori di Cleopatra, le conquiste di Cesare e fondiamo la nostra didattica sui personaggi che hanno fatto la storia analizzando il perché di tante decisioni, attualizzandone i contenuti. In questo modo la storia diverrà passione e a quel punto un noioso quadro di civiltà diverrà meno indigesto. Mi rivolgo ai giovani insegnanti, non ripetete gli errori che hanno commesso con noi a scuola, riflettete su ciò che vi annoiava e lavorate su strategie che aiutino ad avvicinarsi al sapere senza dispersione di menti. Noi docenti abbiamo molto tempo libero. Vi siete mai chiesti perché? Oltre che per riposare il cervello, questo prezioso tempo ci deve servire per aggiornarci, non con i soliti corsi triti e stantii però. Aggiornatevi leggendo libri e giornali, andando al museo od a qualche mostra, tornate a masticare quelle attività che formano un maestro più dei manuali didattici, troppo freddi e carichi di nozioni metodologiche, quelle si deleterie e da evitare. Ci hanno tolto la qualità e dato in pasto ad un nozionismo di metodo, ci hanno schematizzato il lavoro più libero dell’universo. Insegnare lo si ha dentro, non lo si impara nelle aule universitarie, li si affina la tecnica semmai. Maestri si nasce, diventarle non si può. Inutile utilizzare ipocrisie, non molti sono tagliati per fare questo mestiere e sarebbe bene che per onestà d’intelletto lo ammettessero.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale