Eyal Lerner – “un buon musicista non deve studiare solo musica”

Eyal Lerner – “un buon musicista non deve studiare solo musica”

Abbiamo intervistato Eyal Lerner, un artista eclettico da anni suonatore di musica Klezmer e classica, noto in tutta Italia e all’estero. Lerner, che vive a Genova, da anni propone spettacoli teatrali e musicali per spiegare ai bambini, ai giovani, alle scolaresche varie l’importanza della memoria. Personalmente ho avuto modo di organizzare uno spettacolo assieme Eyal a Bolzano nel 2010. Uno spettacolo volto alla pace, infatti “voci di pace” con cui Lerner con melodie indimenticabili auspica una pace terrena fra tutti i popoli nel mondo.

Gentile Eyal, tu vivi a Genova, sei ebreo e suoni molta musica Klezmer in giro per l’Italia e all’estero. Prova a definire per i nostri lettori cosa rappresenta questo genere di musica e perché è tanto originale?

La musica ebraica rappresenta, sia per gli ebrei che per i non ebrei un inno di grande vitalità, speranza, libertà e gioia di vivere, ma contemporaneamente senza dimenticare i lati oscuri e dolorosi, tanto della vita presente che del passato. Questa capacità di armonizzare elementi apparentemente contrastanti è ciò che conferisce alla musica ebraica la sua profonda universalità e comunicatività, spiegando così  il suo grande successo in tutto il mondo, nonostante il mondo stesso che racconta non esista più.

Caro Eyal, tu sei un musicista conosciuto. Oltre a suonare la musica Klezmer, tu suoni molta musica classica. Ci sono dei compositori che ami in particolare e perché?

A mio parere, ma certamente non solo, nel campo della musica classica due fra i più grandi musicisti in assoluto furono Wolfgang Amadeus Mozart e Johann Sebastian Bach. Entrambi hanno mirabilmente unito in modo perfetto l’aspetto divino della musica con quello terreno. Mozart con incredibile leggerezza e Bach con una profonda spiritualità. Per quanto concerne i generi musicali, personalmente adoro la musica del ‘900, forse perché da un lato ha espresso l’orrore delle due guerre mondiali, e dall’altro ha dato grande importanza all’individuo nel senso più personale e relativista, pensando ad esempio alla musica impressionista come un Debussy, Ravel e Shostakovich, Bartόk.

Che cosa consiglieresti a un giovane di talento interessato a diventare un bravo musicista?

Per essere un bravo musicista ci vuole grande talento, disciplina di studio partendo da un’età abbastanza giovane. Inoltre ci sono altri fattori di natura più pratica come l’organizzazione del tempo, l’equilibrio, la resistenza e, più avanti, la capacità di sapersi inserire nel mercato del lavoro. Però ci tengo a sottolineare le parole del mio primo importante maestro Melzer d’Israele che ha sottolineato la differenza fra essere un bravo musicista e un bravo artista. Per essere un bravo musicista ci vogliono i fattori detti poc’anzi, per essere un artista oltre a ciò è fondamentale sviluppare altri aspetti più generali come una visione del mondo a 360 gradi, piuttosto che imparare l’arte, il cinema, il teatro, la filosofia sviluppando appunto caratteristiche che ci permettono di simpatizzare con il prossimo. Non da ultimo generosità, compassione, umiltà. In questo senso devo dire che personalmente mi ha aiutato molto lavorare con persone non professionali, cioè amatoriali, come bambini o anziani, perché sono stati loro che mi hanno insegnato il vero significato della musica e cioè l’umanità, l’armonia profonda fra le persone e le emozioni forti.

Un’ultima domanda un poco imbarazzante. L’attuale conflitto a Gaza ha provocato un antisemitismo anche in Italia, oppure gli episodi d’insulti contro gli ebrei a Roma sono unicamente delle anomalie?

Non essendo un politico ma un artista è un po’ difficile per me affrontare questo discorso in poche parole. Posso soltanto dire che è sempre un mistero per me come mai un popolo che ha contribuito così tanto allo sviluppo dell’umanità dal punto di vista dello studio, della filosofia, della tecnologia, dell’arte, insomma da ogni punto di vista, sia stato anche il più criticato e odiato. Sicuramente ci sono diversi fattori di natura religiosa, emotiva come l’invidia, ma alla base di ogni forma di razzismo sta certamente la tendenza umana oscura quanto pericolosa, di cercare sempre un colpevole per i propri problemi. E adesso in un periodo di crisi economica e soprattutto etica e politica in Europa e nel mondo rinasce il demone dell’antisemitismo. Proprio per questo dobbiamo vigilare e lavorare molto sui giovani come io cerco di fare in occasione della giornata della memoria con attività didattiche che raccontano la storia della Shoah, del Fascismo e della Resistenza. La questione di Gaza è un’altra questione ancora più complessa. Posso soltanto invitare tutti ad approfondire la questione con umiltà, aggiornandosi continuamente circa i mutamenti in corso su tutte le parti coinvolte.

 

 

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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