Marvi Zanoni, il pianoforte consente la piena espressione della “personalità”

Abbiamo incontrato la prof.ssa Marvi Zanoni, per molti anni docente di pianoforte principale alla Civica Scuola Musicale “Zandonai” di Rovereto, oltre che concertista di fama internazionale, autrice di fiabe per bambini e di “fiabe musicali”. Dal 2008 è Direttore Artistico dell’Associazione Mozart Italia – Sede Nazionale, nonché direttrice artistica (oltre che fondatrice) della sezione giovanile dell’AMI, i “Mozart Boys&Girls” (2007) e della Mozart B&G Orchestra (2011). Il Rotary Club di Rovereto ha riconosciuto il suo impegno di musicista onorandola con il Premio Rotary 2014.

Gentilissima Marvi, Lei è una pianista. Cosa significa oggi suonare il pianoforte?

“Premetto che sono soprattutto la qualità della “musica” e la bontà dell’esecuzione che contano.

È indiscutibile però che, più di ogni altro strumento, il pianoforte offre un amplissimo margine di conoscenze musicali di ogni epoca, grazie alla vastissima e stupenda letteratura.

Come pochi altri strumenti, il pianoforte consente la piena espressione della “personalità” individuale: permette di “fare” musica anche da soli e di esercitare e liberare la propria creatività, diventando così un fedele compagno in ogni circostanza.

Io adoro il “mio” strumento. Eppure la scelta del pianoforte è stata in parte casuale.  L’insegnante delle elementari di mio fratello Fulvio iniziava le lezioni suonando un piccolo “armonium”. (Gilmozzi era uno dei rari insegnanti, a quei tempi, che faceva musica in classe!). Mio fratello tornava a casa e, su qualsiasi ripiano a sua disposizione, mimava il suo insegnante, immaginando di suonare come lui. La mamma intuì che stava per nascere una passione e lo iscrisse all’esame di ammissione alla scuola musicale. Già che c’era iscrisse anche me. Su una trentina di candidati, risultammo i primi due. È cominciata così quella che, parecchi anni dopo, entrambi abbiamo scelto come nostra carriera artistica e professionale.”

Lei insegna. Cosa significa per lei trasmettere ad altri la passione per la musica?

“Più che per rincorrere il sogno di diventare “concertista”, credo che lo studio di uno strumento sia molto prezioso, e per certi versi perfino insostituibile, per la formazione dei giovani: li arricchisce culturalmente, contribuisce ad affinare la loro sensibilità, li educa alla concentrazione, li abitua al controllo delle emozioni, rinforza la loro memoria, li aiuta a sviluppare il coordinamento, …

Infine, molto importante per i giovani di oggi spesso abituati ad avere “tutto e subito”, rinforza il loro carattere: infatti, lo studio della musica obbliga alla perseveranza, ossia a lavorare con tenacia e per lunghi periodi sulla stessa composizione, vincendo frustrazioni e timori, per migliorare e per raggiungere i risultati desiderati.

Lo studio della musica aiuta ad accrescere quel bagaglio di conoscenza, di esperienza, di umanità grazie al quale l’anima resta “giovane”. Infatti, impegna tutta la vita di uno strumentista in un lavoro “attivo” di scavo costante, spesso sfibrante ma nello stesso tempo molto appagante. Perché i capolavori sono ricchi di contenuti e a ogni lettura si aprono a nuove sorprese. Un musicista è alla quotidiana attenta e amorevole ricerca di queste “sorprese”.”

 Il pianoforte è uno strumento con numerose possibilità e tanti vorrebbero diventare pianista, ma la concorrenza è spietata. Lei cosa consiglierebbe ai numerosi giovani di talento?

“Non credo che i ragazzi di talento siano così rari. Credo invece che, per manifestarsi, il talento abbia bisogno di un ambiente adeguato (incoraggiante, aperto e, nel nostro caso, musicale) e di insegnanti colti, sensibili e generosi.

I maggiori pericoli per loro sono la presunzione e la solitudine, che impediscono un vero confronto con gli altri. Per questo nel 2007 ho fondato i Mozart Boys&Girls, sotto il patrocinio dell’Associazione Mozart Italia. Il gruppo offre ai giovani talenti della musica un ambiente rispettoso della loro sensibilità e positivo per il loro sviluppo: qui possono incontrare altri ragazzi con la stessa passione musicale, devono confrontarsi e “mettere in rete” capacità e interessi, possono imparare a essere protagonisti responsabili delle proprie scelte.

Il gruppo, che si propone non in alternativa ma come “complementare” alla scuola (lo sottolineo), ha raccolto notevoli consensi e soddisfazioni: nel 2013 sono nate ben tre sezioni gemelle a Trieste, Padova e a Bentivoglio-BO, con le quali sono in atto attività comuni.

In Italia abbiamo ottime scuole di musica, conservatori con maestri eccellenti, ma spesso si conta troppo sui grandi nomi internazionali. Perché?

“È vero: anche in Italia abbiamo ottime scuole e maestri eccellenti. Ma nell’arte il confronto è necessario e, più è ampio, più è appassionante e arricchente.

Sappiamo che gli studi di formazione devono seguire il più possibile una linea retta: “mente e corpo” di uno strumentista crescono insieme e l’allenamento muscolare pretende un metodo di lavoro costante e possibilmente “lineare”. Ma, almeno dopo il diploma, perché rinunciare alla possibilità di frequentare dei corsi all’estero?

Una volta, nascere in periferia era un handicap, poteva significare isolamento. Oggi viviamo in un mondo globale. I corsi più qualificati sono alla portata di tutti i meritevoli, grazie anche ai numerosissimi concorsi e alle borse di studio. Gli straordinari strumenti a disposizione “obbligano” i musicisti a confrontarsi con il mondo, non solo con i propri compagni di scuola. (Internet permette di seguire in tempo reale ogni fase dei più importanti concorsi internazionali!).

Piuttosto che ai corsi all’estero, sono contraria alle proposte semplificatrici oggi di moda in certe scuole musicali di base, dove dopo inconsistenti giochi “musicali” si passa a programmi insignificanti. Per me lo studio di uno strumento deve essere affrontato fin dall’inizio con rispetto, oltre che con disponibilità accogliente e affettuosa.”

 Il mondo del concertismo, in particolare del pianoforte, ha prodotto grandi nomi anche nel mondo femminile. Basti pensare alla celebre Clara Wieck,  Clara Haskil,  Elly Ney, Martha Argerich, Lilya Efimovna Zilberstein e tante altre. È ancora così, oppure i maschi tendono a farsi valere maggiormente?

“Come in ogni settore, anche in quello dell’arte la vita delle donne non è stata facile. Spesso il metro di giudizio è stato più “moralistico” che “meritocratico”. Ci sono stati secoli nei quali le donne avevano davanti solo due possibilità per distinguersi: fare le streghe o diventare sante …

Nei secoli scorsi tutte le “signorine di buona famiglia” dovevano saper suonare il pianoforte (conosciamo i nomi delle allieve di Scarlatti, Mozart, Beethoven, Chopin, Liszt, …). Poche però, anche tra le migliori (ce n’erano di brave, eccome!), avevano il coraggio di affrontare la carriera concertistica: forse per non sacrificare la famiglia, forse perché come “donne di spettacolo” potevano essere guardate con sospetto.

Il Novecento, invece, ci ha regalato pianiste meravigliose e di grande carattere! Oggi le giovani eccellenti pianiste sono molte. Forse, in termini numerici, i maschi hanno perso il loro predominio, almeno in questo settore …”

Mi interessa la sua attività musicale. Quale è il suo compositore preferito, sempre che ce ne sia uno in particolare e perché?

“Da qualche anno collaboro con l’Associazione Mozart Italia (come “direttore artistico”) e mi occupo dei Mozart Boys&Girls. L’impegno è notevole: organizziamo concerti (“Matinées in Casa Mozart” con giovani talenti internazionali), promuoviamo convegni mozartiani, curiamo pubblicazioni di studi inediti, sosteniamo scambi culturali anche con l’estero, inventiamo importanti eventi (Settimana Mozartiana, Help Japan), programmiamo concorsi internazionali (“AUDIMozart!” per strumenti a fiato e “Valperga” per violinisti e pianisti sotto i diciotto anni), …

Siamo premiati dal numero sempre crescente di associati e dal pubblico che segue fedele le nostre iniziative.

Benché sia socia dell’Associazione Mozart Italia, non amo solo la musica di Mozart, ma anche quella di Bach, Scarlatti, Chopin, Debussy, Ravel, Prokofiev, Shostakovic, …”

Come ultima domanda. La musica è spesso considerata la regina delle arti. Lei è d’accordo?

“Un brano musicale dice tutto dell’epoca in cui è stato scritto, ma soprattutto riesce a toccare sempre almeno una delle corde più intime di chi l’ascolta. Emozione allo stato puro! Cosa si può chiedere di più?”

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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