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Silver: “Vi racconto il mio Lupo”

26 Luglio 2014

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Silver: “Vi racconto il mio Lupo”

Un po’ gli assomiglia. Silver e Lupo Alberto ormai vivono in sintonia solo che uno si chiama Guido Silvestri e fa il fumettista mentre il secondo fumetto lo è e basta. Ieri al Pavillon des Fleurs nell’ambito della rassegna “Appuntamenti a Merano” protagonista è stato proprio il famoso lupo blu innamorato della sua Marta ma non della sua voglia di matrimonio. Perché, caro Silver, da papà di Alberto ci permetta di dire che, alla fine, quello famoso è lui.

“Io sono anche la mamma di Lupo Alberto però sicuramente è vero. Sono state molte di più le volte che io sono stato ospite di una qualche manifestazione grazie al mio personaggio che non il contrario”.

Intanto alla fattoria McKenzie ci si appresta a festeggiare un compleanno tondo tondo: per Alberto sono 40 anni di vita.

“In realtà alla fattoria no perché i miei personaggi non crescono anagraficamente e ci tengo che sia così. Lupo Alberto continuerà sempre ad avere quei 28-29 anni che gli ho dato quando lo creai. Nel nostro mondo, invece, la ricorrenza è vera perché la prima pubblicazione di una sua striscia fu nel febbraio 1974 sul Corriere dei Ragazzi. Curiosamente non fu il primo protagonista a comparire perchè è solo nella striscia numero 3 che fa la sua apparizione rubando Marta per amore e non per fame.

Scusi, perché Alberto?

“Ero stufo di quei nomi roboanti o americanizzati. Cercavo qualcosa di tradizionale e, soprattutto, cercavo la dignità dei nomi reali. Marta, Alberto, Mosè sono tutti funzionali a certi paradossi delle storie: ne accresce l’assurdità. Non funzionerebbe uguale con un Timothy qualsiasi”.

Il padre creativo e lei. Quelli d’ispirazione?

“Molti. Sono sempre stato affascinato da un certo modo di impostare il fumetto molto americano. Il tratto graffiato, il non soffermarsi troppo sul dettaglio e il modo di figurare i personaggi mi hanno sempre attirato. Non ho mai negato come Willy Coyote sia un prozio di Alberto: per disegno e comicità. Poi ci sono sicuramente elementi di Cocco Bill di Jacovitti, Braccobaldo, i Peanuts o dei persnaggi disneyani. Credo di aver attinto alle fonti giuste”.

Quanto deve al suo periodo di formazione “in bottega”?

“Tantissimo, ma erano anche anni più facili perché questo accadesse. Nella zona della mia Modena o di Bologna c’erano veri e propri gruppi di artisti e autori che lavoravano ai cartoni animati e al carosello. Grazie alla proposta di un mio professore universitario entrai nel 1971 nello studio di Bonvi 16enne. Lavorai al progetto di “Supergulp” e comunque appresi molto perché Bonvi era un 28enne affermato. Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, ma non mi piacevano molto i suoi personaggi. Erano stilisticamente lontani dai miei. Seppur giovane ero già piuttosto formato: d’altronde decisi a 11 anni di fare il fumettista. In ogni caso mi divertii molto. Lui si firmava Bonvi da Bonvicini, io scelsi Silver da Silvestri. Così, per tirarmela un poco anche io”.

Ci guadagnò anche un personaggio: Cattivik.

“Vero, nacque da un’idea di Bonvi nel ’64. Gli serviva per fare della satira per un giornale studentesco su alcuni personaggi noti della zona facendo il verso a Diabolik. Poi ebbe grande successo con gli Sturmtruppen e mi chiese se lo volevo. Non me lo feci ripetere due volte perché mi diverte molto: è una macchia indefinita e l’importante è che sporchi. Piace molto, ma stranamente non ha un grande successo di vendita e questo, chiaramente, lo penalizza”.

Torniamo ad Alberto: come può accadere che un lupo diventi blu?

“Accade quando l’autore e il fotolitista non si capiscono perfettamente. Inizialmente per me fu solo in bianco e nero, è nato così. Ben presto, però, Lupo Alberto si guadagna la copertina del Corriere dei Ragazzi quindi si poneva il problema di dargli un colore. Mi sono messo a fare un po’ di prove con dei pennarelli creando un qualcosa di orrendo che trasmisi proprio al fotolito. Evidentemente decise in autonomia che era meglio optare per un blu più semplice. Era il tempo dei puffi, d’altronde. All’inizio mi prese un colpo, poi devo ammettere che portò decisamente fortuna”.

Però nessuno è mai riuscito a farlo sposare.

“No, quello no. D’altronde senza questo tormentone le storie perderebbero molto. Non credo accadrà mai. Meglio: potrei pensarci solo quando Topolino e Minnie, fidanzati da 70 anni, convoleranno a nozze”.

Sesso. Ogni tanto qualche allusione salta fuori nelle storie della fattoria.

“Mi hanno sempre infastidito certe incongruenze. Prendiamo di nuovo Topolino: dopo sette decenni di fidanzamento quando arriva in un albergo prende la stanza diversa da Minnie. La stessa moltiplicazione dei nipotini è solo uno stratagemma per sviare qualsiasi ipotesi di rapporto. Mi sembra assurdo così come mi sembra assurdo che Pippo, un cane, porti a spasso Pluto: è un’incongruenza antropomorfa. Lupo Alberto, in questo, è meno paradossale. I piatti che mangiano i personaggi, per esempio, non sono mai fuori dalla natura degli animali che sono”.

Eppure dicono che una storia con Alberto e Marta sposati ci sia.

“Ne ho iniziata una in cui sono vecchi. Vero. Hanno anche adottato un piccolo lupo e un pulcino, ma non è mai stata conclusa e mancano totalmente i nomi. Vedremo”.

Intanto in molti ricordano un Lupo Alberto con un preservativo in mano.

“Una campagna che fece molto discutere. Porto pubblicità, se non altro colpì nel segno. Mi piace prestare il personaggio per battaglie sociali che sento mie. E’ così anche con Emergency del mio amico Gino Strada oppure l’Avis sul tema del dono. Sono un cittadino e mi piace poter dare quello che posso nelle cose in cui credo”.

Silver, 61 anni, è sposato e ha la bellezza di cinque figli. In famiglia, però, ha accettato di portarsene un sesto che aiuta tutti gli altri e pretende la sua scena.

“E’ assolutamente così e onestamente non saprei dirle chi è Silver senza Lupo Alberto. Non passa mattina in cui non mi svegli pensando a lui. O meglio, a quello che c’è da fare di legato a lui”.

Una dolce ossessione blu.

Alan Conti