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ARTU’, RE DEL RONCOLO

14 Aprile 2014

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ARTU’, RE DEL RONCOLO

Castel Roncolo è un piccolo simulacro alla nobile cavalleria ed era inevitabile che, prima o poi, vi entrasse da protagonista Re Artù. Dal 16 aprile al 2 novembre, infatti, aprirà i battenti la rassegna “Artus” dedicata al sovrano britannico in particolare e alle vicende dei suoi cavalieri in generale. Non è un mistero, infatti, che al Roncolo sia custodito il più grande ciclo di affreschi profani medievali al mondo: è il motivo per cui i turisti si incamminano verso questo gioiello anche senza sapere che tipo di mostra particolare ci sia. Questa volta, però, la manifestazione ospitata e la sua cornice entrano a strettissimo contatto, quasi si compenetrano. Nella Casa d’Estate, infatti, diversi cicli di pitture murali sono dedicati a romanzi o poemi epici sul leggendario Artù di Cornovaglia, divenuto col tempo luce assoluta dell’ideale cavalleresco che affascinò i Vintler. La famiglia dei proprietari del Roncolo, infatti, era di alta borghesia: aveva soldi, ottimi affari e una vita agiata, ma mancava loro il titolo nobiliare. Questo era il grande desiderio e quale miglior simbolo di Artù per proporre la propria candidatura forte?

“Un punto centrale della mostra – ha spiegato oggi il presidente della Fondazione Castelli Helmut Rizzolli – è costituito dal romanzo di Garello della Valle Fiorita di cui al Roncolo abbiamo l’unico ciclo di affreschi creato attorno al 1390 in una sala del palazzo orientale e completato con disegni ad acquarelli”. Fulvio Giorgi, per l’occasione, ha realizzato un modellino di questa stanza nel suo stato originale per mostrarne tutto il fascino. Contestualmente verrà esposto il più vecchio frammento del romanzo di Garello proveniente da Merano. Un documento che ha pure una storia travagliata perché, datato 1330, venne scovato nella biblioteca dell’Abbazia di Stams all’inizio del XVII secolo e usato come foglio da macero per un altro manoscritto. Chiaramente non se ne comprese la portata né la rilevanza.

Uguale attenzione verrà usata per la più famosa storia di Tristano, Isotta e Wigalois raffigurati sulle pareti e corredati dai fogli di manoscritto scoperti in alcuni libri presenti nel museo provinciale tirolese Ferdinandeum. Il culmine della rassegna, però, è un altro e ha del sensazionale. “Esporremo un frammento mai pubblicato della Historia Regum Britanniae di Geoffrey di Monmouth” continua Rizzolli. Quello che a prima vista può sembrare un pezzo da appassionati e poco più nasconde, in realtà, il seme della grande fama di re Artù. “Questo studioso clericale nato attorno al 1100 mise assieme durante il suo soggiorno ad Oxford la storia dei re britannici. Un’opera redatta in latino che assunse grande importanza proprio perché riportava, intrecciata, la vicenda di Artù con riferimento a fonti celtiche, pur non entrando troppo nel dettaglio”. Di fatto, insomma, Roncolo sarà al cospetto della prima biografia di questo mito realizzata incollando tra loro varie testimonianze, in larga parte orali. E’ la base di tutte le elaborazioni letterarie successive tanto da essere stata considerata per lungo tempo un libro di storia a tutto tondo. Il frammento di Bolzano non ha mai visto la luce di una mostra ed è stato pubblicato per la prima volta nel libro che accompagna l’esposizione con una datazione fissata al 1136/1137. Da quelle poche righe nacque una leggenda: quella carta è la mamma di Excalibur.

Alan Conti