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Il Porcellum e l’Ordinamento costituzionale

Quando la politica fallisce subentra la magistratura 

Il sistema politico sembra arrivato al suo capolinea: la politica è stanca, è senza idee, suscita sempre più sfiducia e disaffezione. E’ giusto quindi chiedersi perché la fiducia nell’opinione pubblica è bassa (meno del 10 per cento) o perché il cittadino non sopporta più i ciancianti messaggi politici. Se questa premessa è valida, necessita con urgenza un profondo cambiamento per rimettere al centro del paese il tema della sovranità popolare.
La vicenda del recente intervento della Corte Costituzionale sulla legge elettorale (Porcellum) aiuta a capire lo sconfortante groviglio in cui si trovano la politica italiana e il quadro istituzionale. Mi spiego.
Il Parlamento di oggi ha pochi mesi di vita: si presenta con rappresentanti di età media più bassa rispetto al passato e di un maggior numero di donne. Certo, è questa una novità ma di per sé insufficiente a “neutralizzare” la persistente e inarrestabile caduta di fiducia dell’opinione pubblica nei riguardi della classe politica ancora ancorata a fastidiosa autoreferenzialità e a perseverante chiacchiericcio. Si aggiunge a ciò l’incerta o carente rappresentatività democratica che, nell’attuale realtà parlamentare, si esprime con i cosiddetti ” nominati” (e non eletti).
Tale quadro già opaco e triste è stato “integrato” dalla sentenza costituzionale riguardante la legge elettorale. Il Porcellum è incostituzionale ed è stato bocciato. E’ quanto ha recentemente deciso la Consulta, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della norma con cui sono stati eletti gli ultimi tre parlamenti (2006, 2008 e 2013): incostituzionali sia il premio di maggioranza che la mancanza delle preferenze (cioè le liste bloccate lunghe). L’intervento della Corte è apparso “surrogatorio“ non solo nei riguardi delle istituzioni preposte (Parlamento) ma anche nei riguardi del cittadino (sovrano) ed ha anche “generato” una legge elettorale con il sistema proporzionale analogo a quello della prima Repubblica in netto contrasto con la recente esperienza politico-istituzionale basata sul maggioritario.
Perché il legislatore non è tempestivamente intervenuto con le necessarie modifiche ed ha invece atteso il rimedio istituzionale del Giudice delle Leggi?  Non mi si dica che è stata una sorpresa, perché i vizi e la non conformità al dettato costituzionale del Porcellum sono conosciuti pure dai sassi.
Ecco il punto: se si sostiene che l’attuale Parlamento (di nominati) è povero di rappresentatività democratica si può affermare che la Corte Costituzionale (con la richiamata sentenza) ne è dotata, anche se non trova diretto ed esplicito fondamento nel principio democratico?
In un sistema costituzionale come il nostro informato al principio democratico-rappresentativo, è indispensabile rispondere all’interrogativo circa il come sia possibile e legittimo che i giudici della Consulta, designati in modo non direttamente e formalmente democratico, possano opporsi – come nella specie – a ciò che legittimamente ha statuito, attraverso i suoi rappresentanti, il popolo sovrano.
Nella nostra democrazia rappresentativa il cittadino è sovrano e partecipa al governo della comunità con facoltà di porre in essere un proprio autonomo quadro di regole (nell’ambito del sistema elettorale il maggioritario è legittimo quanto quello proporzionale) se ciò è vero, allora abbiamo assistito – in spregio al collegato risultato referendario del 92-93 – alla trasformazione del sistema elettorale (da maggioritario a proporzionale) da un organo istituzionale non democraticamente eletto e privo di rappresentanza democratica. Non è questo un collasso istituzionale?
Di fronte a queste incertezze, bisogna cercare e ritrovare la buona politica, ricostruire un rapporto di fiducia tra politica e cittadini, riscrivere le regole della democrazia, riformare le istituzioni, aprire le porte ai cittadini per nuove forme di democrazia partecipativa e riaffermare la validità di un Parlamento, che sia forte, stimato e legittimo e composto da membri eletti. Siamo ancora in tempo?

 

 

Antonino Papa

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Antonino Papa

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