Categories: Cronaca

Aumentano le discriminazioni di genere e la violenza sulle donne

Urge un deciso cambiamento di rotta nell’educazione, anche in quella sentimentale

 

Nel suo intervento sull’Unità di domenica 29 settembre, Francesca Izzo ha sostenuto che qualcosa di inquietante disorienta noi cittadini, nelle polemiche che da tempo occupano i media a proposito degli stereotipi sessuali e delle discriminazioni che da queste ne conseguono. Izzo ci riporta a Bologna col tentativo di eliminare i termini di padre e madre dai moduli del suo Comune, ci ripropone la denuncia di un’immagine della donna dispensatrice di cure e di cibo, ma anche la contestatissima riproposizione della famiglia nella pubblicità del Mulino Bianco, affermando come si ponga poca attenzione nel rilevare le necessarie e dovute distinzioni.
Un anno fa, nel settembre 2012, sulle rive del Passirio decollò la campagna nazionale che portò un milione di donne nelle piazze di tutta Italia.
Ricordo bene il pensiero di Nadia Mazzardis, coordinatrice del comitato per l’Alto Adige, quando sosteneva come le immagini, quando assimilate in quantità massiccia, abbiano il potere di distorcere la percezione della realtà. Il suo pensiero percorreva la via che porta i media a proporre un’immagine della donna ottocentesca, succube dell’uomo, che in certa misura legittima la violenza. Parlava della nudità femminile come veicolo nella comunicazione mass-mediale e di come talvolta comparissero immagini diseducative perfino nei libri per i bambini.
Propose all’attenzione del mondo anche politico un programma in tre punti:educazione sessuale di genere nelle scuole; utilizzo del termine “femminicidio” in luogo di “delitto passionale”; e infine suggeriva l’impegno politico a contrastare l’immagine femminile come viene resa oggi dalle compagnie di marketing, intesa come «non solo quote rosa».
A questo panorama va aggiunto che negli ultimi mesi i femminicidi occupano le prime pagine di molti quotidiani, anche straordinariamente vicino a noi.
Interessante diviene allora un sondaggio svolto a Bolzano da Alessandro Urzì tra Oltrisarco, piazza delle Erbe e le vie del Centro storico, intervistando per strada circa 300 persone. Gli intervistati, pur riconoscendo il grande sforzo operato dalle forze dell’ordine di Bolzano, chiedono una copertura più capillare del loro servizio a tutela dei cittadini. Queste persone percepiscono una violenza maggiormente orientata alle donne, seguita da quella verso i bambini, e a seguire verso gli anziani e gli stranieri.
Ci si chiede inoltre se tutte le forme di violenza vengono denunciate. E ancora, cosa induce una persona che subisce violenza a non denunciare situazione e soggetto? Cosa possiamo fare in una società post-industriale così strutturata, così informata? Quale può essere il contributo di ciascuno di noi?
Ognuno, a nostro avviso, può muovere i primi passi del cambiamento partendo dal proprio agire. Con l’ educare al rispetto i nostri figli, insegnando l’alterità e la tolleranza ai nostri discenti e, perché no, nel provare a volerci bene. 
Al mondo politico e a chi è nella condizione di agire, chiediamo di capitalizzare le tante esperienze sul tema della discriminazione e della violenza, cioè di non lasciarle scivolare in un oscuro dimenticatoio. Chiediamo poi maggiore attenzione al tema della sicurezza e della comunicazione sociale, affinché i loro manifesti e programmi politici siano accomunati dal farci rivivere quella Bolzano che molti percepiscono meno sicura e tranquilla di un tempo.

 

Marco Schoepf

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