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Speciale innovazione: nuove sfide tra cultura e innovazione

22/06/2013 – Gli Assessori provinciali Christian Tommasini (scuola e cultura italiana) e Roberto Bizzo (lavoro, innovazione e cooperazione) hanno presentato al Museion Passage a Bolzano gli esiti della “Ricerca sulle industrie Creative e Culturali dell’Alto Adige”.
La ricerca, coordinata dal professor Giorgio Tavano Blessi, docente di economia presso la Libera Università di Bolzano, ha fatto una prima fotografia del peso e del valore di questa tipologia di “industria” ed è finalizzata a promuovere indicazioni per il futuro sviluppo di questa importante dimensione socio-economica.

La cultura ha assunto in anni recenti un ruolo sempre crescente non solo nella promozione di nuove opportunità di sviluppo per l’economia, ma anche delle relazioni tra la cultura e le imprese e i cittadini, quale strumento strategico per la salute, il benessere, la qualità di vita, la creatività e l’innovazione.
La ricerca è stata condotta tra il 2012 e il 2013, grazie alla collaborazione fra gli Assessorati provinciali alla Cultura Italiana e all’Innovazione.
Le potenzialità di sviluppo delle organizzazioni ed imprese culturali e creative costituiscono per l’Alto Adige un elemento in grado di elevare il valore del territorio con opportunità per lo sviluppo economico e sociale.
Dopo uno studio condotto su incarico della Commissione Europea nel 2006 ed una rilevazione effettuata a livello nazionale per verificare il contributo delle imprese culturali al prodotto interno lordo PIL, per la prima volta le indagini si svolgono su dimensione provinciale. Le imprese culturali e creative si aggirano attorno alle 2.200 unità con circa 5.800 occupati e con un fatturato di 658.000 Euro.
Le imprese culturali e creative costituiscono il 5 per cento delle piccole medie imprese altoatesine – PMI – che a loro volta sono circa il 3 per cento del tessuto economico complessivo dell’Alto Adige; in pratica gli occupati delle imprese culturali e creative costituiscono il 4,4 per cento di quello delle PMI altoatesine, senza contare i 6.000 volontari. In un momento di crisi quale quello attuale l’introito netto percepito da tali imprese rispetto alle imprese tradizionali è superiore, con un maggior margine anche per quanto attiene la crescita sia in termini di valore che di occupati. Senza tener conto degli impatti indiretti della cultura sul territorio in termini ad esempio di attrazione turistica e relativa spesa, qualità della vita e benessere, che porterebbero la stima delle ricadute complessive a cifre ben superiori.
A partire dagli anni 2000 è emerso con evidenza il ruolo della cultura nel promuovere nuove occasioni di sviluppo per l’economia, ma anche la forte relazione tra la cultura ed altre dimensioni della vita delle imprese e dei cittadini, ad esempio quale leva strategica per la salute, il benessere, la qualità di vita, la creatività e l’innovazione.
L’Assessore provinciale alla culturaTommasini ha dichiarato che “la cultura crea ricchezza e benessere e gli investimenti culturali sono quelli con maggior valore aggiunto che possono contribuire alla crescita economica con fattori esponenziali. Le imprese culturali e creative costituiscono uno sbocco forte per giovani sempre più qualificati (con laurea e master abbinati ad esperienze professionali all’estero) ed un forte valore aggiunto per il territorio e dei suoi abitanti. Il potenziale di crescita delle imprese culturali e creative si attesta tra i 4 ed i 5 punti percentuali.
“Lo studio deve quindi fornire le linee guida per incentivare questa nuova forma economica, che auspichiamo possa avere un impatto positivo anche sull’economia globale”, concludono gli Assessori Bizzo e Tommasini.
A breve lo studio sarà disponibileper la consultazione sulle pagine web della Ripartizione Cultura italiana e della Ripartizione Innovazione.

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