Cronaca

Maledetto alcolismo

2 Maggio 2013

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Maledetto alcolismo


Alcolismo, fenomeno, per anni troppo sottovalutato

di Elio Cirimbelli                                                                                                 03-05-2013

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Con piacere pubblichiamo la lettera al direttore inviataci da Elio Cirimbelli. Il tema trattato dall’amico Elio è di grande attualità e importanza. 

 

 

Dal 1981 al 1986, prima di fondare l’Asdi, mi sono occupato di alcolismo. Facevo parte del CRA, Centro Recupero Alcolisti, dove fungevo da operatore sociale, ricoprendo anche la carica di vicepresidente assieme a Cesare Guerreschi. Quello che oggi leggo sui giornali, noi lo dicevamo allora, con cognizione di causa; nelle scuole abbiamo somministrato decine e decine di test; personalmente, mi occupavo dei familiari degli alcolisti, tenendo gruppi settimanali e ascoltando le storie di tante persone, dove in famiglia, c’era un marito, una moglie, a volte anche un figlio alcol -dipendente. Famiglie in cui si riscontravano patologie correlate all’alcol, o decessi a seguito di patologie acute quali pancreatiti, cirrosi epatiche, epatiti e simili. Già allora, come sempre inascoltati, lanciavamo messaggi e tentavamo, attraverso i media, gli incontri, e i seminari, di gridare: “Attenti! In Alto Adige si beve troppo, ma si sottovaluta il fenomeno, perché fa parte della nostra cultura… “Sono passati più di trent’anni, e mi sembra che chi lavora in prima linea continui a lanciare gli stessi avvertimenti, ma che poi nelle retrovie, dove la politica s’incontra con l’economia, l’etica, ora come allora, sia messa facilmente in secondo piano, e per non affrontare il problema si decida ancora una volta di minimizzare. Sembrerebbe quasi che, per alcuni, in Alto Adige sarebbe meglio se certi fenomeni, alcolismo, separazioni e divorzi, e altre”patologie” sociali scomode, non esistessero, o perlomeno non avessero un gran peso, nonostante il pesante impatto che in realtà hanno sulla vita di noi tutti, e in particolare di quelli più deboli. Dicevamo : …..elementi culturali e organizzazione sociale si riflettono entrambi nella quantità dei casi di alcolismo ricorrenti in una comunità.
Le più importanti cause che possono determinare la consistenza e la popolazione alcolista di una comunità, rientrano principalmente in tre categorie: l’incitamento, l’occasione e l’esempio.
A mio parere, tutt’oggi si sottovaluta l’importanza dell’esempio. L’esempio ha una forza non indifferente e costituisce lo stimolo più efficace al bere smodato. In famiglia, gli amici più grandi, il gruppo, ecc. ecc. Ciononostante rimango del parere che l’assunzione di sostanze ” inebrianti ” sono spesso il sintomo di un disagio inespresso e difficile da decifrare. Allora si diceva, riguardo alla “potenza” dell’esempio che l’agente più importante è la famiglia. Avevamo osservato che i bambini, i ragazzi seguono molto l’esempio datogli dai genitori. Se in una famiglia si beve con moderazione, evitando l’eccesso senza sforzo, è improbabile che un figlio diventi un alcol-dipendente. Ma se questi vede spesso uno dei suoi genitori intossicato dall’alcol, non assorbirà la convenzionale disapprovazione sociale per l’ubriachezza, e ci sarà maggior possibilità che più tardi si conceda a degli eccessi d’alcol. Stessa cosa vale per i pessimi esempi forniti da una certa pubblicità che propone ai giovani un atteggiamento legato all’alcol superficiale e quindi dannoso. Non voglio avere la presunzione di essere un esperto, ci sono persone molto più qualificate di me, vorrei però aggiungere che è finito da molto il tempo delle analisi, statistiche, fotografie della situazione, etc., ora è tempo di agire. Sono passati più di trent’ anni, e siamo punto a capo.

Spero solo che per l’altro triste fenomeno di cui mi occupo, non ci sia qualcuno che tra vent’anni dica oggi quello che sto dicendo io per l’alcolismo.


Elio Cirimbelli