Politica

IMU e Berlusconi

12 Febbraio 2013

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IMU e Berlusconi


Abolire l’IMU? Ci guadagna ancora Berlusconi

di Joska Ravel

Edificio Parioli

 

I grandi palazzinari intestano le loro innumerevoli “prime” case a fratelli, amici, zii, nipoti, prozie e amici vari.

Queste sarebbero esenti da Imu, che invece verrebbe pagato per le “seconde” case che essi però hanno attentamente provveduto a non “possedere” 

 

Le clamorose quanto inattese dimissioni di Papa Benedetto XVI, per quanto fonte di rammarico, hanno almeno un risvolto mediatico positivo: per diversi giorni, se non settimane, lo strascico occuperà buona parte di teleschermi e microfoni, abbassando quanto meno il tono della campagna elettorale; ma soprattutto relegando in secondo piano il “Re del Teleschermo”  cav. Berlusconi che ci martella con le più stravaganti, quanto insidiose promesse in fatto di tasse e loro abolizione. Prima fra tutte l’Imu sulla prima casa, con altrettanto mirabolanti marchingegni per coprire l’enorme buco per i conti pubblici che si creerebbe. A meno che anche il Cavaliere, pur di non perdere parte della visibilità non decida di dimettersi a sua volta, pensando di battere  in fatto di clamore perfino il Santo Padre che non finiremmo mai di benedire a nostra volta, se l’evento si verificasse effettivamente (ma c’è poco da illudersi)!

Sta di fatto che per un po’ si diraderà il martellamento quotidiano e consentirà una sana pausa di riflessione sui contenuti della campagna elettorale da parte di un elettorato per un terzo disorientato e per un altro terzo incline a prestare orecchio alle sirene che predicano “via le tasse” e altre pericolose soluzioni- trabocchetto, come Imu, Irap e quant’altro.

         Non è che si muoia dalla voglia di pagare queste pesantissime gabelle, ma il Cavaliere, anche con questo ventilato provvedimento,  troverebbe il modo di guadagnarci più di tutti noi più modesti…contribuenti, privilegiati dall’autonomia speciale, talmente efficiente da portarci in alta classifica, come pagatori più corretti e puntuali. Un dettaglio non da poco, che nella foga di una campagna elettorale all’insegna delle reciproche rampogne, anziché sui conti e sui programmi è stata alquanto trascurata, mentre meriterebbe ben altro risalto sui mezzi d’informazione per smascherare con esempi semplici, ma efficaci per accessibilità, i trucchi contabili del centro destra di stampo berlusconiano.

         Basterebbe infatti ricordare, soprattutto a quanti sono tentati di abboccare all’amo dell’ astuto “Cavaliere di ventura”, che l’Imu è una imposta patrimoniale di carattere “progressivo” nel senso che paga, o dovrebbe, di più chi gode di case più grandi, di lusso o di interi patrimoni immobiliari, in zone urbane di pregio e quindi di alto reddito catastale, pur con tutte le storture che castigano proprio i ceti medi o medio bassi, a causa dalla disorganizzazione dello Stato e del catasto in particolare.

 Ora tutti sappiamo che Berlusconi è diventato letteralmente un collezionista di ville e residence in vari angoli d’Italia e non certo in zone tipo Aslago o Similaun. E’ anche vero che le seconde case pagherebbero comunque l’Imu, ma qualcuno ha mai verificato quale sia l’effettivo patrimonio immobiliare del Cavaliere e dei grandi “palazzinari”, soprattutto quali e quanti di questi immobili risultino seconde case, e non siano invece intestati a fratello, a vari figli e figlie, nipoti , collaterali, prestanome con ampio parentado e famiglie cosiddette “allargate”.

Chi si consola lasciandosi incantare dalla prospettiva di recuperare un chissà quale guadagno a breve termine, farebbe bene a fare un po’ di conti e ripensare quanto ha effettivamente pagato per la prima casa ,considerate anche le non trascurabili esenzioni. Sta di fatto che, come ha “rivelato”, purtroppo in un pressoché invisibile trafiletto, una penna al vetriolo qual è, Eugenio Scalfari, su 3,9 miliardi di gettito (salvo errori, poco meno di 8 mila miliardi di vecchie lire, tanto per dare un’idea realistica ai meno giovani),  alla massa dei contribuenti andrebbero pochi spiccioli, da meno di 100 fino a un massimo di 2-300 euro una tantum: cifre che non cambiano certo una vita, anzi alla fine potrebbero costarci altre lacrime e sangue. Quanto tornerebbe invece nei forzieri dei vari Paperon de’Paperoni di questa Italia, non possiamo quantificarlo, ma possiamo immaginarlo. Ma anche a costoro, ammesso che abbiano pagato il dovuto, il “rimborso” commisurato al loro patrimonio, non sarà tale da cambiargli la vita, ma comunque non la peggiorerà, con tanti saluti in ogni caso per la cosiddetta equità fiscale.

 

Joska Ravel