di Pinuccia Di Gesaro
Primo firmatario del Manifesto sociale – questo il titolo del documento sottoscritto da altri 25 rappresentanti della società civile, tra i quali operatori dell’assistenza, del sociale e sindacalisti – Otto Saurer dopo quasi cinque anni di assenza dalla scena politica, lancia un appello per “indicare all’opinione pubblica, ma soprattutto alla politica locale e nazionale” quegli aspetti problematici che nelle diatribe politiche quotidiane non trovano adeguata attenzione, smentendo preliminarmente un pregiudizio “diffuso anche da noi”. Non è vero – si legge nel Manifesto- che il sociale rappresenti un freno allo sviluppo economico anzi, al contrario, può costituirne il motore.
Assodato che all’origine dell’attuale crisi economica è la crisi finanziaria del 2008, nel Manifesto si legge che concause a questo dato fondamentale è “la disuguaglianza nella distribuzione del reddito, l’arbitraria privatizzazione dei servizi pubblici e la deregolazione dei mercati finanziari. Col crescente impoverimento e le trasformazioni demografiche si stanno delineando sviluppi che porteranno ad una maggiore spesa per il sociale e la sanità. Togliere risorse a questi settori vorrebbe dire chiudere gli occhi di fronte alla realtà e rischiare il collasso.
In consiglio provinciale dal 1983 fino al 2008, al termine di quattro mandati dal 1984 al 2003 come assessore con le competenze, tra altre, alla sanità, al servizio sociale e al lavoro,e nel quinto mandato responsabile anche per la scuola , la formazione professionale in lingua tedesca e ladina e l’Università, oltre che primo vicepresidente per ininterrotti 20 anni dal 1989 fino al termine della carriera, Saurer sottoscrive insieme al pool degli operatori che hanno elaborato il Manifesto che la richiesta di adeguamento dei contratti collettivi del pubblico a quelli di numerosi settori privati è ineludibile “specialmente da noi, in una terra con prezzi esorbitanti” e si dice convintissimo che formazione e istruzione sono “fattori produttivi e tendenti in futuro in esplosione.” Per questo, insieme all’Università, le scuole superiori a indirizzo tecnico e le professionali meritano grande attenzione e l’indicazione pratica è di sfruttare “le ottime strutture esistenti oltre alla nostra tradizione improntata da decenni al decentramento.”
Importantissima la conclusione. Saurer auspica caldamente la riattivazione della Consulta sociale ed economica che gioverebbe alla ripresa del partenariato sociale, modello che pur godendo da noi di ampio consenso è rimasto finora lettera morta, al di là delle retoriche proclamazioni di principio. Importante infine la sollecitazione all’imprenditoria che dovrebbe impegnarsi maggiormente nella cooperazione con le piccole aziende, accettando le strutture per il trasferimento delle tecnologie e incrementando con più convinzione l’esportazione. E, per chiudere, ancora all’imprenditoria l’invito ad accettare l’orientamento verso “il sociale considerato non un freno, ma piuttosto motore allo sviluppo.”
Pinuccia Di Gesaro
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