Cronaca

Carceri disumane3 min read

17 Gennaio 2013 3 min read

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Carceri disumane3 min read

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Carceri

di Tonino Papa  

CHE VERGOGNA… 

CARCERI INUMANE

 

 

Si parla di carceri, pene, detenuti solo in situazioni emergenziali, anche se ogni anno muoiono in galera circa 180 detenuti e un terzo di questi sono suicidi. La nostra Costituzione sancisce che la pena sia strumento di riabilitazione sociale, prima che sanzione punitiva. In questi giorni I’attenzione dell’opinione pubblica e degli Organi Istituzionali è concentrata sulla sentenza della Corte europea dei diritti umani che condanna il nostro Paese per lo stato “disumano“ delle strutture carcerarie.

 

 

 

I giudici di Strasburgo hanno stabilito che sette detenuti – tre nel carcere di Piacenza e quattro in quello di Busto Arsizio – sono stati vittime di trattamento degradante ossia costretti a vivere in celle troppo anguste (3 metri quadri), e quindi saranno risarciti – a titolo di danno morale – con complessivi 100mila euro.

In altri termini si contesta all’Italia la violazione del principio “naturale” del primato della persona umana che deve essere rispettata anche nella posizione di carcerato. C’è di più: la sentenza va oltre i casi singoli e afferma che nelle carceri italiane da anni esiste un degradante e generale sovraffollamento. Che vergogna per noi tutti, anche se colpevoli!

Non è forse questo uno stato di cose – che definirei di illegalità costituzionale – con cui lo Stato pensa di rispondere all’illegalità criminale? Intanto si continua a morire: nel nuovo anno 2013 si registrano già due suicidi tra i detenuti e dal mondo libero … tanto silenzio. Chiediamoci allora quanto può incidere il sovraffollamento, ossia Il degrado delle condizioni umane dirette e indirette che riducono gli spazi di vita, di socialità, di colloqui. Come si concilia il numero di suicidi, o le migliaia di atti di autolesionismo o gli scioperi della fame, oppure i decessi in carcere dovuti a mancanza o insufficienza di cure sanitarie col dettato costituzionale che cita espressamente il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità e le finalità rieducative della pena?

Ci si può tranquillizzare la coscienza quando si sente dire… sono delinquenti, hanno commesso dei crimini … oppure:.. abbiamo già tanti problemi, e tante persone oneste e perbene che fanno una fatica enorme a tirare avanti…! Invece poco si dice delle attuali condizioni di vita dei detenuti le quali non sono degne di un paese civile e le strutture non idonee alla riabilitazione dei reclusi. Dovrà continuare a essere così? E le istituzioni ?

Nel passato il dibattito tra politica e addetti ai lavori è sempre stato un fuoco di paglia durato pochi giorni e poi tutto… come prima. Ne fa fede il numero delle morti dei reclusi unitamente a quello degli agenti della polizia penitenziaria.

Il futuro Parlamento dovrà farsi carico di una profonda riforma legislativa che intervenga non tanto nel programmare e costruire nuove strutture carcerarie quanto nel modificare il codice penale e nel preferire le cosiddette misure alternative. Perché non escludere la reclusione carceraria per “reati leggeri”, ossia per quei reati puniti con detenzioni brevi? Perché non graduare gli illeciti con sanzioni pecuniarie, poi interdittive o prescrittive e infine – solo quando tali pene appaiono inadeguate – prevedere quelle detentive? Ed ancora: perché non personalizzare meglio la pena, tenendo conto del delitto, della persona e delle sue modificazioni in melius o in pejus?

Come e che cosa rispondere attivamente alla sentenza “epocale” di Strasburgo?

A mio parere se anche i ripetuti ammonimenti del Capo dello Stato non hanno scalfito l’indifferenza generale e sono stati inidonei a risolvere il problema delle carceri, può, invece, il Presidente Napolitano dare la prima e immediata risposta politica se ascolta le richieste in atto. Mi spiego.

Circa un anno fa il Presidente Napolitano – ai sensi dell’articolo 59 della Costituzione – ha nominato Senatore a vita il Professor Monti per meriti speciali (invero poco conosciuti dai cittadini).

Ebbene, da anni Marco Pannella ha messo in gioco e a rischio la sua vita per salvare quella delle persone in carcere: la sua nomina a senatore premia la sua passione civile ed esalta il senso profondo di questo impegno il cui obiettivo è quello di rendere la dignità e lo status delle persone uguali davanti allo Stato e alle sue leggi. Di questo oggi nessuna classe politica può fare a meno.

Antonino Papa