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Alessandro Urzì vs Mauro Minniti

di Jimmy Milanese 

ALESSANDRO URZÌ vs MAURO MINNITI

Alessandro Urzì e Mauro Minniti membri del Consiglio provinciale di Bolzano a confronto

 

La destra altoatesina, dinamiche complesse rappresentate da Mauro Minniti e da Alessandro Urzì. Mauro Minniti e Alessandro Urzì: due volti della destra altoatesina, o anche due volti della stessa medaglia? La discriminante politica di maggior spessore appare il rapporto nei confronti del partito di maggioranza sudtirolese SVP. In contrasto con Urzì, Minniti considera un progresso il dialogo con la SVP. Nel video che segue l’articolo, si sentano i due politici a confronto.

Quasi tutto nacque quel giorno di aprile del 2010 quando alla direzione nazionale del PDL si consumò l’ultimo atto dello scontro mediatico tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Fini, non è ben chiaro se fu cacciato o semplicemente si sentì cacciato, fondò un nuovo partito, “Futuro e Libertà per l’Italia”, decretando così la sua scissione dal PDL. Come uno tsunami, l’onda di quell’epico scontro, battezzato dalla celebre domanda di Fini al premier “Sennò mi cacci?”, arrivò puntuale sulle sponde alpine dell’Adige, innescando una reazione a catena tra gli ex di Alleanza Nazionale altoatesini che furono chiamati a scegliere tra il nuovo partito o la permanenza nel PDL. Mauro Minniti, allora discusso vice presidente del consiglio provinciale, decise di seguire Berlusconi e rimase nel PDL;invece Alessandro Urzì, consigliere provinciale del PDL, decise di non dimettersi dalla carica di coordinatore del gruppo PDL in consiglio provinciale, nonostante avesse espresso l’intenzione di seguire Gianfranco Fini. Il primo rimproverava al secondo le mancate dimissioni da capogruppo, mentre il secondo era in guerra con il primo da almeno due anni, ovvero da quando – era il 2008 – Minniti aveva accettato la poltrona di vice presidente del Consiglio Provinciale con i voti della SVP e del PD. Quella nomina aveva spaccato il PDL altoatesino in due come un melone, in parte perché venne decisa dalla Segreteria Nazionale e in parte perché all’interno del PDL tra i due già non correva buon sangue. Era una lotta di potere, per una nomina di grande visibilità e ritorno mediatico alla quale molti aspiravano.

In estrema sintesi, se prima Urzì chiese le dimissioni di Minniti sia da AN sia dal PDL, perché riteneva che la vice presidenza del consiglio provinciale dovesse essere assegnata su indicazione dei partiti di opposizione, in seguito Minniti chiese le dimissioni da coordinatore provinciale del PDL a Urzì, in quanto egli aveva dichiarato di voler seguire Gianfranco Fini nella costituzione del suo nuovo soggetto politico esterno al PDL.

Minniti e Urzì rappresentano oggi gran parte del burrascoso centrodestra altoatesino di antica e dimenticata matrice missina. Mauro Minniti può vantare una lunga militanza sia nel Movimento Sociale Italiano sia in Alleanza Nazionale, avendo dedicato gran parte della sua vita a rappresentare l’elettorato “italiano” di centrodestra. Alessandro Urzì, invece, proviene dal giornalismo, attività che ha abbandonato per iscriversi ad AN, riscuotendo vasto consenso tra l’elettorato di madrelingua italiana. Nel 2008 è stato il consigliere provinciale di madrelingua italiano più votato. 

Per anni i due hanno convissuto da separati in casa, ovvero nella stessa coalizione del PDL, ma senza che questo impedisse loro di pizzicarsi a vicenda. Oggi, sono quasi nemici, dal punto di vista politico s’intende; si salutano appena e non perdono occasione per scagliarsi l’uno contro l’altro. Spesso la battaglia si sposta dalle aule del consiglio provinciale al social network facebook, dove in comune hanno qualche amico, ma non certo l’amicizia. Li abbiamo contattati entrambi e chiesto di rispondere a 5 domande, per capire cosa li divida e cosa li unisca, e per comprendere la loro posizione critica circa la politica altoatesina.

Dalla video intervista emerge come Minniti consideri il confronto con la SVP un passo fondamentale per la destra altoatesina. Inoltre, egli intravede proprio nel disaccordo su questo punto le origini della divisione interna al PDL. Molto più duro Urzì, che individua nella mancanza di onestà da parte di alcuni soggetti politici del centrodestra altoatesino i motivi che hanno portato al suo frazionamento. Urzì punta il dito contro i cosiddetti “litigiosi” di AN, definiti una “cupola di persone” che ha seguito “interessi e vantaggi personali per nulla attinenti con la politica”. Secondo Urzì, Minniti avrebbe accettato la vice presidenza e la presidenza del Consiglio Provinciale per mero interesse personale e definisce quella scelta come una “politica negativa” per la comunità che lui si sente di rappresentare.

Critico è il giudizio di entrambi verso il partito di maggioranza assoluta, ovvero la SVP, accusata da Minniti di non avere trovato ricambi generazionali adeguati e un consenso più ampio del gruppo linguistico tedesco, ma piuttosto di avere messo fuori gioco l’avversario politico. Ancora più duro sembra Urzì nel suo giudizio contro la SVP, accusata di avere agito per soddisfare tutti i bisogni interni al gruppo linguistico tedesco. Citando sia l’onorevole Siegfried Brugger sia Silvius Magnago, Urzì sostiene che la SVP abbia spremuto l’Italia come un limone, ottenendo tutto quello che era stato richiesto. Secondo Urzì, questo ha portato la SVP alla formazione di una casta che si è spartita il potere in nicchie, trascurando i reali interessi della popolazione altoatesina.

 

di Jimmy Milanese

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