Cultura e società

Claus Gatterer

22 Novembre 2012

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Claus Gatterer

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di Pinuccia Di Gesaro

DALLA SCUOLA DANTE ALIGHIERI DI BOLZANO BUONE NOTIZIE

 

Con una soddisfazione che non so descrivere vedo in facebook la foto di un ragazzo che sta leggendo un libro che regge in mano sulla copertina del quale riesco a distinguere chiaramente Claus Gatterer, il nome dell’autore. La copertina è inconfondibile. È una nostra edizione di “Bel paese, Brutta gente“ del grande storico e scrittore pusterese che la nostra Casa Editrice Praxis 3 ha pubblicato in prima edizione nel 1989. È uno scrittore al quale sono particolarmente legata perché a lui devo, insieme al senatore Friedl Volgger – peraltro legati ambedue da grande amicizia – la più genuina e profonda conoscenza di questa terra che considero la mia patria, l’Alto Adige o Sudtirolo, sia che la si voglia chiamare con la denominazione napoleonica, oppure con la seconda, quella austriaca.

 

 

 

Il ragazzo che legge è un insegnante di Bolzano, salito in Pusteria a realizzare un progetto di educazione ambientale, o Heimatkunde, si direbbe più propriamente in tedesco. Per la precisione si tratta di un progetto SEA (Scuola Educazione Ambientale) che Alessandro Garavelli, insegnante della scuola bolzanina Dante Alighieri, sta conducendo nell’ambito delle iniziative della Intendenza Scolastica di lingua italiana di Bolzano in collaborazione con la pedagogista Natalie Grande, operatrice nelle scuole in lingua italiana e tedesca della provincia di Bolzano e quelle d’oltre confine della Pusteria austriaca.

Gatterer, nativo di Sesto Pusteria (1925- 1984), svolse per breve tempo attività giornalistica a Bolzano, dal 1948 a Innsbruck, poi a Salisburgo e infine a Vienna dove trascorse tutta la sua esistenza. Fu scrittore e giornalista di straordinario talento, riconosciuto con numerosi premi prestigiosi e acuto ricercatore storico. Il punto focale dei suoi interessi è costituito dalle problematiche connesse con la prima guerra mondiale e dalla questione delle minoranze nazionali austriache, in primo luogo dell’Alto Adige, la sua terra d’origine e profondamente amata, ma anche delle altre regioni storiche dell’impero austro-ungarico: Carinzia, Slovenia, Croazia, Boemia, Galizia, Rutenia e Serbia.

La casa editrice Praxis ha pubblicato tutte le sue opere, il romanzo autobiografico “Bel Pese Brutta gente”, il saggio storico “Cesare Battisti. Ritratto di un alto traditore”, il Quaderno di lezioni per la televisione austriaca “Italiani maledetti, maledetti austriaci”,e eil ponderoso “In lotta contro Roma”, l’insuperabile saggio storico sulle minoranze nazionali presenti su tutto il territorio della penisola italiana, oggi adottato in numerose Università italiane.

 

Pinuccia Di Gesaro

 

Pubblichiamo volentieri la testimonianza del lavoro didattico di Alessandro Garavelli:

 

La contrapposizione che in un primo momento si coglie negli scritti di gatterer e’ la solita dell’Alto Adige Sudtirolo, quella tra i sudtirolesi tedeschi, che sono quassu’ da sempre e gli italiani che sono giunti quasi tutti dopo l’annessione del sudtirolo all’Italia nel 1918. ma ben presto questa divisione sfuma, per dimostrare che vizi e vitu’ sono di tutti e di nessuno. appaiono così italiani saggi e tedeschi ottusi ma anche italiani sciocchi e tedeschi assennati, fanatici fascisti da operetta paesana ed anche nazisti di uguale pochezza.

 

Perché Claus Gatterer?

di Alessandro Garavelli

 

Nello scrittore sudtirolese c’è sempre lo storico e l’uomo di cultura che sa cogliere tutto il vissuto di un’epoca, che in parte perdura anche nel presente.

 

Ho conosciuto Gatterer attraverso “In Kampf gegen Rom” nella versione italiana “In lotta contro Roma”. La prima cosa che mi colpì (era il 1995) fu notare che la prima edizione in lingua tedesca risaliva agli anni ’60. Come mai trent’anni prima di vederlo tradotto? Non sapevo nulla del suo difficile rapporto con questa terra, da lui tanto amata. Devo dire che dopo vent’anni provo per lui ancora gratitudine. Per avermi fatto conoscere un punto di vista diverso sulla questione delle minoranze, non basato sulla tradizionale contrapposizione dualistica “italiani tedeschi”, ma attraverso un’analisi rigorosa delle vicende storiche che hanno interessato tutte le minoranze nella Mitteleuropa. Mi ha letteralmente cambiato la visione prospettica della questione..

 

Credo che Gatterer sia stato un precursore, forse anche un po’ profeta, e come tale ne abbia pagato tutte le conseguenze soprattutto sotto il profilo umano. L’alterare i nomi della gente e dei luoghi della val di Sesto non lo ha messo al riparo dall’ira di chi si è riconosciuto nelle vicende narrate. Tutto ciò lo ha condannato all’isolamento, nessuno in quegli anni poteva perdonare ad un conterraneo di mettere a nudo difetti e mancanze di una comunità che cercava nell’appartenenza etnica la propria dimensione identitaria. E’ stato bollato come traditore. Nulla di più comprensibile ed al contempo sbagliato.

 

Il percorso sulle tracce del libro è partito proprio dal concetto di “identità territoriale”, o meglio dall’assenza di questo concetto nella comunità italiana altoatesina.

 

Mi occupo di educazione ambientale da quasi 20 anni, per lavoro e per passione.

Sono nato a Bolzano, come mia madre, ma nessuno dei miei quattro nonni proviene dal Sudtirolo. E nessuno parlava tedesco in casa. Credo che la comunità italiana dell’Alto Adige sia simile a quella degli italiani di Libia. Estranea alla propria terra.

 

Ecco, Gatterer si fa ponte tra culture e divulgatore di Storia. Svela gli usi, i costumi di questa terra. Nelle pagine di “Bel Paese, brutta gente” ho trovato tutto quanto mi serviva per condurre con gentilezza i ragazzi alla conoscenza di un mondo per loro difficile da decifrare, quello contadino delle valli e dei paesi.

 

Il registro fortemente emotivo e autobiografico rende più facile l’empatia dei ragazzi verso le vicende narrate.

 

Non avendo in programma la lettura integrale del testo, unico modo per comprenderlo nella sua globalità, abbiamo volutamente tralasciato tutti i passi in cui il riferimento all’italianizzazione (Saltarello & Co…) o alle vicende storiche (elezioni del ’29, singole adesioni al nazismo) potesse dare adito a errate interpretazioni o equivoci.

 

 

Quando ho letto “Bel paese, brutta gente” sono rimasto colpito dalla chiarezza con la quale il Gatterer guida il lettore all’incontro con la cultura del Südtirol Alto Adige durante gli anni successivi al passaggio dall’Austria all’Italia. E lo fa attraverso una costante dichiarazione d’amore per la propria terra. L’entusiasmo e l’obiettività non sempre vanno a braccetto, ma Gatterer sembra proprio esserci riuscito.

 

Perché, si può chiedere, leggere Gatterer a scuola? Perché sono un sudtirolese italiano, ed ho sempre pensato che la comunità italiana dell’Alto Adige sia tutto sommato un quartiere di Milano sparpagliato su un’area pari all’estensione di Los Angeles. La maggior parte degli alunni di lingua italiana vive in un contesto urbano, che a sua volta costituisce, tutto assieme il 4% del territorio provinciale. Stando ai numeri, l’intera comunità scolastica italiana della provincia non è pari agli studenti del Comune di Bologna, per di più frazionati in gruppi distanti tra loro. Molti provengono da realtà “altre”, per lingua e cultura.

Il progetto SEA prende spunto dall’ idea di affezionare i ragazzi all’Alto Adige del quale Gatterer scrive con amore e profonda la conoscenza. Identità e territorio si intersecano in Gatterer come l’essere ed il dover essere. La nostra terra-Heimat si rivela per caso o per scelta.

E qui entriamo nelle nostre classi, due quinte della suola primaria per un totale di 46 allievi. E allora ci vuole una carta. Una grande carta geografica. Dove lo sguardo possa correre da Bolzano, epicentro fisico e significante del loro vissuto, fino ai luoghi narrati, lassù alla Pusteria fino ai confini orientali. Luoghi in parte già noti, da immaginare come sfondo, come elemento catalizzante dei racconti letti in classe. Racconti di vita quotidiana, in un ambito spazio-temporale lontano ma non troppo, diverso eppure riconoscibile, perché il territorio, quello, è rimasto quasi uguale. Allora partiamo dalla scuola, ma non dal maestro “Salterello” descritto da Gatterer, il suo maestro di scuola, una macchietta troppo caricaturale per dare l’idea di essere vero. Meglio le suore, Blanka (con la k, è tirolese…) e Crescenzia, le maestre della prima classe. Il calendario scolastico si avverte quasi metronomo degli eventi, dell’alternarsi delle stagioni, del succedersi di riti e dei costumi antichi. Lo spazio ed il tempo talvolta sembrano incrociarsi sui volti della classe in ascolto. Due frasi colte durante le mie letture ai ragazzi: “…Anche nel mio paese le maestre puniscono!” E poi: “Anche da noi gli uomini del paese si parlano dopo la preghiera…”

E poi l’idea dell’esperienza, del rileggere e riascoltare le pagine lette in classe nei luoghi in cui si svolgono gli eventi, e poter posare lo sguardo sulle immagini descritte.