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Autobrennero

50 e non sentirli! Cinquanta, tanti sono gli anni trascorsi dall’atto costitutivo che ha sancito la nascita dell’Autostrada del Brennero. Un traguardo prestigioso, per la Società certo, ma anche per quei territori che l’A22 l’hanno fortemente voluta e che per essa, usciti da un faticoso dopoguerra, si sono battuti, scommettendo sulla vitalità del corridoio del Brennero e sulla capacità lavorativa ed imprenditoriale delle sue genti. 
Una scommessa vinta! Da quella storica firma del 20 febbraio 1959, giorno in cui i Soci fondatori apposero il proprio nome in calce al documento, molta strada è stata fatta…un’autostrada verrebbe da dire, e non solo per averne costruita una! Realtà infrastrutturale tra le più importanti d’Europa, strategicamente collocata a crocevia di popoli e movimenti economici, l’A22 si è dimostrata capace di adeguarsi alle richieste del mercato, di rispondere alle esigenze di utenza e territori, coniugando le attese degli uni al rispetto degli altri, fornendo adeguate risposte alle trasformazioni imposte da una società in costante sviluppo.

 

Dal Valico del Brennero, posto a 1372 metri di altitudine, fino a Campogalliano, dove, attraverso la pianura padana, si respira quasi aria di mare. Un percorso lungo 313,5 chilometri, da tempi remoti “autostrada” di popoli e culture. Porta di accesso alle regioni mediterranee, ponte tra il freddo e razionale mondo del nord e la solare e fantasiosa estrosità del sud, attraverso il suo asse, e prima ancora tra le vallate che ne ospiteranno il futuro tracciato, è passata a più riprese la Storia. Quella con la “S” maiuscola, quella evenemenziale, dei grandi Fatti e Nomi, ma anche quella con la “s” minuscola, la storia quotidiana delle persone, di chi l’autostrada la percorre, giornalmente, per recarsi al lavoro o, nei mesi turistici, diretto alla propria meta di svago. 
Un’attenta lettura della “Dichiarazione sulla costruzione delle grandi strade di traffico internazionale” (Ginevra, 1950) lascia trapelare una prima idea di autostrada transfrontaliera a scavalco del Brennero. Decisivi impulsi giunsero poi dalla neonata Regione Trentino Alto Adige, dalla crescente domanda/offerta turistica e da un lento generale miglioramento delle condizioni economiche. La Regione e le Province autonome, supportate con convinzione dalle Camere di Commercio di Trento e Bolzano, ben colsero la funzione di volano della produzione, degli scambi e del turismo connaturata alla Brennero. Nata all’ombra dell’autonomia, l’A22 crebbe e si caratterizzò perseguendone gli ideali, fino a produrre un’efficace resistenza alle sirene di un possibile passaggio sotto il controllo dell’IRI. 
Dopo un percorso né rapido, né scevro di ostacoli, il 20 febbraio 1959, presso la Camera di Commercio di Trento, venne costituita la Società. Rinviata a future decisioni la partecipazione degli Enti di La Spezia e Parma, vi concorsero, ad eccezione di quelli veronesi unitisi in un secondo momento, quelli ancor oggi identificativi dei Soci territoriali di Autobrennero (Bolzano, Trento, Mantova, Reggio Emilia e Modena). Con atto rogato dal notaio Marchesoni si sancirono il primo presidente, Donato Turrini, ed il capitale sociale, 120 milioni di Lire. 
Il tracciato di massima  – elaborato dagli ingegneri Bruno e Lino Gentilini e dal sen. Guido de Unterrichter – non differiva molto da quello poi effettivamente realizzato, caratterizzato da una doppia carreggiata di m 7,50 ciascuna. Il progetto relativo al tracciato Brennero – Verona venne approvato dall’ANAS il 25 gennaio 1962, mentre nel 1963 venne firmata una seconda convenzione anche per il tratto Verona – Modena (la prima convenzione unica risale al 21 novembre 1973). Parallelamente proseguiva la non meno vitale partita della ricerca di finanziamenti. 
A monte dei lavori furono stabilite le modalità dell’esecuzione degli espropri dei terreni, la regolarizzazione dei rapporti con il pubblico e i privati, la stipula di convenzioni per la costruzione di sovrappassi stradali o ferroviari, per lo spostamento di elettrodotti (per un totale di 307 km), di linee telefoniche (74 km), di canali irrigui e di molti tratti di strade (252 km tra deviazioni e nuove costruzioni). La superficie di terreni acquistati fu di circa 21.500.000 metri quadrati, cui aggiungere numerosi fabbricati, per una spesa sostenuta pari a circa 23 miliardi di Lire. 
Nella seduta del 21 dicembre 1963, il Consiglio di Amministrazione deliberò l’inizio dei primi lavori con le opere dei ponti sul fiume Adige, a Vadena e Zambana, e sul torrente Avisio, in località ai “Vodi” di Lavis. 
Primo tronco ad entrare in esercizio furono i 50 chilometri tra Bolzano e Trento: il 21 dicembre 1968, sotto una fitta nevicata e – a causa di una delle ricorrenti crisi di Governo – senza alcuna cerimonia ufficiale, alle ore 15 fu data l’apertura al traffico. Fu subito chiara la necessità dell’opera: tra il 21 ed il 31 dicembre 1968 vi transitarono 45.724 veicoli (43.856 passeggeri, 1.868 merci). Tra il 1967 ed il 1974 – significativa la data del 5 aprile 1971 in cui cominciò a scorrere il traffico tra Austria e Italia – entrarono in esercizio tutti gli altri tratti. Il costo complessivo dell’intera autostrada fu di Lire 243.721.821.000, pari a Lire 780 milioni/km (2.300 milioni/km nel solo tratto Chiusa-Bolzano). Il primo utile di esercizio, con quindici anni di anticipo sulle previsioni finanziarie, fu raggiunto nel 1984. 
Cinquanta anni fa! Oggi l’A22, a dimostrazione della lungimiranza di quanti si spesero per la sua realizzazione, è impegnata, senza dimenticare il proprio core business, in nuovi progetti industriali e nella ricerca di una intermodalità spinta. Vetrina dei propri territori, impulso economico per le aree attraversate, coniuga gli interessi societari ad un preciso rispetto dell’ambiente e delle comunità circostanti. Cinquanta anni sono ormai alle spalle, ma, continuando ad adeguarsi alle evoluzione ed esigenze del mercato e della società, molti altri sono ancora di là a venire.

 

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