Unterberger (SVP) ”È un decreto contro la sicurezza!”

«Questo provvedimento fa esattamente il contrario di quanto aveva promesso il Ministro Nordio all’inizio del suo mandato: ridurre i reati per migliorare l’efficienza della giustizia. Ma questo, evidentemente, vale solo per i colletti bianchi.»

Così in Aula la Presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, sul decreto sicurezza.

«Questo – ha aggiunto – non è un decreto sulla sicurezza. È l’uso del diritto penale come arma di distrazione di massa. Un modo per alimentare l’illusione che basti inasprire le pene e criminalizzare la marginalità per generare sicurezza.

Altrettanto grave è l’effetto che queste norme producono sul piano dell’ordinamento. Incidono su diritti dati per acquisiti, come quello di esprimere il proprio dissenso o di poter circolare liberamente nei centri cittadini: ora è sufficiente aver ricevuto una denuncia negli ultimi cinque anni per un reato contro il patrimonio o la persona per essere sottoposti a Daspo.

Anche il principio di proporzionalità della pena, sancito dalla Costituzione, viene messo da parte: l’occupazione abusiva di immobili è punita da due a sette anni, una pena superiore a quella prevista per i maltrattamenti in famiglia o per l’omicidio colposo.

Per non parlare delle sanzioni previste per le madri detenute, senza alcuna garanzia per i minori coinvolti. O della norma che impone la chiusura del negozio che vende una SIM a un migrante privo di documento di riconoscimento.

Si arriva perfino a colpire un’intera filiera del Made in Italy. Con un tratto di penna viene reso illegale un settore, quello dei derivati della canapa, che produce due miliardi l’anno e dà lavoro a migliaia di persone. E questo in base a una comparazione del tutto illogica, secondo cui quest’economia favorirebbe la diffusione delle droghe. A questo punto, per combattere l’alcolismo, si proibisca la vendita dell’uva. O, per evitare che i delinquenti scappino ai posti di blocco, si mettano fuori legge le scarpe da ginnastica.

Nel frattempo consentite alle forze dell’ordine di portare armi anche fuori servizio, e introducete un sostegno economico fino a 30mila euro per gli agenti sotto processo per atti commessi nell’esercizio delle loro funzioni.

Queste non sono norme che aumentano la sicurezza, ma che creano cittadini di serie A e di serie B. E, ancora una volta, il Codice Penale viene usato per evitare di affrontare i problemi reali.

Esattamente come nel caso dei femminicidi: si punta tutto sulle pene, ma un violento di diciotto anni non lo fermi sbandierandogli il Codice Penale. O come con gli animali: pene più dure, ma nessun intervento su allevamenti intensivi o trasporti crudeli.

Per questo il nostro sarà un voto contrario. Quando il diritto penale viene piegato alla propaganda, non protegge ma tradisce la sua stessa ragion d’essere. E lo fa in nome di una visione politica che non ci appartiene: quella del debole coi forti e forte contro i deboli.»

Foto. A sinistra, Julia Unterberger