Sanzioni annullate ai non vaccinati: “Una questione di diritto”

È tornato prepotentemente alla ribalta il dibattito sulla legittimità o meno dell’obbligo vaccinale anti-Covid e, con esso, su tutte le misure adottate durante il periodo pandemico. Nel decreto ‘Milleproroghe’ emanato dal governo è infatti previsto l’annullamento delle sanzioni, pari a 100 euro, nei confronti degli over 50 che non adempirono all’obbligo succitato. Immancabile la polemica (alimentata da esponenti politici e dai media), che sta riaprendo la profonda spaccatura sociale vissuta negli anni scorsi. Spaccatura che non si è mai ricomposta completamente, né mai potrà ricomporsi, fin tanto che la Giustizia non fornirà risposte adeguate alle numerosissime domande conseguenti a quella drammatica realtà. Riguardo alle indignazioni sull’annullamento delle sanzioni, da parte di alcuni esponenti politici e del mondo sanitario, l’avvocato Olga Milanese (presidente dell’associazione Umanità e Ragione) commenta: “È importante stabilire alcune verità fondamentali, la prima delle quali è che il corpo umano è intangibile ed inviolabile. Nessuno può essere punito per una scelta che riguarda la propria vita, la propria salute e il proprio corpo. Coloro i quali negli ultimi anni hanno condotto delle campagne per sostenere l’aborto (cioè il diritto della donna di poter decidere cosa fare del proprio corpo) o l’eutanasia oppure questioni più controverse, avrebbero dovuto essere in prima fila per contestare le aberranti leggi dell’epoca Covid. Ben venga, quindi, questo piccolo ripensamento dello Stato, questo insignificante mea culpa, a fronte della campagna persecutoria subita da milioni di persone. Non mi interessa disquisire sui vaccini in sé, sebbene sia stato sdoganato a livello mondiale il fatto che i prodotti anti-Covid non siano mai stati sviluppati con l’intenzione di prevenire il contagio, cosa di cui noi eravamo a conoscenza fin dall’inizio. Non perché fossimo veggenti, ma semplicemente perché avevamo letto la documentazione scientifica a corredo dei prodotti somministrati. Come ho detto in precedenza, non mi interessa, in questa sede, tornare sulla questione scientifica. Non è la ‘scienza’ il punto e non lo è mai stata. Il punto era invece un principio di diritto ovvero l’inviolabilità del corpo, l’intangibilità del corpo come principio di umanità e di civiltà: aspetti, questi, che persino certi giuristi hanno dimenticato e continuano a dimenticare ancora oggi. L’annullamento delle sanzioni è inoltre riconducibile a una questione molto più semplice e banale e cioè all’adempimento di una promessa elettorale. Mi rendo conto che i politicanti e i commentatori da salotto non sappiano cosa significhi rispettare una promessa del genere. Aggiungo infine che vi sono dei motivi di opportunità economica: tali motivi risiedono nel fatto che la legge che ha imposto le sanzioni, così come la procedura e gli avvisi di addebito successivamente emanati sono stati scritti ed eseguiti talmente male, che parecchi ricorsi intentati dai cittadini sono stati vinti e vi è stata spesso una sonora condanna dello Stato alle spese processuali. Il che ci dice che è certamente più conveniente per lo Stato fermare questo ‘bagno di sangue’, (in cui ormai è immerso a causa di un contenzioso su scala nazionale ampiamente sfavorevole allo Stato stesso), piuttosto che incassare quei miseri 100 euro di sanzioni che avrebbero dovuto colpire i soli quattro ‘gatti’ non vaccinati”. Il CIEB (Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina) rincara la dose, ponendo l’accento sia sulla -imprescindibile- questione giuridica, sia su quella scientifica e auspica un ‘rinnovato approccio etico’. Il Comitato parla apertamente di ‘frodi scientifiche’ e di ‘scientismo’: ‘Un certo livello di tendenziosità dei sistemi di comunicazione, tanto scientifica quanto politica, è fisiologico, perché insito nella natura e negli scopi stessi dei media, ma la crescita esponenziale di questo livello registratasi a partire dall’affaire Covid evidenzia chiaramente l’intento di teleguidare la società civile verso un appiattimento acritico e acefalo in nome dello “scientismo”, la nuova religione fondata sul credere a ogni costo a ciò che gli scienziati dicono al di là e al di fuori di ogni evidenza, in base alle circostanze e, se del caso, contraddicendosi’. Non solo contraddizioni e incongruenze, ma anche tantissime menzogne da far impallidire persino Pinocchio: dall’inefficacia delle misure restrittive adottate alla mai dimostrata capacità dei prodotti anti-Covid di prevenire l’infezione, ma su cui si basavano invece Green Pass e obbligo vaccinale. Il parere n. 27 del Comitato si apre -e non poteva essere diversamente- con l’analisi giuridica: ‘In questi giorni politica e media fanno a gara per alimentare discordie e polemiche in merito al prospettato annullamento delle sanzioni pecuniarie a suo tempo comminate ai soggetti che avevano liberamente scelto di non assumere il cosiddetto vaccino anti-Covid, sanzioni palesemente in contrasto con le garanzie offerte dalla risoluzione n. 2361(2021) del 27 gennaio 2021 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa («Nessuno subisca pressioni politiche, sociali o di altro tipo affinché si vaccini, se non desidera farlo personalmente»), nonché dal regolamento n. 2021/953 del 14 giugno 2021 del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea («È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate»)’. Il CIEB sottolinea la questione tutt’altro che definita delle reazioni avverse, nonché dell’eccesso di mortalità (la tematica era già stata affrontata in un report da parte dell’associazione Umanità e Ragione, che aveva analizzato i dati italiani). Riguardo allo ‘scientismo’: ‘Occorre ricordare, in proposito, che la Convenzione di Oviedo sulla biomedicina del 1997, nonché le Dichiarazioni universali dell’UNESCO sul genoma umano del 1997 e sulla bioetica del 2005, pongono a carico dei medici/sperimentatori specifici doveri, quali il dovere di rispettare gli obblighi professionali e le regole di condotta ispirati al rigore, alla prudenza e all’integrità morale non solo nell’utilizzo delle migliori conoscenze disponibili e nella trasparenza delle decisioni adottate, ma anche nella presentazione dei risultati scientifici conseguiti. La Convenzione di Oviedo, inoltre, sollecita i governi nazionali a vigilare affinché le domande fondamentali poste dallo sviluppo della biologia e della medicina formino oggetto di un dibattito pubblico alla luce, in particolare, delle implicazioni mediche, sociali, economiche, etiche e giuridiche pertinenti: ed è ovvio che tale dibattito dovrebbe scaturire proprio dalla comunità scientifica che, invece, appare sempre più restia a svolgere quella funzione di analisi critica che costituisce la sua ragion d’essere. Non è questa la sede per investigare le cause di questa apatia, ma non si può fare a meno di segnalare due fattori determinanti: i mastodontici e non più mascherabili conflitti di interesse che condizionano il mondo scientifico e accademico, non solo in campo medico, e gli ostacoli alle carriere professionali di coloro che sollevano dubbi sulle narrazioni dominanti. In questa prospettiva, va ricordato che milioni di Italiani hanno accettato di “vaccinarsi” affidandosi all’autorevolezza, alla credibilità e, quindi, all’onestà intellettuale di organismi tecnico-scientifici, scienziati e docenti universitari – come anche media, politici, istituzioni – che indicavano nella “vaccinazione” il solo e unico strumento in grado di evitare il diffondersi del contagio, quando già nell’ottobre 2022 la Pfizer aveva ammesso pubblicamente, in un’audizione innanzi al Parlamento europeo, che il cosiddetto vaccino non era mai stato testato relativamente alla trasmissione della malattia, ammissione condivisa (e confermata l’estate scorsa, ndr) dall’Agenzia Italiana del Farmaco (in risposta a una Pec dell’associazione Arbitrium PSG, ndr). Nella stessa prospettiva, la frase “Se non ti vaccini, ti ammali e muori oppure fai morire gli altri” resterà iconica di un certo modo di fare biopolitica”. Conclude il CIEB: ‘Sulla base di queste considerazioni, il CIEB sollecita ancora una volta i cittadini a prendere coscienza della varietà dei meccanismi e degli strumenti che i professionisti dell’informazione – in qualsiasi campo, sia essa mainstream o antisistema – utilizzano per occultare strategie e dinamiche che hanno il solo scopo di azzerare il pensiero critico e, con esso, diritti e libertà fondamentali’.