La canzone “HH” fa faville e banalizza l’orrore del nazionalsocialismo

L’uscita della canzone “HH” di Kanye West ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione e i suoi limiti, specialmente quando si tratta di riferimenti espliciti a ideologie totalitarie e genocidi storici.

Se da un lato l’arte ha sempre avuto una componente provocatoria e di riflessione pubblica, dall’altro esiste una responsabilità sociale e personale che gli artisti devono considerare.

La banalizzazione o l’estetizzazione del nazismo, come avviene in questa canzone, è un fenomeno preoccupante.

Negli ultimi anni, simboli e riferimenti legati a quell’ideologia hanno trovato spazio in contesti che vanno dalla moda alla musica, spesso sotto la giustificazione della trasgressione o dell’anti-conformismo.

I social media, visti ogni giorno dai giovani, sono il luogo dove attraverso meme o reels si banalizzano figure come Hitler o altri personaggi noti alla storia.

L’uso irresponsabile di questi simboli rischia di desensibilizzare le nuove generazioni rispetto agli orrori della storia e, in alcuni casi, di alimentare una narrativa romanzata di quest’ultimi molto pericolosa.

Il ritorno del nazismo non è necessariamente legato a canzoni o prodotti culturali singoli, ma a un più ampio contesto di disinformazione, estremismo online e movimenti che riscrivono la storia per adattarla ai nostri giorni.

In questo senso, la canzone del cantante West, che ha ricevuto oltre 6,5 milioni di visualizzazioni in poche ore, non deve essere trattata come un semplice scandalo da social media, ma come segnale di un pericolo sociale che richiede vigilanza e un dibattito serio su alcuni momenti più delicati della storia, come il nazismo.

Per concludere torna in mente il grande Nicolò Machiavelli che si basava su una concezione ciclica della storia affermando: “Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi”.