I dati INAIL diffusi nei giorni scorsi relativi al 2024 dipingono un quadro allarmante per la sicurezza sul lavoro in Italia: 1.090 vittime, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Un dramma nazionale che trova un’eco pesante nella nostra regione, dove si contano 26 morti: 14 in Alto Adige e 12 in Trentino. Numeri inaccettabili che collocano la provincia di Bolzano tra le prime 20 in Italia per incidenza di mortalità, nonostante un numero di occupati sensibilmente inferiore rispetto ad altre province. Con poco più di 250.000 occupati, la nostra provincia ha registrato ben 14 morti, un dato che non può
Nonostante leggi, regolamenti e protocolli dedicati alla sicurezza dei lavoratori, il numero di vittime sul lavoro non accenna a diminuire. Tre morti al giorno, tutti i giorni, comprese domeniche e festività. Un dato che evidenzia una falla nel sistema e che porta a una conclusione evidente: le imprese non stanno facendo abbastanza per garantire la sicurezza dei propri lavoratori. La costante sottovalutazione dei rischi, l’inosservanza delle misure di prevenzione e il mancato rispetto delle normative sono le principali cause di questo scenario tragico.
Di fronte a questo disastro, lo Stato resta inerte – denuncia la UIL-SGK di Bolzano che osserva il fatto che quanto accade a livello nazionale – si riscontra a livello locale, con la provincia di Bolzano che non sfrutta gli strumenti a sua disposizione per migliorare la sicurezza sul lavoro. Il Comitato provinciale di coordinamento per la salute e la sicurezza sul lavoro, che potrebbe svolgere un ruolo fondamentale di coordinamento e indirizzo, si è ridotto a un mero adempimento burocratico. Un esempio emblematico di questa inerzia è il rifiuto della traduzione simultanea durante le riunioni, decisione che esclude dalla partecipazione chi non comprende il dialetto locale, vanificando così qualsiasi possibilità di dibattito costruttivo.
La UIL non intende restare a guardare e continuerà a battersi per il diritto alla sicurezza dei lavoratori.