Bolognano, Chiesa di S. Maria dell’Assunta. Applausi calorosi per l’Orchestra dei Filarmonici di Trento e per la violinista Elisa Cecchini

Nella ricorrenza di S. Stefano, su invito del Gruppo Concerti di Bolognano (giustamente supportato da Comune di Arco e Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto), nella bella e grande chiesa di Bolognano è risuonata la grande musica di Beethoven e Saint-Saëns, due autori importanti e impegnativi, molto bene interpretati dall’affiatata Orchestra dei Filarmonici di Trento, diretta dall’ottimo M° Alessandro Arnoldo e impreziosita dal bel timbro violinistico dalla solista Elisa Cecchini

Il concerto è iniziato con una bella esecuzione della Pastorale beethoveniana, opera resa con incisività e giusto peso sonoro. Una lettura emozionante ed esemplare anche nei rapporti e negli equilibri fra le varie famiglie strumentali dell’orchestra (ove si notavano anche tanti giovani e agguerriti strumentisti).

Sul manoscritto della Sinfonia n. 6 “Pastorale”, Beethoven aveva specificato “sinfonia caracteristica”. L’aggettivo “caratteristico”, nel Settecento, indicava la musica a programma basata soprattutto su metafore musicali visive (a differenza di quel che accadde poi nel Romanticismo, dove l’ispirazione era letteraria). Beethoven aveva in mente il progetto ardito e sperimentale di comporre una Sinfonia con uno stile tra l’antico e il moderno. Per evitare fraintesi, si era premurato di aggiungere la nota definizione “Sinfonia pastorella – mehr Ausdruck der Empfìndung als Malerey” (più espressione del sentimento che pittura).

Il grande Berlioz l’aveva ben compreso. Scrive infatti: “Questo stupefacente paesaggio sembra composto da Poussin e disegnato da Michelangelo. L’autore del Fidelio e della Sinfonia Eroica vuol dipingere la calma della campagna, i dolci costumi dei pastori. Ma intendiamoci: non si tratta dei pastori rosei e agghindati di Florian, ancor meno di quelli di Lebrun, autore del Rossignol, o di quelli di J.J. Rousseau, autore del Devin du village. Qui si tratta della natura vera: immagini parlanti, silenzio eloquente, vasti orizzonti… L’uomo è assente: solo la natura si svela e s’ammira!… Poi interviene l’uomo, l’uomo dei campi, robusto, religioso,… i suoi giochi gioiosi interrotti dal temporale… le sue paure … il suo inno di riconoscenza…”

A Beethoven è seguito Saint-Saëns – “Introduction et Rondò capriccioso” in la minore per violino e orchestra op. 28. Il lavoro, che fa eccezione alla vocazione classicistica di Saint-Saëns, si rifà al filone più brillante ed estroverso dell’età romantica ed è nato sotto l’influsso dell’amicizia del compositore con il violinista Pablo de Sarasate, famoso per le doti di intonazione e perfezione tecnica e per la trascinante musicalità. Il pezzo è ancora oggi amatissimo dai violinisti per la sua piacevolezza melodica e per la ricchezza e varietà degli episodi, che danno spazio sia al lirismo che al virtuosismo tecnico.

Accattivante e convincente è risultata l’interpretazione della composizione di Saint-Saëns da parte della brava, seppure giovanissima, violinista Elisa Cecchini. Il suo timbro dolce e nello stesso tempo incisivo, ha confermato, insieme alla sua musicalità, la perfetta sintonia con il direttore Arnoldo e gli orchestrali.

L’interpretazione complessiva è stata di ottima qualità: sia in Beethoven che in Saint-Saens, l’Orchestra dei Filarmonici di Trento si è comportata ottimamente, con precisione e con evidente entusiasmo sotto la guida sempre sicura e sensibile del M° Alessandro Arnoldo.

Dopo il bis solistico di Elisa Cecchini (Bach) e un’elegante e commovente esecuzione di Stille Nacht con cui l’orchestra ha concluso l’appuntamento, l’attento e foltissimo pubblico ha applaudito a lungo, decretando a tutti un successo molto caloroso.