“Il Santo Bevitore”, sul palco del Cuminetti l’opera di Joseph Roth

Prosegue il calendario di appuntamenti al Teatro Cuminetti di Trento curato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Giovedì 12 dicembre allle 20,30 andrà in scena Il Santo Bevitore di Joseph Roth, portato sul palco dalla compagnia ariaTeatro. Uno spettacolo diretto dall’attore e regista siciliano Giuseppe Amato, che ha curato anche la drammaturgia insieme a Chiara Benedetti. Interpreti: Giuseppe Amato, Chiara Benedetti, Stefano Detassis, Christian Renzicchi e Candirù.

L’opera è considerata il testamento del tormentato scrittore ebreo convertito al cattolicesimo. In scena vedremo quattro attori e un musicista che si alterneranno nella narrazione degli eventi tra canzoni originali e dialoghi, come una decadente jam session senza fine.

L’evento è inserito anche all’interno della Piattaforma regionale per la circuitazione dello spettacolo professionale dal vivo, l’iniziativa sostenuta dalla Regione Trentino-Alto Adige e promossa da Teatro Stabile di Bolzano, Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento e Coordinamento Teatrale Trentino, nato nel 2022 con l’obiettivo di rilevare e mappare le compagnie professionali sul territorio attraverso le loro proposte artistiche.

La leggenda del Santo Bevitore di Joseph Roth racconta gli ultimi giorni di un uomo qualunque, che vive in un indefinito angolo di una qualsiasi città moderna. Il racconto dischiude allo spettatore temi e significati misteriosi e ancora aperti, seguendo le vicende di un senzatetto di nome Andreas, allontanatosi da ogni bisogno borghese e materiale. Nei suoi ultimi istanti di vita però, egli si vestirà a protagonista di una serie di prodigi miracolosi, che ne riveleranno l’essenza e la vera natura.

Il nostro Andreas si imbatterà così in una serie di incontri fortuiti che lo spingeranno a rientrare nei ranghi di una società perbene e moralista, che lo vuole ancora consumatore, marito, amante, o uomo di potere. Di fronte a queste prove del destino, tra un bicchierino e l’altro, Andreas non si rivelerà un emarginato qualunque della società, ma mostrerà una purezza e un incanto d’animo che lo eleveranno a vero e proprio ‘Santo’.

Del resto, il protagonista della storia altri non è che l’alterego dell’autore stesso Joseph Roth, che nei suoi ultimi anni di vita, sebbene universalmente riconosciuto per la sua levatura intellettuale, visse ai margini, scegliendo la miseria e l’isolamento sociale. Nella parabola esistenziale degli ultimi, si può ritrovare l’intima essenza dell’uomo.

Così sarà anche per il Santo Bevitore, in lui purezza e oscurità convivono in un disegno narrativo che ha il sapore di una resa dei conti per l’intera umanità, di fronte ai propri limiti e alle proprie idiosincrasie. La leggenda del Santo Bevitore è uscita postuma nel 1939 e viene considerata il testamento del tormentato scrittore ebreo convertito al cattolicesimo Joseph Roth.

Ancora molto attuale è la lotta interiore tra le radici ebraiche dell’autore e la conversione al cattolicesimo, testimoniata dal rapporto a distanza tra Andreas e la statua di Santa Teresa di Lisieux nella chiesa di Santa Maria di Batignolles a Parigi, vicino alla quale il protagonista va a morire cercando di non perdere l’onore pur di saldare un debito contratto enigmaticamente con l’effigie della santa all’inizio della storia.

Nello spettacolo, il racconto si svolge, quasi interamente, all’interno di un locale notturno a metà degli anni ‘80, in un susseguirsi di eventi straordinari, il cui collante stilistico è la musica. Quattro attori sempre in scena e un musicista si alterneranno nella narrazione degli eventi tra canzoni originali e dialoghi, come una decadente jam session senza fine.

In un night club alla periferia di una grande città, una cantante misteriosa introduce la favola di Andreas, come una moderna profetessa di morte, dipanando le scene del racconto, assieme a personaggi ambigui e violenti che agiranno sul protagonista. Questi, si riveleranno facce e crudeli espedienti di un disegno più alto, dove il sacrificio di un senzatetto potrà essere sacro rito di salvezza per l’intera umanità.

Foto. “Il Santo Bevitore”@ Centro Servizi Culturali S. Chiara