Affari e Politica, il terremoto giudiziario che travolge il Trentino-Alto Adige/Südtirol

L’inchiesta che ha portato un vero e proprio terremoto a Trento e Bolzano segna un momento cruciale per il Trentino-Alto Adige.

Il caso Benko-Hager solleva interrogativi profondi non solo sul sistema di potere locale, ma anche sul rapporto tra affari e politica in una Regione come il Trentino-Alto Adige, spesso considerata un modello di amministrazione efficiente e trasparente.

Le accuse mosse contro gli indagati, che comprendono reati gravi come associazione a delinquere con metodo mafioso (Art.416-bis del C.P), disegnano un quadro ben strutturato e organizzato.

Secondo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trento, i ROS e la Guardia di Finanza sarebbe stato organizzato un abile sistema di potere che avrebbe condizionato appalti, concessioni e autorizzazioni, mettendo in pericolo e screditando la trasparenza del sistema economico e amministrativo trentino e altoatesino.

Dietro i nomi di René Benko, l’imprenditore austriaco noto per il suo potere nel settore immobiliare, e Heinz Peter Hager, la figura di spicco nella imprenditoria e nei rapporti con la politica locale, si cela un sistema che sembra aver approfittato delle relazioni privilegiate non per consolidare la propria influenza negli affari pubblici.

Il sospetto è che la gestione degli affari pubblici e privati sia stata trasformata in uno strumento per trare vantaggi personali, tradendo ovviamente la fiducia dei cittadini.

La vicenda deve essere un campanello d’allarme per l’intero Paese.

Se anche una Regione come il Trentino-Alto Adige, percepita come immune da fenomeni di corruzione che affliggono altre parti d’Italia, si trova al centro di dinamiche così gravi, significa che il problema è endemico al sistema Paese.

Per questo motivo sarebbe ingenuo ridurre tutto a una questione locale.

I legami tra economia, politica e interessi privati sono una realtà, ma il caso Benko-Hager è importante perché fa riflettere su tematiche rilevanti, come il rischio di concentrare troppo potere nelle mani di pochi, l’erosione della fiducia nelle istituzioni e nella politica da parte dei cittadini e la necessità di un controllo più stringente sulla trasparenza delle procedure.

La giustizia farà il suo corso e se ne occuperà la Magistratura, e nessun altro, a giudicare chi è effettivamente colpevole in questa indagine, ma la società civile non può restare a guardare limitandosi a dare spazio ai soliti e banali pregiudizi del tipo “son tutti ladri” o “il sistema funziona così”.

Quel che serve è invece chiedere con forza riforme che spezzino la connivenza tra affari e politica, che restituiscano centralità all’interesse collettivo e non a quello di singoli.