Si accinge a sorprendere la platea con un nuovo e stimolante tema, il giornalista bolzanino Marco Pugliese. A tenere avvinto l’auditorio (va da sé aspettarselo) sarà la vicenda vera della Olivetti e del suo titolare storico, punteggiata fra l’altro da informazioni esclusive e che verrà agilmente snocciolata con il supporto di immagini originali.
«Quando la Apple eravamo noi – Adriano Olivetti, una storia italiana», questo il titolo della serata rivolta a tutti gli interessati, che si svolgerà presso la Casa delle Associazioni di via Maso Hilber 1 a San Giacomo di Laives. L’appuntamento è per giovedì 17 ottobre alle 20:30 con ingresso libero; parcheggio disponibile. Organizzano il Centro culturale San Giacomo e Upad.
La conferenza che non t’aspetti, si potrebbe anche aggiungere, con un pensiero grato a priori per averla ideata al relatore e autore del ‘concept’. Un Marco Pugliese – collaboratore di testate giornalistiche locali e nazionali, docente presso UniBolzano, comunicatore a vari altri livelli e divulgatore nei campi economico, storico, letterario, sociale, geopolitico – sempre più attratto dalla sua missione cultural-conoscitiva di riscoperta e valorizzazione di pagine di vissuto di spessore del nostro Paese, e personaggi relativi.
Dopo infatti avere rimesso a fuoco, lo scorso anno, la figura di Enrico Mattei, ecco che quest’anno Pugliese punterà i riflettori su Adriano Olivetti: un gigante del suo tempo, e non solo in campo imprenditoriale, che con lungimiranza e spirito visionario prese in mano le redini dell’azienda di famiglia da dove era arrivato suo padre Camillo, facendone un’eccellenza italiana nel mondo.
Laddove il nome OLIVETTI rimanda automaticamente al concetto di macchine da scrivere e calcolatrici: strumenti di cui l’azienda di Ivrea ha contribuito a pieno titolo a scrivere la storia. Come esempio lampante, basti citare la celeberrima ‘Lettera 22’, macchina per scrivere apparsa sul mercato negli anni Cinquanta e divenuta non solo uno status-symbol ma un’icona a livello mondiale; e, più tardi, un oggetto di culto. Quanto alle macchine da calcolo, indimenticata la famosa serie ‘Divisumma’.
Nondimeno la Olivetti è stata anche altro. Il pensiero va alla sfera informatica e all’antesignano fra i ‘personal computer’: quel P101 Olivetti con cui la NASA calcolò le orbite, fra l’altro, della missione Apollo 11 che portò l’uomo sulla luna.
Forte delle sue relazioni dirette con l’Archivio Storico Olivetti, il relatore ripercorrerà, sicuramente nello stile accattivante che gli è proprio, la sfaccettata vita di Adriano Olivetti, ivi inclusi i suoi primi anni, l’eredità paterna, la carriera, la famiglia. Capitoli ricchi e coinvolgenti.
Parlerà, pur senza indulgere in eccessivi tecnicismi, della sua vena innovativa, della sua influenza sulla scena industriale, del suo ruolo nell’industria informatica, del suo guizzo imprenditoriale interpretato in chiave multi-disciplinare (con attenzione anche alla cultura, ad esempio), ma anche di quella filosofia ‘sociale’ che lo vide consolidare prassi di sostegno ai dipendenti che affondavano le radici nella visione di suo padre Camillo.
Ecco allora le sfide, ecco l’icona Olivetti – la fabbrica ‘buona’ dove conta essere all’avanguardia, produrre al top per fornire alla società nuovi ausili tecnologici preziosi, ma conta anche il dipendente come ‘persona’, da cui appunto la proiezione nel family-friendly.
E ancora i quadri di Guttuso, le arti figurative, la biblioteca di fabbrica, la cura del design, schegge di vita, come anche pillole di storia intrecciate agli accadimenti: scoprendo tasselli e riportando nel presente memorie su questa incredibile azienda e sul suo microcosmo.
Né mancherà un salto vero e proprio verso il nostro tempo, ponendo a raffronto la figura di Adriano Olivetti nientemeno che con quella di Steve Jobs: il rispettivo stile di leadership, le rispettive visioni, l’impatto dell’uno e dell’altro sull’industria informatica. Giusto per tornare al titolo… “QUANDO LA APPLE ERAVAMO NOI”.
Ma a questo punto, un paio di domande all’indirizzo del relatore sorgono spontanee: per entrare ancor di più nello spirito della imminente conferenza.
Marco Pugliese, in cosa ravvisa la “modernità” del personaggio Olivetti oggi?
[Pugliese] Olivetti era avanti anni-luce. Perché aveva capito che la società è fatta da interconnessioni tra diversi saperi, e che l’organizzazione delle aziende deve essere illuminata, deve essere trasversale. Nulla a che vedere con i modelli anglosassoni che oggi abbiamo tanto in mente, ma la cui presunta modernità, a mio avviso, in realtà è un passo indietro.
C’è qualcos’altro che l’ha colpita, in Adriano Olivetti?
[Pugliese] La sua capacità di trovare soluzioni tanto efficaci quanto semplici. Innovazione fu per lui anche, ad esempio, spostare una fermata del treno per dare più tempo alle sue maestranze da passare con la famiglia.
Non sveliamo altro, e pregustiamoci invece il piacere di assistere alla trattazione completa giovedì 17 ottobre alla Casa delle Associazioni di S. Giacomo.
Per informazioni: c.culturale.sangiacomo@gmail.com
In apertura, Marco Pugliese