La gestione dei rifiuti non è affare facile per nessuna amministrazione. Non fa eccezione quella di Laives dove da nove anni si cerca il bandolo della matassa. Durante il doppio mandato di Christian Bianchi, infatti, si sono avvicendati due diversi assessori, il sindaco stesso e un consigliere comunale delegato. Con qualche risultato positivo, come l’introduzione della raccolta dell’umido ma senza trovare una soluzione complessiva. Nel Partito Democratico chi ha da sempre seguito con attenzione il tema è il consigliere comunale Dino Gagliardini. “Il tema è complesso e composto da tanti aspetti: normativi, ambientali, economici, tecnici e organizzativi. Anche etici. Qualsiasi soluzione o riflessione che non sia approfondita non porta da nessuna parte”. In ogni caso, il Consigliere osserva che molto dipende dalla comunicazione e dalla riflessione con i cittadini. Sostanzialmente i problemi sono due: come si smaltiscono i rifiuti e quanto si deve pagare.
I social parlano chiaro: non vi è settimana che qualcuno non pubblichi una o più situazioni difficili. “Ha poco senso semplificare tutto dando solo la colpa ai maleducati o a chi getta le immondizie nei weekend, come usa dire l’ex sindaco – continua Gagliardini – ma la verità è che in nove anni né lui né i suoi collaboratori hanno trovato una soluzione. Ci chiediamo cosa abbia portato il tanto decantato ottimo rapporto con SEAB. È questa una critica alla municipalizzata? Ma no. Non possiamo dire nulla di negativo sulle capacità degli addetti e sullo spirito di servizio, ma è del tutto evidente che le isole ecologiche vanno ripensate con la pianificazione di investimenti congrui. Si tratta di una scelta politica e non tecnica, anche se ultimamente c’è chi tende a considerare la politica preistorica rispetto alla tecnica. Anche perché, almeno in parte, sarebbe necessario spingere sul coordinamento con il Comune di Bolzano che ha problemi analoghi”.
Tanto per quanto concerne lo status quo, ma per quanto riguarda la prospettiva bisogna guardare ai prossimi sei anni, quando l’amministrazione – fa presente Gagliardini – “dovrà occuparsi a fondo di questo problema. Lo richiede il decoro urbano ma anche l’efficienza del servizio, l’efficacia dei risultati e la sostenibilità dei costi che ricadono sulle tasche delle famiglie e delle imprese”. I risultati in termini di volumi e percentuali negli ultimi 15 anni non sono stati disastrosi, riconosce Gagliardini, “c’è stato un discreto successo, ma c’è ancora molto da fare per quanto riguarda la capacità degli utenti di differenziare correttamente. La raccolta della plastica, per esempio, è ancora deficitaria. Siamo sempre in attesa del tanto annunciato ampliamento del centro di riciclaggio che deve anche essere rivalutato. La proposta resta ancora quella di studiarne lo spostamento, se fattibile, in zona produttiva Vurza. Una scelta che sarebbe utile per ottenere la capienza necessaria a raccogliere e avviare a recupero il materiale differenziato di una città che produce rifiuti attraverso 8.000 utenze domestiche e circa 2.000 di provenienza produttiva. Sarebbe anche strategico posizionarlo in una posizione baricentrica rispetto a tre abitati di Laives, San Giacomo e Pineta mitigando il viavai delle auto che attraversano Laives per raggiungere via Galizia e l’attuale centro di riciclaggio.”
Non da ultimo va fatto un ragionamento culturale su come migliorare la sensibilizzazione sulla differenziata. “Manca un piano informativo e formativo – conclude Gagliardini – su come differenziare meglio e produrre meno rifiuti in generale. Le collaborazioni con Ökoinstitut sono molte positive in ambito scolastico, ma una grossa parte della popolazione adulta reitera alcune vecchie e consolidate abitudini sbagliate. Forse sarebbe opportuno avvalersi anche della collaborazione dei comitati di educazione permanente che hanno la finalità di formare ed educare.”
Foto. Rifiuti Laives