Il sindacato Uil Scuola interviene sulle polemiche nate dai tanti bambini italiani nelle scuole tedesche. “Argomenti pretestuosi e banali rispetto alla complessità degli interventi che andrebbe messa in campo. La prima soluzione? Sezioni bilingui negli istituti italiani e tedeschi già esistenti con docenti invertiti”.
Test, riunioni con i genitori o corsi di allineamento linguistico. Sulle iscrizioni alla scuola tedesca si è scatenata in questi giorni una ridda di indiscrezioni e soluzioni che strizzano l’occhio più alla polemica politica che non alla tecnica didattica. Si parla, insomma, pensando ad un elettorato che legge prima ancora di mostrare una volontà di reale approfondimento di logiche didattiche e prettamente scolastiche. Il sindacato della Uil Scuola è rimasto ad ascoltare aspettando che la polvere delle parole politiche calasse un poco tornando a ragionare davvero di scuola. “La questione è prima di tutto programmi e approccio didattico – sottolinea il segretario regionale Marco Pugliese – e qui la questione non viene presa con la dovuta attenzione e competenza. Gli italiani e i tedeschi non sono i lapponi ed un sistema altamente misto potrebbe funzionare ma è difficile. Si dovrebbero fare, per esempio, sperimentazioni alternate con sei mesi di storia in italiano e sei mesi in tedesco. Bene, allora quale programma usiamo? Quello delle scuole italiane o quello delle scuole tedesche? Gli aspetti concreti da affrontare per una scuola mista sarebbero molteplici e molto complessi. Anche quella non può essere ridotta ad un facile slogan politico”.
“Necessari ragionamenti di sistema”
La gestione della seconda lingua, comunque, è sempre quella centrale e più delicata. “La nostra proposta è di inserire delle sezioni bilingui negli istituti tedeschi ed italiani con insegnanti invertiti”. Niente Clil? “Il Clil presuppone docenti che siano in grado di insegnare sia la disciplina sia la lingua. Non sono cose così semplici: anche su questo tema siamo sempre al cospetto di una banalizzazione politica sbagliata”. Le scuole altoatesine, però, continuano a viaggiare su binari separati che paiono ormai anacronistici. “Sono figlie di uno Statuto di Autonomia che non verrà cambiato perché certi partiti sono nati per gestire la conservazione dell’identità locale. Qui non parliamo di lingua straniera ma di L2. Bisognerebbe anche potenziare la formazione dei docenti. Sono tutti temi che dovrebbero avere la priorità sui test linguistici ai bambini in entrata durante le iscrizioni. Ragionamenti di sistema che non possono essere cambiati in meglio da un colloquio in più o in meno con i genitori prima che inizino le lezioni. E’ sbagliato utilizzare questi aspetti per fare polemica”.