Crab e associazioni ambientaliste stanno lavorando intensamente in questi mesi ad un progetto per il ritorno di un centro recupero animali selvatici comprensivo di polo ambientale per scuole e cittadini. Comune e Provincia al lavoro per concretizzare la struttura in Strada Rio Molino.
Da quattro anni il Crab ha chiuso per inadeguatezza delle strutture e a farne le spese sono ora i volatili e i piccoli mammiferi selvatici che spesso hanno bisogno di cure, soprattutto in città. Senza contare come i volontari non sappiano a chi rivolgersi in caso di recuperi. Crab e associazioni ambientaliste, dunque, hanno presentato un progetto in linea con gli impegni normativi, gli obiettivi ambientali e di tutela della biodiversità al 2030. Un’idea che promuoverebbe in città una cultura della tutela e educazione ambientale e del rispettto verso i piccoli animali selvatici. Oltre a garantirne cure e recupero (che è il servizio di cui la città ha più bisogno).
Individuata l’area in Strada Rio Molino
Il progetto presentato, infatti, propone anche l’attività di costituzione di una clinica e di un giardino con voliere per la riabilitazione degli animali selvatici e pronto soccorso veterinario per piccoli animali selvatici feriti. Il luogo ideale è stato individuato a fianco della Giardineria Comunale in Strada Rio Molino. Proprio dove si trovava la vecchia sede del Crab. L’area, al momento, non è utilizzata dalla Giardineria nè dal Comune. Si trova in disuso. Nelle scorse settimane sono state rivalutate anche altre due possibilità avanzata dall’Ufficio Patrimonio del Comune (via Sarentino e Ponte Adige) ma entrambe hanno costi di adeguamento o condizioni orografiche incompatibili con un centro di questo tipo.
Costi a carico dell’associazione e volontari per curare
L’amministrazione comunale, dunque, sta quindi ora valutando di decidere se mettere a disposizione quell’area comunale per un polo ambientale e per il centro di recupero. L’associazione che dovrebbe gestire l’area dovrà essere selezionata dal Comune tramite apposita procedura pubblica. I costi di investimento e gestione saranno sostenuti dall’associazione tramite fondi pubblici provinciali (90%) e privati. Si prevede che il personale dell’associazione che gestirà il centro sarà formato da volontari, un direttore sanitario, responsabili convenzionati per alcune aree e, eventualmente, collaboratori. Si punterebbe molto su personale neo-laureato e tirocinante.
La palla nelle mani della giunta comunale
In queste settimane l’assessora all’ambiente Chiara Rabini è stata in contatto con l’Ufficio Provinciale Caccia e Pesca e con gli Uffici Comunali Ambientale, Patrimonio e Urbanistica per una proposta di decisione che in ogni caso dovrà essere adottata dalla giunta. La palla, dunque, è pienamente nelle mani dell’esecutivo che, dopo anni di richieste e riflessioni, può realmente cambiare la situazione. Un polo ambientale e un nuovo centro di recupero a Bolzano arricchirebbe la città e metterebbe al centro la natura e la tutela degli animali cittadini e risponderebbe a un bisogno espresso da dati e da molte associazioni e cittadini/e.
La collaborazione del dottor Mulè
Tra chi sta collaborando instancabilmente a questa possibilità troviamo il veterinario Vincenzo Mulè. Già responsabile del Crab (associazione che ancora oggi si occupa di queste attività in sinergia con Südtirol Exotic Vets) la sua consulenza è, al momento, fondamentale nella redazione di questa idea di progetto di polo ambientale e centro di recupero.
Alcune associazioni, come Lav e Wwf, continuano a esprimere pieno appoggio al progetto caldeggiando la prospettiva direttamente in Comune con alcuni incontri tenuti anche recentemente.
Perché serve un centro di recupero a Bolzano
Partiamo dalle basi: a cosa serve un centro di recupero? “A curare e riabilitare tutte le specie selvatiche rinvenute ferite o in difficoltà. Siano esse aviarie o piccoli mammiferi in difficoltà. Vale anche per le specie protette ad alto valore biologico. Il tutto, in questo caso, con la possibilità di essere anche un giardino tematico e ed educativo per cittadini e scolaresche. Una nuova prospettiva. Va considerata, inoltre, la possibilità, di raccogliere dati a fini di ricerca, statistica e monitoraggio delle malattie infettive. Nel 2016, per esempio, il Crab produsse un importante studio sulla tricomoniasi sul gufo reale presentato poi al congresso nazionale della Società Italiana Veterinari Animali Esotici”.
Bolzano è fondamentale: qui la maggioranza degli animali conferiti
Per capire la necessità di un centro di recupero vanno analizzati i numeri dei conferenti. Banalmente cosa fanno i cittadini quando trovano un animale selvatico in difficoltà. “In provincia al 73% sono privati. Il 55% dei conferenti arriva da Bolzano, l’11% da Terlano e il 6% da Laives ed Egna. È lampante il ruolo centrale del capoluogo. È il perno. Il 60% delle specie conferite, infine, fanno parte della fauna urbana”.
I dati del progetto
Il progetto andrebbe ad occupare 600 metri quadri con strutture amovibili capaci di comprendere ambulatorio, sala operatoria e bagni chimici in un container di 12 metri quadri (con l’aggiunta di 3 metri quadri del bagno) e voliere. È prevista una piccola casetta di legno con una cucina e il reparto nidiacei (anche questo di Massimo 16 metri quadri). Il totale della superficie occupata dalle strutture amovibili sarebbe di 30 metri quadri su 600: il parco esterno è fondamentale per il recupero degli animali selvatici e per implementare percorsi didattici per i cittadini.
Un caso esemplare dell’importanza di un centro di recupero comunale.
Un caso esemplare
La conclusione è dedicata ad un caso, se vogliamo, esemplare. Proprio l’altro giorno è stata trovata in piazza IV Novembre una calopsitta ferita. E’