Venezia. Durante il Salone Nautico di giugno balza all’occhio una mostra tutta particolare in uno dei padiglioni del vecchio Arsenale. Si tratta d’un percorso d’installazioni digitali, nello specifico d’opere NFT legate alla blockchain, ovvero la tecnologia (che in realtà nessuno sa con certezza chi abbia inventato) che di fatto “guiderà” il mondo nel futuro, dall’economia fino all’arte.
La mostra è “spontanea” e nasce da un gruppo d’artisti che con i propri sostenitori si sono scelti i curatori. I contenuti sono stati curati in modo indipendente, il principio base è il DAO (abbreviazione di Distributed Autonomous Organization) quindi prevale il decentramento, come la raccolta di fondi in piena autonomia.
200 gli artisti presenti durante i 7 mesi d’esposizione, su più metaversi paralleli e non, con Venezia come snodo virtuale e fisico.
Tra gli artisti Fei Jun, docente universitario e artista che ha rappresentato la Cina all’edizione 2019 della Biennale Arte di Venezia; Popil, curatrice e designer di animazioni indipendente, progetto Animated Reality Metaverse Exhibition; A-Duo, cantante e artista musicale; Zhao Xiaoli, pittrice, artista digitale e influencer; Song Ting, artista NFT e studiosa delle antiche tradizioni pittoriche cinesi. Molta Cina presente, del resto nel paese del Dragone questo genere di mostre sono sempre più frequenti, il motivo è banale: la distanze d’uno stato-continente.
gEnki si rivolge a tutti ma la Generazione Z, ovvero quella dei nativi digitali, trova casa in questa mostra, visto che si parla di giovani nati dopo il 1995, quindi sempre a contatto con cellulari ed internet di massa.
5G, AI, big data, blockchain, tecnologia xR (Extented Reality) contribuiscono a portare in un nuovo mondo artistico del virtuale, superando quel confine fisico dell’opera stessa. Quello che la normale opera d’arte suscita con le emozioni che arrivano al cervello, in questo caso è l’ambiente che avvolge l’osservatore. Metaverso appunto.
Concettualmente gEnki trascina nel nuovo mondo virtuale, lo fa con Venezia come cornice, ovvero con l’arte per eccellenza che contiene il virtuale, allo stesso tempo. Un concetto quantistico, ovvero quella contemporaneità di stato, dove 0 è 1 allo stesso tempo.
Quest’approccio era possibile anche con le opere classiche, che immergono allo stesso tempo in due luoghi, mentale uno, fisico l’altro, con il metaverso i due spazi s’uniscono e sono visitabili “lucitamente”, questo è gEnki.