Sono tre le notizie che hanno tenuto banco nei giorni scorsi. Partiamo dalla prima: il Centro nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA, finanziato con oltre 320 milioni di euro del PNRR. Proposto dall’Università degli Studi di Padova, il progetto vede la partecipazione non solo di altri atenei, ma anche di colossi farmaceutici (tra i quali Pfizer INC., BioNTech e Astrazeneca) e di imprese, come la Orgenesis Italy Srl, “figlia” della statunitense Orgenesis INC., il cui direttore medico è Heiko von der Leyen (il Management Team: https://orgenesis.com/team) (marito dell’attuale Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen), che figura come membro del Consiglio di Sorveglianza. La seconda: il via libera all’autorizzazione definitiva del vaccino Comirnaty (Pfizer). La terza: le dichiarazioni in un’audizione alla Commissione Europea della responsabile commerciale della Pfizer, Janine Small, la quale ha ammesso che l’azienda farmaceutica non ha mai testato il suo vaccino anti-Covid relativamente alla capacità di fermare la trasmissione del virus. A dire il vero, tale dichiarazione non rappresenta una notizia: nei documenti presentati per il rilascio delle autorizzazioni non è mai stato riportato che avesse proprietà sterilizzanti. Il 10 dicembre 2020, la FDA (Food and Drug Administration, l’ente regolatorio statunitense, il più importante del mondo) dichiarò espressamente, in un briefing contenente i risultati della sperimentazione clinica (sugli esiti si legga la nostra intervista del 20 novembre 2021 al professor Peter Doshi) del Comirnaty (due dosi), che i dati sulla trasmissione del virus nei soggetti vaccinati erano limitati e che, fra l’altro, non potevano essere date garanzie sull’efficacia del vaccino per un periodo superiore ai due mesi. Il briefing non evidenziò soltanto i grossi limiti in termini di efficacia, ma anche di sicurezza, precisando che la maggior parte degli effetti si sarebbe potuta rilevare solo dopo l’autorizzazione. La terza notizia consiste, quindi, nell’ennesima conferma dell’inutilità e della gravità delle misure coercitive adottate durante la campagna vaccinale: l’obbligo per determinate categorie, per gli Over 50 e l’introduzione del Green/Super Green Pass non avrebbero mai avuto ragione di esistere, in quanto mancavano totalmente i presupposti scientifici. Tra contratti ancora segretati, negazione o comunque banalizzazione delle reazioni avverse (tutt’altro che rare, come sottolineato nel nostro servizio del 10 agosto scorso), la “televendita” perpetua dei prodotti vaccinali ha invece ignorato persino la distinzione fondamentale tra efficacia assoluta e relativa, da noi approfondita nel pezzo del 4 giugno 2021. La propaganda a reti unificate (siamo già arrivati alla quinta dose, rispetto alle due previste inizialmente e non s’intravede la fine!) si è trasformata presto in una campagna di odio e di violenza psicologica senza precedenti nei confronti degli incolpevoli non vaccinati, apostrofati con gli epiteti peggiori, esclusi completamente dalla vita sociale e, a seguito dell’introduzione di obblighi vaccinali per categorie e del Green/Super Green Pass, condannati letteralmente a morte per fame, in quanto impossibilitati a lavorare. A tutto ciò bisogna aggiungere la becera ridicolizzazione delle terapie domiciliari, di cui ci occupiamo da novembre 2020. A proposito di cure, il Journal of Clinical Medicine ha finalmente pubblicato lo studio realizzato dal professor Marco Cosentino con la collaborazione dei medici di IppocrateOrg, studio di cui avevamo parlato il 9 aprile scorso, quando era ancora in pre-print. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con l’avvocato Olga Milanese, presidente dell’associazione “Umanità e Ragione”, già promotrice del Referendum No Green Pass, dell’esposto alla Corte penale internazionale, nonché in prima linea per la salvaguardia dei diritti inderogabili, ripetutamente violati dalla primavera 2020 a oggi. Sul finanziamento del Centro nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA, il legale ravvisa un palese conflitto di interessi. “Nello Statuto del Centro (a pagina 7, ndr) è previsto che tutti gli organi elettivi percepiscano un’indennità, stabilita dall’assemblea dei membri. I fondi stanziati dalla von der Leyen arrivano, in qualche modo, anche al marito, il quale occupa il ruolo di direttore medico della Orgenesis INC.. Nei documenti ufficiali (l’Allegato A è disponibile qui, ndr) si legge, per esempio, che il direttore generale percepisce un compenso di 150 mila euro: considerato l’elevato numero di partecipanti (tra questi vi sono anche delle banche), quanto denaro sarà destinato realmente alla ricerca e quanto alle indennità/compensi delle cariche elettive? Tutte le università hanno inoltre nominato un loro rappresentante. È discutibile, infine, che i debiti delle future generazioni (i fondi del PNRR per l’appunto) debbano essere investiti per finanziare centri del genere, anziché per potenziare la nostra sanità che, al momento, non solo è carente di strutture e mezzi ma è privata della fondamentale opera di migliaia di professionisti sospesi”. Per quanto concerne l’autorizzazione definitiva del Comirnaty, l’avvocato Milanese precisa: “Il mutamento di autorizzazione da condizionata a definitiva è avvenuto in totale violazione dei presupposti di efficacia e sicurezza prescritti dalle norme e in violazione delle disposizioni del regolamento europeo e delle direttive europee di riferimento. Era stabilito, infatti, che l’aggiornamento degli studi che legittima il rinnovo annuale dell’autorizzazione condizionata dovesse proseguire fino al 2024, ovvero al completamento del trial clinico”. I tempi sono stati incredibilmente ridotti in modo del tutto ingiustificato: “La normativa impone requisiti di efficacia e sicurezza, che non sono stati soddisfatti. La base giuridica del rilascio della CMA (la prima autorizzazione condizionata) è l’articolo 14-bis del regolamento (CE) n. 726/2004 e la direttiva comunitaria del 2001/83/CE, che richiedono la rigorosa dimostrazione che il farmaco oggetto di autorizzazione apporti sostanziali vantaggi a chi lo riceve (la normativa parla di “pazienti”) e che i benefici derivanti dall’uso del prodotto siano di gran lunga superiori ai rischi, che in ogni caso devono essere contenuti”. E sulle dichiarazioni della responsabile commerciale di Pfizer, Janine Small: “Per noi avvocati non rappresenta una novità, in quanto già i “bugiardini” precisavano l’assenza di prove sull’immunità sterilizzante dei vaccini, peraltro da subito chiaramente desumibile dai report ISS periodicamente pubblicati, che mostravano un numero sempre crescente di vaccinati contagiati e ricoverati (circostanza denunciata sin dai tempi del referendum anche nelle trasmissioni televisive). Era evidente che i vaccini non sarebbero mai stati in grado di fermare la diffusione del virus. Speriamo che ora anche la magistratura capisca e ci dia definitivamente ragione: la sospensione di milioni di lavoratori era del tutto illegittima non solo sul piano giuridico ma anche sul piano medico-scientifico. Anche il Green Pass è stato “giustificato” da un assunto completamente falso. La decisione di vaccinarsi o meno avrebbe, perciò, dovuto essere rimessa esclusivamente al singolo cittadino, non senza prima averlo adeguatamente informato della scarsità di benefici e della rilevante presenza di rischi derivante dall’uso di questi prodotti. Tutti coloro che hanno denigrato, colpevolizzato e perseguitato i non vaccinati hanno la responsabilità di aver istigato e fomentato l’odio sociale e dovranno prima o poi pagare i conti con la giustizia, innanzitutto reintegrando e risarcendo i lavoratori sospesi”.
Foto, Olga Milanese