Secondo Steve Blank:“Una startup è un’organizzazione temporanea che ha lo scopo di cercare e validare un business model scalabile e ripetibile”. La definizione di Steve Blank è quella più accreditata e identifica quelle caratteristiche che fanno della startup una start up, ovvero:
La temporaneità: lo start up è una fase transitoria, l’ambizione di ogni organizzazione imprenditoriale è diventare una grande impresa. La sperimentazione: la startup è alla ricerca di un modello di business, non sa esattamente quello che sta facendo, deve fare molti tentativi per trovare la formula giusta per essere profittevole facendo innovazione. Il modello di business oggetto della sua “search” deve essere scalabile (quindi operare in un mercato molto ampio, con possibilità di crescita) e ripetibile nei suoi processi (di vendita, distribuzione, ecc). È meglio che si sappia da subito che il 90% delle startup fallisce. Ma questo non deve preoccupare, perché come dice Arianna Huffingthon ‘il fallimento non è il contrario di successo, ma un altro gradino verso il successo’. Chi decide di aprire una startup deve tenere in considerazione diversi aspetti soprattutto in termini di marketing, pianificazione pubblicitaria ed investimento. Fondamentale è innanzitutto comunicare in modo semplice, trasparente e deciso il proprio arrivo sul mercato. Poi è inevitabile investire generose quantità di denaro in campagne di marketing, ed è per questo che risulta di particolare importanza la capacità di cogliere nuove opportunità finanziarie. Anche se molti sottolineano la necessità di catturare l’attenzione di venture capitalist, business angel o di aprirsi al mondo del crowdfunding, lo scenario più realistico è che una nuova attività dovrà contare sulle proprie forze economiche. Insomma, sarebbe meglio avere molto denaro proprio. Ecco alcuni degli errori più comuni quando si entra per la prima volta nel mondo del business.
Primo: cercare solo visibilità e non puntare decisi sull’acquisizione immediata di clienti: L’errore di per sé non è la ricerca di visibilità, ma la visibilità come obiettivo finale. Non c’è alcun nesso tra “ti vedo” e “decido di comprare da te”.
Secondo: investire subito massicciamente sul sito web. Il sito è ideale per mettere insieme contenuti che nel lungo termine (se strutturati e creati con i giusti criteri) arrivano a convertire un lead in cliente. Tuttavia, nelle prime fasi, è sconsigliato puntare tutto sul sito. Chi ancora non conosce il nome dell’azienda non può fare una ricerca attiva e trovare la pagina. Il sito non traccia immediatamente la resa di ogni sua componente, rendendo difficile capire dove intervenire per migliorare la performance in termini di conversione.
Terzo: perdere tanto tempo nel fare pubblicità “creative”: Arte, bellezza, poesia e giochi di parole non possono essere la base del marketing di una nuova startup, soprattutto se il suo obiettivo è trovare nuovi clienti. I creativi escludono i test: approvano le campagne in base al gusto personale. L’unico ‘gusto’ che però conta davvero è quello del mercato. E si può capire solo portando avanti test su test e analizzando i numeri. L’approccio scientifico è l’unico che davvero funziona.
Cosa deve fare una startup agli inizi.
Agli inizi, una startup che si finanzia da sola deve elaborare una propria strategia che le permetta di usare i mezzi giusti e parlare con il pubblico giusto; avviare una macchina che le permetta di avere un flusso stabile di clienti e di cassa. Deve costruire il suo ‘arsenale di testimonianze’ da integrare strategicamente nelle proprie campagne di referral marketing per rassicurare chi ancora chi non la conosce con l’opinione invece di chi si è già fidata del suo operato, cioè lavorare con una solida strategia basata sul passaparola.
Al NOI techpark a Bolzano esiste uno Start-up Incubator che mette a disposizione servizi e programmi che permetteranno di trasformare in realtà le visioni. E di bruciare le tappe nel cammino verso il successo.