ESCLUSIVO. Referendum No Green Pass, il professor Alberto Contri: “Il lasciapassare non è la libertà”

Docente di comunicazione sociale e Past President della Fondazione Pubblicità Progresso, da lui trasformata in vent’anni di gestione in “Un caso di eccellenza unico al mondo” come ha detto Giorgio Napolitano, il professor Alberto Contri è uno dei garanti del Comitato che promuove il referendum contro il Green Pass (il servizio del 17 settembre scorso: https://www.buongiornosuedtirol.it/2021/09/referendum-contro-il-green-pass-domani-parte-la-raccolta-firme-anche-online/). Opera nel campo della comunicazione da oltre cinquant’anni e, nella sua lunghissima carriera, è stato tra gli altri impegni consigliere d’amministrazione RAI, A.D. di Rainet, nonché ai vertici di agenzie di gruppi multinazionali, quali la Medicus Intercon International e la McCann Erickson Worldwide. Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina del Presidente Ciampi, dal ‘94 al ‘97 è stato membro del Board della EAAA (European Association of Advertising Agencies), unico italiano che sia mai stato cooptato in tale organismo. La raccolta firme per il referendum rappresenta un’occasione per approfondire, insieme al docente, i meccanismi attraverso i quali ha agito la comunicazione durante la pandemia. 
 
Professore, perché ha deciso di sostenere il referendum No Green Pass?
“Ho accettato di far parte del Comitato dei Garanti, poiché considero il Green Pass, nella modalità in cui si manifesta, uno strumento scorretto, fondato su misure illogiche e scientificamente inesistenti. Non comprendo perché si debba rinunciare alle libertà fondamentali, basandosi su princìpi così insensati. Indipendentemente dalla riuscita o meno della raccolta delle 500 mila firme utili a indire il referendum, ritengo importante che il maggior numero di persone dia una testimonianza contro l’illogicità di un simile provvedimento”.
 
Fin dall’inizio della pandemia si è stabilito di colpevolizzare il prossimo: i runners, i giovani (“è colpa degli assembramenti, della movida e degli aperitivi”, si diceva), i frequentatori delle discoteche, i “furbetti” delle seconde case, gli insegnanti e gli studenti. Adesso è caccia aperta ai non vaccinati. La strategia del terrore ha funzionato?
“Prima della “Paura”, con la “p” maiuscola, ha funzionato l’antichissimo “divide et impera”: è stata divisa la popolazione, mettendo gli uni contro gli altri, costruendo inoltre categorie di persone più vicine al pensiero di chi comanda, allontanando invece i “reietti” di turno. Numerosi sociologi ci riferiscono di famiglie divise, i cui componenti entrano in contrasto dibattendo su tematiche che, in realtà, pochissimi conoscono: litigano basandosi su ripetitivi mantra che propinano loro i mass media. Prendono parte alle trasmissioni televisive i soliti ospiti, giornalisti e virologi, i quali ripetono tutti la stessa cantilena, seminando una verità “scientifica” non corrispondente alla realtà”.
 
A cosa si riferisce, esattamente?
“In qualità di docente di comunicazione affermo che mai si era vista, nel nostro Paese, una narrazione talmente univoca, ma che non corrisponde alla verità scientifica. La scienza non può essere dogmatica: per sua natura deve essere sempre aperta al confronto e alla discussione. Cosa che, dall’inizio della pandemia, non è mai avvenuto: si è deciso di puntare esclusivamente sui vaccini che, stando agli ultimi studi, stanno perdendo drasticamente la loro efficacia, piuttosto che sulla prevenzione e sulle cure domiciliari precoci. Si stanno moltiplicando gli studi che bocciano senza mezzi termini il protocollo “paracetamolo e vigile attesa”. All’inizio della pandemia, quando non si conosceva la malattia, era comprensibile commettere degli errori: dopo sei mesi, però, no. Chi ha promosso tale protocollo ha sulla coscienza migliaia e migliaia di morti”.
 
Può farci un esempio?
“Se, negli Stati Uniti, le riunioni dell’FDA (Food and Drug Administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ndr) sono pubbliche e aperte anche a esperti contrari a determinate posizioni, da noi avviene invece tutto nelle segrete stanze. Colgo l’occasione per precisare che, tra il ’72 e il ’93, sono stato ai vertici di un network multinazionale basato su agenzie specializzate nella comunicazione alla classe medica. È opportuno sapere che, relativamente ai farmaci, i medici non ricevono alcuna informazione né da parte del Ministero, né da altri enti, bensì esclusivamente dalle case farmaceutiche. Il network di cui facevo parte era il più grande del mondo, primo assoluto in Italia, ragion per cui la maggior parte delle conoscenze sui farmaci, da parte dei medici italiani, è transitato dalle nostre scrivanie. Offrendo attualmente la mia collaborazione a una fondazione che organizza seminari virtuali per oltre 700 medici due volte al mese, ho inoltre la possibilità di ricevere da questa istituzione tutti i più aggiornati lavori scientifici sul Covid, e quindi tutto quello che affermo si basa su lavori e studi pubblicati sulle riviste più autorevoli”.
 
Il lasciapassare ha inasprito gli animi e messo gli uni contro gli altri. L’Italia è stato il primo Paese del mondo ad avere introdotto un Pass così restrittivo e perdurante. Forse perché l’Italiano medio accetta passivamente qualsiasi imposizione?
“Credo che il popolo italiano sia tramortito e bastonato da un anno e mezzo di lockdown e di misure che hanno colpito pesantemente il ceto medio-basso. Da una parte la paura della crisi economica, dall’altra quella nei confronti del virus. E così il popolo ha atteso l’intervento di un deus ex machina che gli risolvesse tutti i problemi, presumendo che qualsiasi decisione delle autorità istituzionali venga presa per il bene comune. Essendo stato presidente di Pubblicità Progresso dove per vent’anni mi sono occupato di etica pubblica, mi sto accorgendo che, purtroppo, oggi non si sta affatto perseguendo il bene comune. Ne dà testimonianza la situazione politica attuale: tutti i partiti che stanno al Governo sostanzialmente sono degli esecutori. La scarsa partecipazione al voto dell’ultimo weekend dimostra, a mio avviso, che la gente consideri inutile scegliere un partito che non può poi scegliere. Stiamo quindi attraversando una grave crisi democratica”.
 
Il meccanismo è sempre lo stesso: prima della loro emanazione, misure restrittive e provvedimenti vengono preannunciati dai media, che “allertano” l’opinione pubblica. Si tratta di una tattica per indorare la pillola o per sondare il terreno?
“Consiglierei a tutti di guardare Black Mirror, una bellissima serie distopica andata in onda su Netflix e che metteva in luce tutte le derive a cui sta andando incontro la nostra società con l’abuso della tecnologia. Stiamo vivendo in un mondo in cui un gruppo di potere economico sta approfittando di un popolo sempre più narcotizzato, per fare ciò che vuole. Il periodo in cui viviamo è estremamente pericoloso. In Cina, poi, esiste il social credit, un sistema che punisce chi non osserva le regole precostituite: i trasgressori perdono progressivamente tutti i diritti, rimanendo emarginati. Sembra fantascienza, invece è realtà. Lo avevo ampiamente descritto nel mio saggio La sindrome del Criceto (Ed. La Vela 2020)”.
 
Quali sono state le principali responsabilità dei media, durante la pandemia?
“Innanzitutto l’avere diffuso notizie basate su una unica versione della verità. Faccio una premessa: ai tempi in cui dirigevo la Medicus Intercon, (dal ‘72 al ‘93) le case farmaceutiche promuovevano farmaci di grande utilità, mentre ora le scoperte di farmaci importanti sono assai esigue. Con il trascorrere degli anni gli azionisti delle varie aziende che erano medici e ricercatori sono stati sostituiti dai loro figli, non sempre all’altezza e, infine, dai fondi di investimento, come Black Rock che, con le sue diramazioni, gestisce quasi la metà del Pil mondiale. I fondi hanno come unico obiettivo generare profitti e creare lobbies per ottenerli: impiegano pubblicità e pubbliche relazioni per raggiungere i loro obiettivi, perciò è plausibile che i media ricevano investimenti pubblicitari da loro. Sarebbe infine necessario sapere se i virologi che presenziano in tv e che considerano i vaccini così efficaci e sicuri abbiano o meno conflitti di interesse con le case farmaceutiche.”.
 
L’Italia occupa il 41mo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. La Namibia è 24ma, Capoverde 27ma, Ghana 30ma, Burkina Faso 37ma. Come se lo spiega?
“In Italia non esistono editori puri, bensì editori che rispondono a interessi privati, che condizionano pesantemente il contenuto della stampa. Si tratta, purtroppo, di una storia vecchia come il mondo”.
 
Affrontiamo le contraddizioni del Pass: sui treni ad alta velocità è obbligatorio, sui regionali no. Per lavorare sì, per fare la spesa e per andare a votare no. Chi non ha il Pass può bere il caffè solo in piedi e al bancone, perché se si siede diventa un untore…
“Non c’è altro da aggiungere: tutto questo dimostra l’illogicità del Pass. Avevo manifestato entusiasmo di fronte alla notizia di Draghi quale nuovo Presidente del Consiglio: ora non comprendo per quale motivo, un personaggio della sua levatura, sostenga provvedimenti del tutto illogici e inaccettabili”.
 
Il ruolo dei social e del web: cosa sarebbe successo se la pandemia fosse esplosa negli Anni 90, quando internet era ancora agli albori? Avremmo avuto ugualmente il Green Pass?
“Non so rispondere a questa domanda. Tuttavia mi limito a precisare che, oggi, numerose informazioni vengono censurate: i social media stanno infatti facendo di tutto per bloccare determinate notizie. Altra questione riguarda i siti di debunking, i cosiddetti siti “antibufale”, che sono finanziati anche da Google e Facebook. E chi c’è nell’azionariato di Google e Facebook? Ancora una volta: BlackRock. Cosa vuol dire? Che l’azionista delle case farmaceutiche è pure quello dei siti “antibufale”. Noto un’insistenza nel delegittimare tutto ciò che non è vaccino. Tuttavia, nonostante queste censure, i social media sono ancora l’unico luogo in cui la verità sta facendo finalmente capolino”.
 
Stiamo attraversando un’emergenza infinita: abbiamo vaccinato circa l’80% degli over 12, tuttavia non sembra ancora sufficiente. Ci avevano promesso: “Con il vaccino torneremo alla normalità”, ma la salvezza sembra essere sempre una dose più in “là”?
“Trovo scandaloso che si debba alzare continuamente l’asticella della percentuale dei vaccinati per definire conclusa l’emergenza. Si era partiti dal 60%, che poi è diventato, 70, 80, 90. Qualcuno adesso sostiene sia necessario arrivare al 100%, quando in realtà i più grandi virologi del mondo dichiarano che l’immunità di gregge è un miraggio e che sarà possibile raggiungerla solo attraverso l’immunità naturale. Ovviamente adottando protocolli di cura domiciliare precoce, per evitare che la malattia degeneri. Perché si è scelta invece la strada del protocollo sciagurato “tachipirina e vigile attesa”? Per lo stesso motivo per cui non è possibile introdurre il Green Pass in metropolitana: il medico di medicina generale (che non ha più il rapporto diretto e personalizzato con tutti i suoi pazienti) è impedito ad assistere contemporaneamente la moltitudine dei malati Covid, e quindi non si è potuto (o voluto?) dargli direttive”.
 
Pochi ricordano l’arrivo delle prime fiale (fine dicembre 2020), in un furgoncino speciale scortato dal Belgio all’Italia: il vaccino era stato definito il regalo di Natale da parte della scienza. All’inizio poteva essere somministrato solo negli hub, mentre dalla primavera in poi è stato inoculato anche nelle piazze, nei centri commerciali, sugli autobus, sulle spiagge e tra le bancarelle di frutta e verdura. Sono stati organizzati “open day” sotto le stelle e la campagna vaccinale ha coinvolto sportivi famosi e personaggi dello spettacolo. In qualità di ex presidente di Pubblicità Progresso quali sono le Sue considerazioni, al riguardo?
“Un Governo convinto che l’unica arma a disposizione sia il vaccino, è corretto e doveroso che promuova la campagna vaccinale il più possibile. Il vero problema è rappresentato dal fatto che tale campagna sia poggiata su basi presentate come scientifiche che si stanno invece letteralmente sgretolando. Fra l’altro nei giorni scorsi il Generale Figliuolo ha dichiarato che “questo vaccino contiene solo un po’ di virus”: almeno l’avessero informato! I vaccini anti-Covid attualmente distribuiti non contengono il virus. Purtroppo al potere ci sono meri esecutori, che spesso non sanno nemmeno di cosa stanno parlando”.
 
Riflettiamo sulle affermazioni di televirologi ed esperti vari: i non vaccinati sono “sorci”, “puzzano”, rappresentano un pericolo per la collettività, non dovrebbero più uscire di casa. Secondo qualcuno andrebbero presi pure a cannonate. Si aspettava un linguaggio così aggressivo e denigratorio da parte di medici e professori universitari?
“Questo la dice lunga sull’infimo livello al quale siamo arrivati. Da un lato si comincia a restare colpiti dall’assertiva e aggressiva servilità con cui si fanno simili dichiarazioni. Dall’altro, a fronte di questo atteggiamento, sempre più vaccinati iniziano a porsi dubbi e interrogativi sulla vaccinazione di massa: vedrete che, qualora imporranno la terza dose, non tutti saranno così disponibili. Finora è stata esercitata una pressione enorme per imporre soltanto una “verità” che, come detto, fa acqua da tutte le parti: si è provato in tutti i modi a delegittimare e denigrare medici e scienziati di chiara fama incluso Premi Nobel rei di non seguire la narrazione mainstream”.
 
Il Pass è “Green”. Del resto, la prossima emergenza sarà quella climatica?
“Non c’è dubbio. Purtroppo questo è un altro tema dolente. Quando si sostiene, ad esempio, che si debbano sostituire tutti i motori termici con quelli elettrici, si afferma una cosa impossibile da fare in pochi anni, pena la cacciata sul lastrico di milioni di operai specializzati. Per non parlare dell’impossibile reperimento dell’energia necessaria da centrali tutte termoelettriche. È vero che stiamo consumando più risorse di quelle disponibili, ma la soluzione semmai è risparmiare e ottimizzare, non possiamo pensare di risolvere i problemi climatici grazie ai semplicistici proclami di Greta Thunberg, che è solo un fenomeno mediatico, probabilmente costruito per spingere a oltranza il business dell’elettrico”.
 
Alcuni ipotizzano che, attraverso il Green Pass, si arriverà all’identità digitale e al sistema del credito sociale cinese. Cosa ne pensa?
“I romanzi di fantascienza sono pieni di ipotesi aberranti di questo tipo. Un’altra teoria è quella del transumanesimo: credo che gli stessi Elon Musk e Bill Gates pensino di poter vivere 150 anni grazie all’inserimento di chip e altro nel corpo umano. Una questione molto seria riguarda i nostri dati sanitari: dove sono e dove finiranno? In Cina i sistemi di rilevazione facciale sono avanzatissimi e il controllo è ovunque: noi siamo ancora molto indietro sul piano tecnologico, tuttavia camminiamo sulla strada giusta. Qualcuno teme, ad esempio, che la tecnologia 5G possa dare l’impulso decisivo, in tale direzione. Il problema non è la tecnologia di per sé, ma l’utilizzo e il fine che se ne fanno. Consiglio a tutti di rileggere Orwell, il quale affermava che le parole sarebbero state modificate piano, piano. Del resto, oggi c’è chi sostiene che il Green Pass sia un atto di libertà: questa è proprio la neolingua di Orwell. Firmare per il referendum è importante proprio per lasciare una testimonianza e per lanciare un segnale, a tutela dei principi costituzionali”.

Foto, Alberto Contri – fonte www.albertocontri.it