Tutti abbiamo potuto vedere gli effetti negativi della emergenza sanitaria che ha colpito il sociale, l’economia e determinato l’arresto forzato delle attività culturali. Gli interventi a sostegno sono molti, ma il settore della cultura sembra essere uno dei più esposti e meno tutelati. Su questi temi ora viviamo tutti momenti critici, di stasi forzata, si parla di “ripartenza” ma si vive in uno stato di profonda incertezza.
Diversi tentativi di ovviare alla situazione, come l’utilizzo di piattaforme on line hanno cercato di dare momentanea risposta alla questione ma tutti si sono resi conto che non si può prescindere dal rapporto diretto con il pubblico e dalla sua partecipazione, dalla magia e dalla energia che nascono quando vi è interazione. Questo è particolarmente importante per lo spettacolo e per la scuola.
Come è risaputo la cultura è un fondamentale strumento di crescita, di conoscenza, di sperimentazione e di aggregazione ma la crisi indotta dalla pandemia la ha mortificata. La città ha quindi bisogno di trovare nuovi spazi che consentano di esercitare questa attività nel rispetto del distanziamento previsto dalle norme ed anche della giusta remunerazione che chiedono gli operatori. Ecco che individuare nuovi spazi e nuove modalità di utilizzo diviene fondamentale. Se ricordiamo le polemiche passate in merito alla organizzazione di eventi, le difficoltà burocratiche, le lamentele per la movida, ed i costi che affliggono il settore dobbiamo concludere che c’è bisogno di un nuovo piano di interventi pubblici.
Negli ultimi anni gli spazi della cultura hanno visto notevoli cambiamenti. Cinema, club, teatri, musei, biblioteche sono sempre stati luoghi deputati ad un’unica funzione. Negli ultimi decenni invece sono state le strutture polifunzionali a dare risposta a nuove esigenze, vedi i palasport e le sale di quartiere. Sono così sorte nuove tipologie di spazi, che possono accogliere attività anche molto diverse: non solo intrattenimento ma anche incontro, formazione, laboratori per artisti.
Questi ambienti mostrano una importante vocazione sociale ed assumono un ruolo anche nella riqualificazione urbana, nei processi di integrazione, nella socializzazione, nella convivialità. In definitiva possiamo osservare che si sono ridotti gli ostacoli e le distanze tra vita pubblica e privata e tra i tempi: tempo di lavoro, tempo per la cultura, tempo libero e per il divertimento. Perfino i cosiddetti “non luoghi” e quelli non deputati (ad es. Industriali) hanno assunto nuove valenze a testimoniare questa continua ricerca di spazi.
Sono cambiamenti che investono sia la collettività che gli individui e implicano diverse competenze in ottiche spesso innovative e partecipative. È il momento di ripensare e riformulare queste attività per cui sarebbe utile che le Amministrazioni varassero la costituzione di una commissione di studio in grado di produrre un dossier con nuove proposte in merito.
Foto/c-Ivan Perretta.