La questione dell’orso è ben più complessa ed importante di quanto possa apparire. Diversi filosofi e militanti di movimenti impegnati nella tutela degli animali hanno discusso a lungo su questo; hanno concluso che ogni essere vivente è dotato di un suo valore intrinseco ed è portatore di un valore naturale, anche se a noi sconosciuto. Si tratta di una etica dalla quale consegue la necessità di riconoscere i diritti e tutelare gli animali.
Questa funzione di rispetto non può che essere attribuita alle società umane e, se si riesce a considerare il tema senza preconcetti (benché alcuni vengano da pratiche secolari) si tratterebbe di un importante passo avanti di progresso.
Ormai tutti si sono resi conto che la depredazione senza limiti delle risorse del pianeta produce gravi danni per noi stessi e compromette il futuro dei nostri figli. Eppure anche questa inizialmente sembrava una battaglia ideologica di una nicchia di esaltati (parlo dei primi movimenti ecologisti negli anni ’60). Oggi invece vi è molta convergenza su questo argomento che è entrato a far parte di una sorta di coscienza collettiva. Il tema della tutela animale è analogo: una società che evolve non può andare che in questa direzione.
Molti sarebbero gli argomenti da trattare ed esiste una discreta letteratura, ma una considerazione generale di fondo per me è questa: se l’ambiente naturale presenta dei pericoli (ammesso che lo siano) questo non significa ne giustifica una risoluzione spietata in funzione della tutela del più forte.
Si tratta sempre di una forma di arroganza e violenza ingiustificata. Il presunto pericolo derivante da taluni animali è sempre esistito, bisogna solo fare attenzione e non pretendere di vivere in un mondo iperprotetto sulla base delle nostre egoistiche esigenze.
Foto d’apertura, Alessio Oss Emer/c-Franco Silvestri.