Tra Liberazione e Libertà: ogni 25 Aprile senza odio

Pronti? Via! Oggi avranno tutti un parente partigiano da lodare, parafrasando Churchill (“gli antifascisti sommati ai fascisti fanno 90 milioni, ma gli italiani sono 45 milioni…) rimaniamo nella retorica “da salto della quaglia” più subdola. Fa parte di un rito (noi tendiamo a teologizzare la politica, lo sport etc. che diventano fedi, questione di cultura) che in Italia utilizziamo quando la memoria storica non è incline alla nostra visione. Con la memoria non si fa storia,si tende ad avere una visione di parte. Quella oggi è una Festa importantissima, che dovrebbe simboleggiare per nostro il nostro Paese l’ unione d’intenti, la voglia di libertà, lavoro e benessere dopo il buio della guerra. Sarebbe ora di rendere questa Festa qualcosa per tutti, tra il 1943 ed il 1945 si combatté  una guerra civile cruenta tra italiani (Arrigo Petacco, uno dei pochi ad usare il termine corretto). Questa guerra fratricida divise il Paese, le famiglie, spezzò sogni, creò profonde divisioni e lasciò in dote l’odio politico che vincitori usarono a proprio consumo, tramite la memoria d’ uccisioni da una parte e dall’altra. Il cappello assoluto di una certa parte politica fece il resto. I partigiani non furono tutti rossi, ma di tanti colori, ebbero anche la divisa ad esempio, ma la Resistenza Tricolore è poco ricordata. Nell’immaginario è il rosso il colore dominante (ripulito dalle vere intenzioni di Togliatti, che avrebbe voluto l’Italia nel Patto di Varsavia, sul modello Tito). Il politico comunista rinunciò al progetto e con intelligenza politica evitò ulteriori guai (che ci sarebbero stati) al Paese “svoltando” ed optando per una Repubblica ed una Costituzione che fossero una sintesi tra DC e PCI. Quest’ operazione di cooperazione tra DC e PCI ci portò a rinascere, al boom e tra le prime sette economie mondiali. Non era scontato accadesse dopo il 1945. Va dato atto a Togliatti che mollò la presa e a grandi politici come De Gasperi che mediarono con equilibrio, ma occorre squarciare il velo d’ipocrisia e puntare sulle storie d’ italiani comuni, storie che ogni famiglia può raccontare, senza particolari colori.
Motivo per cui racconto la storia dei miei familiari, nuda e cruda. Dunque, avevo due nonni: uno si è fatto la guerra alle Acciaierie di Bolzano come operaio (aveva fatto la naja in Aeronautica, ma essendo del 1910 non fu richiamato in quanto lavoratore d industria bellica) e l’altro dopo l’8 Settembre e 3 anni di Grecia ed Albania con il Regio) si è trovato in licenza sotto Roma, raggiunse il Comando a piedi, dopo aver scampato la cattura a Bolzano. Ha fatto la Liberazione con gli alleati, gli hanno dato una medaglietta di latta e l’ Italia di questi soldati si è praticamente scordata, o no? . Il 25 Aprile di ogni anno ha sempre pensato ai compagni deceduti, senza palchi. Poi ho avuto uno zio scampato ad un campo di sterminio , saltò giù da un treno e finì nascosto nel padovano, un terzo prigioniero in Africa Orientale ed infine uno repubblichino (non lo giudico, credette nel Fascismo prima, dopo e durante) che invece ai partigiani scampò o oggi non avrei una cugina… Si sentì fascista per tutta la vita, la sua idea d’ Italia non mutò nemmeno dopo il 1945, niente salto della quaglia per lui, salto che portò molti di ex PNF nel PCI, sui quali esiste un bel libro: “Fascisti Rossi”. Sono di sinistra ed i valori del 25 Aprile li porto con me, ma credo anche in una riconciliazione con l’altra Italia, perché sempre d’Italia si tratta. Oggi sarò silente, massimo rispetto per tutti i morti, nella demagogia, nel tifo fuori luogo che si scatenerà preferisco star fuori. Magari accenderò una candela, di nessun colore.