Consulta, manca l’intesa con le Regioni prevista dalla Costituzione.
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della riforma Madia sulla Pubblica amministrazione nella parte in cui prevede che la stessa, attraverso i decreti delegati possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato – Regioni. Si tratta di un ulteriore contenzioso tra Stato e Regioni sul Titolo V della Costituzione, sulla cui modifica si pronunceranno gli italiani nel referendum del 4 dicembre.
La riforma Madia parte con la legge delega 124 del 7 agosto 2015 che prevede una serie di decreti legislativi per completare la sua attuazione. La Regione Veneto, guidata dal leghista Luca Zaia ha impugnato nell’ottobre 2015 la legge Madia davanti alla corte costituzionale accusandola di non rispettare il Titolo V che richiede su una serie di materie la legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Ma delega prevede che le Regioni diano solo un parere non vincolante, cosicché l’ultima parola spetta allo Stato. La Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della legge in quattro materie (non su tutte), “quelle i cui decreti attuativi sono stati adottativi siano stati adottati dal governo sulla base di un semplice parere quando invece il confronto avrebbe dovuto sostanziarsi in una vera e propria intesa“.
Questo è lo snodo centrale della contestazione della Corte. Le materie in questione sono quattro. Primo, il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, e quindi il decreto sui licenziamenti dei “furbetti del cartellino”, entrato in vigore a luglio, e il testo unico sul pubblico impiego, il cui decreto non è stato ancora emanato. Secondo, le società partecipate, il cui decreto è già in vigore. Terzo, la riforma sulla dirigenza, il cui decreto è stato approvato in consiglio dei Ministri giovedì scorso 24/11. Quarto, servizi pubblici locali, decreto approvato pure giovedì scorso.
Per il testo unico sul pubblico impiego il governo potrà ricercare l’intesa con la Conferenza Stato – Regioni prima di emanare il decreto. Problematica invece la situazione per gli altri casi, dove i decreti sono già in essere. Sulle Società partecipate (“furbetti”), onde evitare che siano dichiarati incostituzionali, il Governo dovrà raggiungere l’intesa con le Regioni e quindi rifare il decreto. Restano ancora le altre due materie – dirigenza e servizi pubblici – i cui decreti sono stati approvati in Consiglio dei Ministri giovedì. Madia dovrebbe chiudere una formale intesa nella Conferenza Stato Regioni prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Operazione che appare impossibile perché mancano i tempi. Si tenterebbe allora un’altra strada. Pubblicare in Gazzetta prima i decreti e poi la sentenza. A quel punto i decreti potrebbero essere corretti in un secondo momento, dopo aver raggiunto l’intesa con le Regioni. Se invece fosse pubblicata prima la sentenza sarebbe impossibile non tenerne conto e i decreti non vedrebbero più la luce perché la delega al Governo scade oggi, 27 novembre! Oltretutto Mattarella firmerebbe un decreto con una legge delega dichiarata incostituzionale? Improbabile se non impensabile!!!